All'ecumenica presentazione del libro di Vespa, va in scena il restyling del B pensiero. Come un nobile patrigno della patria, il capo del governo che ha di fatto messo l'Italia in una condizione di emergenza economica mai vista, snocciola gli impedimenti, i lacci e i lacciuoli che nonostante le sue titaniche capacità e amorevoli volontà gli hanno impedito di governare.
L'elenco stavolta non contempla i nemici e i sabotatori come vorrebbe una dittatura qualsiasi ma sfrutta il demone del nemico invisibile: la crisi che viene da lontano, le architetture costituzionali, e la povertà di potere del capo.
Ma non si ferma lì, dopo aver dato del disperato a Monti scivola nella farsa e dice di riconoscersi nei diari di Mussolini (secondo B figlio di una democrazia minore) e focalizza il problema nella impossibilità del Leader di ordinare raccomandazioni: per lo più si devono suggerire o consigliare (memo: telefonare a Saccà).
Infine non si lascia scappare una battuta che lo riporta alle sue virtù di papi della patria: a Vespa che gli chiede quante Clarette Petacci ha conosciuto, risponde: “a centinaia!”