Venerdì, 17 maggio 2024 - ore 05.33

Il Mito e la Razza di Mario Superti (Cremona)

Come si sa ,il ricorso al mito nasconde spesso la volontà di qualche personaggio di dubbia levatura di riappropriarsi delle supposte qualità taumaturgiche di oggetti noti, ma non sempre reali

| Scritto da Redazione
Il Mito e la Razza di Mario Superti (Cremona)

Un esempio, fra i tanti, si può fare con la citazione delle manovre spericolate di un personaggio che ben conosciamo: Himmler.Questo “oscuro” personaggio( già allevatore di polli) , durante le tragiche vicende del terzo Reich, venne a conoscenza che Otto Rahn aveva intrapreso , a titolo personale,ricerche,su larga scala, dedicate al supposto Santo Graal. La ricerca venne effettuata nei pressi di Montsegur in Francia, località già nota alla storia per la lotta contro i Catari.Il protagonista della ricerca rimase presto senza i fondi personali e si ritirò sconfitto in Germania.Himmler , sempre a caccia dei miti e del superuomo ariano, pensò bene di rifinanziare le spedizioni a Montsegur.Ma anche dopo il secondo intervento Otto Rahn dovette abbandonare ancora la ricerca del tutto infruttuosa: finì in disgrazia presso le S.S. e decise di togliersi la vita, forse per non incorrere nelle tremende ire di Himmler.Himmler non si scompose più di tanto e tornò alla carica ingaggiando un altro personaggio ben noto : Otto Skorzeny.A noi è più noto come “ il liberatore” di Mussolini al Gran Sasso, anche se ormai è acclarato che anche in tale circostanza non ebbe il merito che gli venne attribuito. Ma il risultato della ricerca a Montsegur fu sempre zero. Come dire: otto+otto =zero.

A noi semplici amanti della verità della storia e della non-storia non resta, ancora una volta, che rimarcare la assurdità del comportamento di qualche personaggio passato alla storia per i suoi non-meriti, anzi per i suoi crimini Sempre Himmler è responsabile della organizzazione criminale delle S.S che ebbero nella loro roccaforte di Wewelsburg il loro principale sito di riferimento ( non lontano dalla nota foresta di Teutoburgo, nota per la sconfitta inferta ai Romani nel 9 d.C.) Nella roccaforte avvenivano le associazioni formali e rituali alle S.S. che esibivano sul berretto il teschio e sulle mostrine le insegne “runiche” della vittoria.Va  anche ricordato che  in Vestfalia, per celebrare la vittoria  nella foresta di Teutoburgo ( nel 9 d.C.)i tedeschi , nel  1875, hanno innalzato un monumento ad Arminio (capo dei germani -Cherusci ) alto più di 53 metri. Se, come storicamente verificato, Arminio  aggredì le legioni di Quintilio Varo ( accompagnato da civili e famiglie intere in fase di trasferimento) dopo aver ottenuto un vago lasciapassare , il monumento non dovrebbe celebrare la invincibilità del popolo germanico. Ma così è. Sempre per nostra elencazione è opportuno rievocare le vicende della “lancia di Longino” prelevata dai nazisti dalla sua sede storica in Vienna. Hitler diede ordine di asportarla e portarla in Germania ove rimase fino alla fine della guerra( venne quindi recuperata dal generale  USA, Patton). Il tutto ancora in ottemperanza alla credenza che il possessore della lancia( allora  Hitler) acquisiva imbattibilità in battaglia: ma non fu così. 

A noi restano poche considerazioni.

Nel corso della storia altri personaggi germanici si identificarono , a sproposito , come i continuatori della romanità, da Ottone primo a Ottone III di Sassonia ( nato nel 980) , che persino si fece costruire un alloggio a Roma ,sul Palatino: a ratifica del suo operato si fece nominare console,senatore e imperatore dei Romani. E’ evidente che “alcuni personaggi “ del popolo germanico nella speranza di dar corso ad una presunta emersione dalla “barbarie” si trovarono spesso di fronte alla necessità di legittimare il loro operato con operazioni del tutto gratuite e fuori dalla essenza della storia vera , ma da protagonisti. Ancora oggi esiste di una cultura, per fortuna non diffusa, che per primeggiare nella vita basta riappropriarsi dei simboli della religione, dei luoghi della classicità e del mondo che li ha generati. Pare tuttavia che ,nel mondo in cui viviamo, possono ritenersi sufficienti , allo scopo, elevare alte torri di cristallo ed insediarvi banche tanto piene di denaro e poteri quanto vuote di “autorità” direttamente gestita dalla volontà popolare degli Stati di appartenenza. Anche questo è un segno della volontà di celebrare il ritorno del “paganesimo” fra i popoli. E per fornire un panorama “completo” del comportamento teutonico perché non citare le parole di Guglielmo II,( nel  1900 in occasione della rivolta dei Boxers , in Cina) ultimo imperatore di Germania e Re di Prussia:  incitò i soldati tedeschi in partenza per la spedizione punitiva, rivolgendo loro queste parole piene d’odio, destinate a passare alla storia: "Come mille anni fa gli Unni di Attila si fecero un nome che ancor oggi parla della loro potenza, così il nome di Tedesco in Cina sia da voi reso tale che per mille anni mai più un Cinese osi anche solo guardare di traverso un Tedesco".

E infine una  chicca non  molto  conosciuta a tutti livelli dei non addetti. E  ci riferiamo a un libro raro, un libro che poteva  essere “molto pericoloso”.  Lo cerca nel settembre 1943 Heinrich Himmler(rieccolo), braccio destro del fuhrer Adolf Hitler. L’autore del libro è “Cornelio Tacito”, che lo scrive nel 98 dopo Cristo. L’opera (De origine et situ Germanorum)  riveste il desiderio di possedere quella disamina sulle origini incorrotte,ariane , del popolo germanico. Sembra un film, ma è tutto vero. L’antico manoscritto( IL” CODEX AESINAS” ) era conservato vicino Jesi. Il proprietario è un nobile del posto, Aurelio Baldeschi Balleani, sfollato dalla sua villa Fontedamo. E’ il più antico manoscritto della Germania di Tacito e risale al XV secolo. E parla ,a tratti ,anche bene del popolo germanico. Poi ne rileva le usanze barbare e   i violenti comportamenti tribali e poco inclini alla disciplina militare.

Già negli anni Trenta i tedeschi cercavano il manoscritto per rilevare tutto quanto di utile  era riportato nel libro.  Avevano fatto pressioni su Bottai ministro della Cultura. Hitler ne aveva parlato con Mussolini.  Himmler interpreta questa ricerca delle origini come un necessario sigillo d’identità.  Aveva scritto nel 1943: “Un popolo vivrà felicemente nel presente e nel futuro, finché ricorderà il suo passato e la grandezza dei suoi antenati”.  Le SS mandate da Himmler cercano a Jesi, in casa del nobile Balleani. Il libro è nascosto lì, ma non lo trovano. Tutte storie  vere che dovrebbero indurci a riflettere.

Probabili conclusioni.

Il  nobile  popolo tedesco non merita gli affronti che ogni tanto subisce da taluni governanti “pro tempore”. Il problema resta quando negli attuali centri di potere si annidano  personaggi  che non lasciano molto spazio allo sviluppo di altri popoli  già in difficoltà per diverse e controverse peripezie politiche. E si vede.

MARIO SUPERTI (Cremona) 

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