Sabato, 27 aprile 2024 - ore 09.10

L'inquinamento agricolo dei gas (CO2eq) è diminuito dell'8% in 19 anni | Libero Biacca

Inoltre la Centrale Idroelettrica di Pizzighettone, con diga, va ncontro al bene comune di risparmiare acqua e, nel contempo, creare energia pulita.

| Scritto da Redazione
L'inquinamento agricolo dei gas (CO2eq) è diminuito dell'8% in 19 anni | Libero Biacca L'inquinamento agricolo dei gas (CO2eq) è diminuito dell'8% in 19 anni | Libero Biacca

Signor direttore, i gas che contribuiscono al riscaldamento del pianeta (il cosiddetto effetto serra) sono in particolare tre: anidride carbonica, metano e protossido di azoto, (chiamati GHG), perché trattengono le radiazioni solari riflesse dalla superficie terrestre riscaldando l’at mosfera e creando, appunto, un effetto serra.

Parte di queste emissioni gassose sono di origine naturale, come ad esempio le attività dei vulcani o la decomposizione della sostanza organica del suolo, la restante parte proviene dalle attività dell’uomo, tra cui anche l’attività agricola.

Per valutare quanto l’attività agricola contribuisce all’emissione di questi gas, prima dobbiamo definire con quale sistema misurarle, perché c’è ne sono diversi.

Quello più utilizzato a livello globale e con i dati più consolidati è l’Ippc, (Intergovernamental panel on climate change-per inciso utilizzato per le attività industriali e a cui dovrebbero sottostare gli allevamenti se dovesse passare la legge europea che li vorrebbe equiparare all’industria!), che suddivide le attività economiche in 5 classi: energie, industria, agricoltura, uso del suolo e rifiuti.

All’agricoltura sono attribuite le emissioni generate dalle attività svolte per la coltivazione dei terreni e l’alle - vamento del bestiame, tra cui anche il metano prodotto dalla fermentazione che avviene nell’apparato digestivo degli animali e nei depositi degli effluenti e così via. A queste si aggiungono le attività dovute alla forestazione o deforestazione dei boschi.

L’insieme di queste attività agricole viene indicata con la sigla: Afolu (Agriculture, forest and other land uses). I tre gas serra per comodità di misura vengono poi trasformati in un unico gas equivalente: anidride carbonica equivalente (CO2eq.) Nel 2019 l’emissione annua globale di CO2eq è stata di 59 miliardi di tonnellate, nel 2020 (ultimo dato Ippc disponibile) è stata di 50,6 miliardi di tonnellate (anche a causa della riduzione delle attività economiche per la pandemia).

Nel 1990 invece le emissioni totali di CO2eq erano state di 38 miliardi di tonnellate. Il contributo dell’attività agricola (come definita in precedenza Afolu) al totale delle emissioni del 2019 è stato di 13 miliardi di tonnellate, pari cioè al 22% del totale; nel 1990 il settore agricolo aveva contribuito invece per un 30%.

Quindi, percentualmente, le emissioni generate dall’agricoltura si sono ridotte a livello globale dell’8 % di fronte all’aumento complessivo dovuto alle altre attività.

Ogni Paese poi, in base alle caratteristiche della propria economia, genera un proprio contributo al totale di GHG generati. In Italia il contributo de ll’attività agricola al totale di GHG emessi in atmosfera è pari a circa l’8 % e questo grazie anche all’innov azione tecnologica e agli sforzi fatti dagli agricoltori per contenerle.

L’agricoltura italiana quindi, oltre che avere un impatto limitato sul totale delle emissioni di gas serra, può avere su di esse anche un effetto positivo perché, con l’applicazione delle giuste tecniche agronomiche, può accumulare carbonio nel suolo (sottraendolo quindi all’atmosfera), producendo inoltre biomasse vegetali che possono generare energia rinnovabile.

Anche queste riflessioni potrebbero essere tenute in considerazione dalla politica che vorrà candidarsi alle prossime elezioni europee !

Signor direttore, l’articolo apparso sulla stampa locale  in merito alla Centrale Idroelettrica di Pizzighettone ,da spessore alle voci insistenti, che corrono da tempo in paese, di un interesse, da parte della società Edison, a costruire una centrale idroelettrica in zona le Basse di Crotta d’Adda.

Mi piacerebbe sapere quali sono le criticità per cui la Regione ha respinto, tempo fa, il progetto similare presentato dalla Vis di Maccatorna; vi sono forse contemplate possibilità di esondazioni prodotte dall’innalzamento delle falde acquifere sottostanti il suolo?

Le scarse precipitazione dei tempi nostri inducono a pensare di creare soluzioni per vincere la siccità; lo sbarramento di un fiume mi sembra che vada incontro al bene comune di risparmiare acqua e, nel contempo, creare energia pulita.

La questione è sul tavolo: alle autorità e agli enti competenti esaminare il problema dando una soluzione senza far prevalere corporativismi.

Libero Biacca

libero.biacca@libero.it 

 

 

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