Sabato, 04 maggio 2024 - ore 18.44

Il punto di Rosario Amico Roxas : Per un Centro Democratico.

Ho acquistato L’Espresso di domenica 25 settembre per leggere l’articolo di Massimo Cacciari, anche se non mi ritrovo a condividere talune scelte e taluni comportamenti del filosofo.

| Scritto da Redazione
Il punto di  Rosario Amico Roxas : Per un Centro Democratico.

A volte mi sembra proprio una edizione riveduta e corretta di Vittorio Sgarbi, solo un po’  più educato e rispettoso degli altri, ma pur sempre radicalizzato nella critica. E’  questo un ruolo che non gli riconosco; ne avrebbe diritto solo se riuscisse a partecipare più concretamente alla vita culturale della sinistra moderata.

La mia impressione è che Cacciari sia caduto nell’equivoco promosso da Berlusconi quando per venti anni ha cercato di monopolizzare l’impostazione liberale, facendola diventare la sua stessa contraddizione, diventando un liberismo anomalo, sfruttatore, complice dei pubblici ladroni.

Mi piacerebbe leggere in Cacciari una ripresa del naturale liberalismo di stampo crociano, che non si colloca nella destra berlusconiana, saviniana, meloniana e brunettiana, bensì, come sosteneva Croce, in un Centro Democratico rivolto ad una socialdemocrazia di stampo europeo ed europeista.

Non è casuale l’avere scritto “Centro Democratico” in maiuscolo, perché faccio riferimento proprio all’esistente Centro Democratico di Bruno Tabacci. Ho assistito a talune riunioni di tale Centro, ma l’unica voce alla quale ho dato credibilità è stata quella dello stesso Tabacci, che ha chiarito innanzitutto “Chi siamo”.  Nell’ultima riunione, tenutasi a Zafferana  (CT), ho lasciato una mia memoria scritta, alla quale non ho avuto ancora riscontro, ma sono certo che appartiene al filone politico-culturale non solamente di Tabacci, ma anche di Cacciari. Ne riporto qui una parte.

 I principi del liberalismo, perduti nei meandri del mercato, della concorrenza, della produzione, dei consumi, del progresso tecnologico, del controllo delle materie prime hanno subito una deriva etica trasformandosi in “liberismo”, che, abusivamente, ha tentato un collegamento con il liberalismo, facendo rivoltare nella tomba ideologi come Benedetto Croce.

L’elemento caratterizzante della profonda diversità tra liberalismo e liberismo, e quindi del decadimento etico, sta nella diversa, o opposta, valutazione del ruolo dello Stato: per il liberalismo lo Stato deve essere il “capitalista collettivo”  al servizio dell’economia nazionale, con conseguente equità economica spalmata sull’intera popolazione, senza differenze di classe, ma con differenze di ruoli, nel rispetto dello Stato Sociale. 

Il liberismo tout court contesta l’intervento dello Stato nell’economia, lasciando che prevalga la legge del più forte, che diventa il corollario di tutte le leggi del libero mercato, poichè viene meno la funzione equilibratrice dello Stato che non esercita più il ruolo di controllo affinchè  presso la popolazione sia rispettato l’equilibrio fra diritti e doveri che sta alla base delle norme di sussidiarietà, di mutualità e di solidarietà, o,  dello “Stato sociale”.

Le conseguenze non sono più esclusivamente di portata ideologica, ma anche economica, perché  la eliminazione dello Stato sociale produce tutta una serie di rielaborazioni della società “ a cascata”, in quanto tutti i servizi, considerati come costi sociali, tenderanno ad essere privatizzati per diventare motivo di sfruttamento e produzione di reddito. Servizi che dovrebbero essere rivolti all’intera popolazione diventano, così, riservati alla classe dominante in grado di permettersi quegli stessi servizi, come la sanità, l’istruzione, i trasporti, l’energia e tutto ciò che la democrazia aveva identificato come “bene collettivo,  ricadendo nella sottomissione alle “regole del mercato".

La democrazia perde ogni identità per trasformarsi sempre più in una forma autoritaria per bloccare, all’origine, ogni ipotesi di legittima rivalsa: chiarificatrice una frase, imprudentemente lanciata da Renzi a proposito degli incontro sollecitati dai Sindacati: “Sono disponibile ad ascoltarli, ma poi faccio di testa mia !”

E’ la stessa democrazia che ha tollerato l’evoluzione del liberismo e l’affermazione del capitalismo, specie quando è mancata l’equidistanza tra ideologie contrapposte: infatti, se la democrazia per realizzarsi accetta il capitalismo, il capitalismo, a sua volta, per affermarsi sempre più, rinnega la democrazia in favore dell’autoritarismo.

Nessuno si scandalizzi, è già successo in Italia con Mussolini, in Germania con Hitler e in Russia, ma con evoluzione capovolta, con Stalin.

E’ la prova dei reciproci errori, della destra e della sinistra, entrambe incapaci di programmare uno sviluppo equilibrato dell’economia, perché accanto agli errori della democrazia, che finisce con il cedere all’autoritarismo richiesto dal capitalismo, c’è l’errore opposto e, direi, complementare dell’altro capitalismo, quello di Stato, che finisce con il precipitare nell’autoritarismo e nella dittatura del proletariato, che poi sarà contrastata dallo stesso proletariato, quando si sarà reso conto che la “rivoluzione” proletaria non ha fatto altro che “cambiare il padrone”.

Per questa ragione sono tantissime le analogie tra sistema economico liberista e sistema collettivista: la prima analogia che li accomuna è l’esigenza di uno Stato autoritario.

 Rosario Amico Roxas

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