Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 12.26

Gravi gli errori nel negoziato tra Lgh Inceneritore fino al 2024 di Marco Pezzoni

Comune ostaggio del passato, nessun anticipo del futuro Più volte abbiamo ribadito, come associazioni ambientaliste e del volontariato sociale, che non c’erano da parte nostra pregiudiziali contro l’apertura del negoziato tra Lgh e A2A.

| Scritto da Redazione
Gravi gli errori nel negoziato tra Lgh Inceneritore fino al 2024 di Marco Pezzoni Gravi gli errori nel negoziato tra Lgh Inceneritore fino al 2024 di Marco Pezzoni Gravi gli errori nel negoziato tra Lgh Inceneritore fino al 2024 di Marco Pezzoni Gravi gli errori nel negoziato tra Lgh Inceneritore fino al 2024 di Marco Pezzoni

A maggior ragione possiamo oggi affermare che i negoziatori per parte cremonese e per parte Lgh si sono dimostrati deboli e privi di una strategia negoziale in grado di rappresentare in modo adeguato le esigenze del territorio rappresentato e, in particolare, della città di Cremona.

I negoziatori rappresentanti di Lgh e delle comunità di Cremona, Crema, Lodi, Pavia, Rovato hanno totalmente accettato o subito l’impostazione tecnocratico-finanziaria proposta da A2A e dai gruppi bancari consulenti. Logica finanziaria invece che logica economica, conservazione dell’esistente invece che innovazione e sviluppo, inerzia manageriale invece che coraggio imprenditoriale, interesse privato delle lobby invece che interesse pubblico alla innovazione tecnologica e sociale, alla tutela della salute dei cittadini e alla salvaguardia dell’ambiente.

Volutamente o tacitamente, hanno scelto di tenere in vita l’inceneritore di Cremona fino al 2024 e di rinviare ad un secondo tempo le trattative per investimenti legati al recupero e riciclo dei rifiuti. Doppio errore gravissimo che ha, di fatto, consegnato il cuore del negoziato nelle mani unilaterali di A2A. 

Il responsabile principale di questo doppio errore è il Comune di Cremona. 

Infatti il Comune di Cremona aveva nelle proprie mani un potere negoziale enorme, essendo il suo 30,9%  di quota azionaria dentro Lgh indispensabile per promuovere o bocciare l’accordo con A2A, dunque una sorta di vero e proprio “potere di veto” di cui disponevano solo Cremona e Rovato in quanto detentori ciascuno di una quota superiore al 30% decisiva per ogni atto di cessione o passaggio di proprietà o  trasformazione dell’assetto di Lgh.  Un potere di veto da usare anche in positivo e da far valere intanto verso gli altri Comuni soci in Lgh, convincendoli che la priorità delle priorità era la programmazione della dismissione dell’inceneritore di San Rocco, situato nel nostro territorio e non nel loro, dunque con danni più diretti al nostro ambiente e alla nostra salute. Un potere da far valere poi anche verso A2A nell’anticipare al primo tempo delle trattative  la questione dei possibili investimenti nell’economia circolare con progetti di TM, Trattamento Meccanico, e in quella che viene chiamata la Fabbrica dei materiali.

La programmazione della chiusura dell’inceneritore non è più tra le priorità dell’Amministrazione comunale

Questo non è avvenuto. Anzi è avvenuto l’esatto contrario: l’inceneritore di Cremona è stato addirittura riconfermato e utilizzato come “pedina” di scambio per ottenere 20 milioni di euro per coprire una parte dei debiti di AEM  con le banche e circa altrettanti in azioni di A2A. In cambio A2A ottiene il 51% , l’Amministratore Delegato e la maggioranza nel Consiglio di Amministrazione nella nuova società satellite che manterrà l’immagine esterna di Lgh.

Si è consumata dunque un’evidente cessione di sovranità ad A2A non solo sui principali servizi al territorio ma anche sull’uso, sulla durata, sul destino dell’inceneritore di Cremona.

