Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 00.02

La caduta di stile del Premier Giuseppe Conte di Gabriele Beccari (Cremona)

Egr. Direttore, la citazione di Dostoevskij durante il discorso per la fiducia al Senato del nuovo capo del governo, Giuseppe Conte, pecca di originalità, perché secondo la giornalista statunitense Rachel Donadio sarebbe stata ispirata da una conferenza stampa svoltasi alcuni giorni prima a San Pietroburgo, quando il presidente francese Emmanuel Macron, alla presenza dell'omologo russo Vladimir Putin, ha fatto riferimento proprio al discorso di Dostoevskij su Puškin.

| Scritto da Redazione
La caduta di stile del Premier Giuseppe Conte  di Gabriele Beccari  (Cremona)

La caduta di stile del Premier Giuseppe Conte  di Gabriele Beccari  (Cremona)

Egr. Direttore, la citazione di Dostoevskij durante il discorso per la fiducia al Senato del nuovo capo del governo, Giuseppe Conte, pecca di originalità, perché secondo la giornalista statunitense Rachel Donadio sarebbe stata ispirata da una conferenza stampa svoltasi alcuni giorni prima a San Pietroburgo, quando il presidente francese Emmanuel Macron, alla presenza dell'omologo russo Vladimir Putin, ha fatto riferimento proprio al discorso di Dostoevskij su Puškin.

La caduta di stile del primo ministro o di chi gli ha scritto il discorso (Rocco Casalino?) non si limita alla pigrizia che ha impedito di elaborare qualche spunto inedito, ma si estende al riferimento totalmente erroneo ad una parafrasi del populismo che non esiste nello storico intervento dello scrittore di "Delitto e Castigo". Mentre Macron ha colto correttamente nel discorso di Dostoevskij su Puškin un messaggio di riconciliazione tra i popoli, che dovrebbe servire a migliorare le difficili relazioni tra Russia ed Europa, Conte ha voluto piegare a finalità politiche nostrane la voce autorevole dello scrittore russo, che nel suo celebre discorso non fa alcun riferimento al populismo come lo intendono il capo del governo e le forze politiche che lo sostengono.

Dostoevskij, anzi, sarebbe un fiero nemico di quella diffusa schiera di individui che ha costruito la propria carriera politica su un riduttivo populismo, che fa precipitare la società nell’abisso più oscuro in cui l’uomo possa essere imprigionato: l’ignoranza, che produce l’ebbrezza di falsi eroi, falsi miti e modelli scadenti da imitare. Queste le sue parole illuminanti, di piena attualità nell'attuale momento politico e sociale italiano: «Noi in conclusione, e lo dico col rammarico nel cuore, nella vita pratica preferiamo impiegare schemi ideologici, perché essi non richiedono da parte nostra una grande fatica e perché poi ci confermano sempre nei preconcetti dai quali eravamo partiti». (F. Dostoevskij, "L’istruzione popolare e i libri").

Intanto, distogliendo gli elettori con gli slogan della propaganda, i politici sulla cresta dell'onda si preparano a riprendersi quello che fingono di aver restituito. Chi ci sarà, infatti, tra i beneficiari della cosiddetta flat tax, che ignora i presupposti costituzionali della tassazione progressiva? Deputati e senatori, che si ritroveranno in busta paga oltre mille euro al mese in più di minori tasse.

E il bilancio dello Stato? Meglio spendere e spandere per mantenere il consenso, scaricando le conseguenze del dissesto sulle prossime generazioni...

Gabriele Beccari  (Cremona)

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