Guccini cuor di poeta
11 Agosto, santa Chiara. Ho incontrato Francesco Guccini. Siamo nati tutti e due nei dintorni di Porretta e abbiamo delle nonne in comune. Fa piacere avere tra i parenti un tipo come lui: sembra che non si sia mai allontanato da Pavana, e racconta storie che hanno come scenario quei paesaggi che hanno accompagnato anche la mia infanzia: col cuore e le parole dei poeti. Ricorda e narra la vita della mia e della sua gente: quelli che d’inverno andavano a fare carbone in Maremma, o a picconare in miniera e a tagliar boschi in Sardegna, e risente ancora dallo scampanellare il ritorno dei pastori a primavera, e il sussurrare delle donne che recitano il rosario in quaresima e poi l’arrivo dei villeggianti che andavano a nuotare nel “bottazzo”, il bacino che raccoglieva l’acqua per fare andare le macine del mulino. Una sua canzone si intitola “Auschwitz”, un’altra l’ha dedicata a Bologna ed è carica di affetto: mi è venuta in mente una pagine del Carducci che la trova “ardita e fantastica nella sua architettura”; Francesco Guccini la considera anche un po’ “puttana”. Ma senza offesa.