Se davvero Lgh continuava ad avere sue reali potenzialità economiche, perchè non creare una fase transitoria in cui A2A aveva lei il 49% delle azioni, come si è fatto a suo tempo per KM ? Oppure perchè non  attestarsi al 50% per ambedue le parti contraenti, magari per soli 2 o 3 anni ?

La risposta è evidente: il vertice di Lgh non era in grado di rilanciare la propria holding e voleva al più presto passare ad altri la responsabilità delle nuove sfide. Dal canto suo A2A  era ed è interessatissima ad espandersi in tutta la Lombardia, per posizionarsi al meglio nella ulteriore fase di apertura dei mercati e, dunque, ad avere il  controllo di maggioranza della società satellite che nasce dall’accordo tra A2A stessa e Lgh. In questo quadro l’Amministrazione comunale di Cremona ha scelto la via più facile: quella di monetizzare lo scambio con A2A che vuole  mantenere in funzione l’inceneritore di San Rocco, quella di coprire i vertici di Lgh invece di cambiarli a suo tempo, quella di fuggire dalle proprie responsabilità sull’inceneritore cedendo ulteriore sovranità sul suo destino.

Invano abbiamo indicato un alternativa possibile all’incenerimento: quella dell’economia circolare

C’era un’altra strada? Certo che c’era, anche se più difficile. In una realtà complessa come quella italiana ed europea, dove ha ancora spazio  un’azione e una concezione liberaldemocratica  della vita politica e istituzionale, esistono sempre più soluzioni possibili per lo stesso problema.

Spacciare per necessaria e realistica una sola soluzione è scorretto dal punto di vista etico, politico, economico e democratico.

Piuttosto si dica che salvare la faccia ai vertici di Lgh era ed è considerato più importante che tener conto delle priorità che stanno a cuore ai cittadini: quello della salute, del non inquinamento dell’aria  e della salvaguardia dell’ambiente.

Piuttosto si dica che l’enorme peso debitorio dell’AEM, contratto dalle Amministrazioni precedenti, ha preteso una sorta di sanatoria per  salvare la faccia al ceto politico-amministrativo che l’ha portata a questa situazione critica.   Con il paradosso che la malagestione di Aem prima e di Lgh e Gestione Impianti poi, divenuti proprietari dell’inceneritore nel 2010,  con l’irresponsabile mancato accantonamento di fondi per la dismissione dell’inceneritore, non solo ha ottenuto un salvacondotto per i loro autori,  ma, addirittura, è stata premiata nel disegno mai nascosto di prolungare l’attività dell’inceneritore ancora per molti anni.

Altro che “anticipare il futuro”, come recita uno slogan caro a Matteo Renzi , la scelta dell’Amministrazione comunale di Cremona è quella di “procrastinare il passato”.

Il negoziato con A2A: una grande occasione perduta

Eppure il negoziato tra Lgh e A2A era l’occasione per programmare il futuro, per avere già nel primo tempo delle trattative uno sguardo d’insieme sulle scelte strategiche da compiere nell’interesse dei nostri territori, per contrattare adesso con A2A uno “scambio” positivo per entrambi i contraenti: programmare la chiusura dell’inceneritore di san Rocco e, in cambio, coprogettare con i massimi dirigenti di A2A impianti di selezione, di compostaggio, di recupero e riciclo di materie prime-seconde da finanziare e realizzare nel nostro territorio, in modo da salvare non solo i posti di lavoro attuali ma di crearne di nuovi.  

Una via più difficile certo, che abbiamo ripetutamente proposto per tutto il 2014 al Sindaco e alla sua Giunta, a voce negli incontri ufficiali e con documenti, inviati anche ai Consiglieri comunali.

Una proposta che richiedeva la consultazione e il coinvolgimento di competenze diverse rispetto alla scuola e agli interessi degli “inceneritoristi”  a cui si sono continuati ad affidare in modo esclusivo i vertici di Lgh, anche dopo le elezioni amministrative che hanno visto l’ingresso di un nuovo Sindaco e di una nuova Giunta.

