Le disuguaglianze di genere continuano a far aumentare i rischi per la salute di donne e ragazze: l’hiv è la principale causa di morte delle donne in età riproduttiva nei Paesi a basso e medio reddito. Nelle regioni più colpite, le ragazze rappresentano più dell’80% di tutte le nuove infezioni da hiv tra gli adolescenti.
Clara Banya, coordinatrice in Malawi per l’ICW (comunità internazionale di donne che vivono con hiv) e speaker del Gfan (Network internazionale della società civile a sostegno del Fondo Globale per la lotta all’aids, tbc e malaria) pone l’attenzione sul rischio che corre il suo Paese se dovesse decrescere il sostegno al Fondo Globale: «Sapere che il supporto al FG è incerto non aiuta a sperare per il futuro di donne e ragazze. Mentre abbiamo bisogno di conoscere quali risorse verranno allocate per poter progettare azioni mirate. Altrimenti le donne saranno sempre più vulnerabili e le persone dovranno essere disposte a pagare un prezzo più alto per sostenere la loro salute». Anche perché «le donne tacciono e sopportano, tradizionalmente. Le malattie come effetto collaterale raccontano anche di questo, oltre che di esclusione, di disagi sociali, di ignoranza, spesso di violenza, e violazione», sottolinea Saba Anglana, testimonial dell’Osservatorio italiano sull’azione globale di lotta all’aids. «Anche l’8 marzo è importante riconoscere la sacralità del corpo femminile, come potente e temuto specchio dell’universo. Del resto, se distendiamo l’8, ne ricaviamo il simbolo dell’infinito». E «uno dei modi invece per mettere fine alle epidemie come l’aids è continuare a sostenere l’impegno del Fondo Globale», afferma Maria Grazia Panunzi, Presidente di Aidos. «Come Osservatorio proseguiremo nel nostro lavoro di sensibilizzazione e auspichiamo un sempre maggiore sguardo rivolto ai diritti delle donne nelle azioni e nei programmi che il Fondo Globale sostiene in tutto il mondo».
Giornata internazionale della donna, lotta al virus hiv: non perdiano il passo
Salute e diritti camminano insieme
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