Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, costretto ad ammettere che l’app immuni non ha raggiunto l’obiettivo per il quale è stata realizzata. "L'App Immuni non ha per ora raggiunto i target che si immaginavano all'inizio. La principale delle ragioni - argomenta - ha a che fare con la fase del ciclo di epidemia che stiamo vivendo e che trova una qualche forma comprensibile, ma non condivisibile, di rilassamento generale. Però c'è, va avanti nei download. Ci servirà molto a partire dall'autunno".
Molti non hanno installato l’app per paura di mettere a rischio la propria privacy, ma tanti altri non lo hanno fatto per l’assenza di una strategia sanitaria: chi tramite l’app risultasse essere stato in contatto con un positivo, in sostanza rischierebbe di rimanere chiuso in casa ad oltranza senza tamponi e con tutte le conseguenze che ne conseguono in termini lavorativi ma non solo. Insomma, l’app è partita senza che ci fosse quel contorno necessario attorno che l’hanno sostanzialmente depotenziata.
Arcuri è comunque convinto che dopo l’estate l’app servirà, anche perché è previsto "l'arrivo di una nuova ondata in autunno, ma sarà difficile che ci si rigetti nel dramma di marzo". Il commissario ha parlato anche del ritorno a scuola: "Ci sono scuole attrezzate e alcune da attrezzare. Cominciamo pensando di dover comprare il 40-50% del totale dei banchi. Quante più attrezzature compatibili ci sono - sottolinea - tanto meno spazio servirà. Stiamo cercando di capire col ministero di quante aree usufruire e quanti banchi singoli sono già disponibili".
Inoltre, per garantire il regolare svolgimento delle lezioni, "serviranno dieci milioni di mascherine al giorno. Questa mascherine verranno distribuite e rese a disposizione gratuitamente del personale docente e non docente e degli studenti. Utilizzeremo una parte della produzione nazionale per garantire che dieci milioni di studenti - conclude - abbiano tutti i giorni una mascherina gratis".
Intanto, il ministro della Salute, Roberto Speranza, è stato costretto a disporre il "divieto di ingresso in Italia per chi arriva da Paesi a rischio" coronavirus. Il blocco riguarda chi nelle ultime due settimane ha soggiornato o è transitato in: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù o Repubblica Dominicana. Il provvedimento si èreso necessario dopo i nuovi focolai scoppiati in diverse zone d’Italia. "La scelta è stata quella della massima prudenza", aggiunge il ministro perché "nel mondo la pandemia è nella sua fase più acuta" e "non possiamo vanificare gli sforzi fatti".