Ma i vertici di Lgh di nomina politica non sono cambiati, malgrado siano stati nominati dalle amministrazioni di centrodestra ancora nella tornata amministrativa precedente. Un altro grave errore dell’attuale Amministrazione comunale che, invece di cambiarli o, almeno, di cambiare la loro impostazione, l’ha seguita e avallata.

Come associazioni avevamo fatto anche il nome del Centro Agrario di Monza che, con i suoi esperti economico-finanziari e con suoi progettisti e tecnologi, era in grado di prospettare una via alternativa, pur tenendo conto dei vincoli presenti e dei gravi condizionamenti del passato.

A Busto Arsizio ACCAM chiude l’inceneritore nel 2017

Nel caso dell’inceneritore ACCAM di Busto Arsizio questa strada alternativa si è dimostrata percorribile se è vero, come è vero, che sia la Società che gestisce l’inceneritore sia i Comuni coinvolti hanno concordato e deciso ufficialmente la sua chiusura entro il 2017, malgrado il mancato accantonamento per la sua dismissione sia addirittura superiore di 8 milioni di euro a quello di Cremona : 28 milioni di euro contro 20. 

L’Amministrazione comunale ci ha ascoltato ma non ci ha capito. O forse non ci ha voluto capire, visto che non ha nemmeno tentato un altro approccio nel negoziato. Anzi si è addirittura rifiutata di porre la questione del nuovo Piano industriale già nella prima parte del negoziato, sostenendo a parole che le scelte dell’economia circolare saranno più facili con A2A in maggioranza che non con i vecchi equilibri interni a Lgh. Invano abbiamo messo sull’avviso Sindaco, Giunta e consiglieri comunali che, firmato l’accordo, il Comune di Cremona vedrà dimezzato il proprio potere di quota azionaria, che A2A potrà disporre a sua discrezione del destino dell’inceneritore di Cremona, che gli investimenti per l’economia circolare dovrebbero essere alternativi all’incenerimento dei rifiuti e, dunque, sostituire l’inceneritore e non convivere con lui.

                                                                                                                                    Cremona sempre più marginale?

Invano abbiamo espresso la totale contrarietà al prolungamento dell’attività dell’inceneritore fino al 2024, come previsto nell’accordo, perchè questo condannerebbe Cremona ad una eterna marginalità, perchè la tecnica dell’incenerimento che inquina ed emette un’alta quantità di CO2 e gas climalteranti andrebbe superata al più presto, visto che esistono già nuove tecnologie pulite di trattamento dei rifiuti  che non danneggiano nè la salute dei cittadini nè l’ambiente, visto che il 30% di calore fornito dall’inceneritore di San Rocco al teleriscaldamento è facilmente sostituibile con investimenti  poco onerosi in impianti meno inquinanti che potrebbero durare ben oltre il 2030. 

 

Ora tocca all’Amministrazione comunale di Cremona dimostrare con i fatti che saprà rinegoziare con il gigante A2A il futuro dell’inceneritore per anticiparne la sua chiusura rispetto al 2024, sempre che non pensi di salvare capra e cavoli, ottenendo investimenti sull’economia circolare per farli convivere con l’incenerimento dei rifiuti. Una prova d’appello, comunque, non si nega a nessuno.

 

Per ora constatiamo che, al di là delle promesse elettorali e degli impegni programmatici votati in Consiglio comunale, questa Amministrazione, nei fatti, ha migliorato di molto la quantità di raccolta differenziata rispetto all’amministrazione precedente, ma sull’inceneritore si è bloccata allo stesso punto, prigioniera degli stessi interessi e delle stesse logiche.

 

Come associazioni abbiamo fatto bene a confrontarci con le reali volontà della Giunta Perri riguardo all’inceneritore e ne abbiamo constatato i limiti. Stesso discorso vale per la Giunta Galimberti che sembrava aprire vere prospettive di cambiamento. Purtroppo l’alternativa politica e amministrativa alla gestione dell’esistente è ancora lontana. Ma è quello che i cittadini si aspettano, è quello che come associazioni dobbiamo e intendiamo contribuire a costruire.

Marco Pezzoni

Associazione  CreaFuturo (Cremona)

 

 

 

 

 

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