Domenica, 06 ottobre 2024 - ore 19.42

LA GUERRA IN UCRAINA E LE COLPE DELL’OCCIDENTE | Marco Baratto

L’Europa continua nel processo di considerare i paesi dell’Europa orientale come dei “vinti” e non come dei “soci alla pari”

| Scritto da Redazione
LA GUERRA IN UCRAINA E LE COLPE  DELL’OCCIDENTE  | Marco Baratto

LA GUERRA IN UCRAINA E LE COLPE CULTURALI DELL’OCCIDENTE NEI CONFRONTI DELL’EUROPA ORIENTALE | Marco Baratto

 “Questa guerra non finirà così. Scatenerà la guerra mondiale”: lo ha detto ieri sera il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel corso di un’intervista al programma World News Tonight della ABC . Al momento in cui si scrive il conflitto è ancora in corso. Ma, al netto di questo , l’affermazione contiene una verità profonda. La guerra tra Ucraina e Federazione Russa non finirà, probabilmente si addiverrà ad un cessate il fuoco, ad un armistizio ed una revisione federale dell’Ucraina con il riconoscimento della Crimea alla Federazione russa e larghe autonomie alle due repubbliche russofone. Ma il conflitto non finirà e se non sapremo gestire il dopo guerra scatenerà veramente la guerra mondiale.

 Nel mondo slavo, di cui Russia e Ucraina sono parte la parola “amico” ha ancora un senso, non è la parola vuota che noi occidentali ostentiamo con troppa facilità. Nel modo di pensare della regione orientale dell’Europa. La fratellanza, l’amicizia sono valori veri, come veri e leali sono questi popoli . In quelle parti dell’Europa è usanza accordare a pochissime persone la qualifica di amico. Solo fra amici ci si chiama per nome (o col diminutivo o soprannome) mentre fra semplici "conoscenti" ci si chiama usando il nome completo, a cui si aggiunge anche il patronimico.

 L’amico è colui che può arrivare a casa tua senza preavviso, a cui offri da mangiare, è parte integrante del concetto di famiglia e come ad un membro della famiglia bisogna prestare aiuto e soccorso.

 Dopo l’accordo di Pratica di Mare, gli occidentali hanno considerato il Presidente Putin come un amico, lo hanno fatto sentire un amico, gli hanno fatto percepire quello che dal suo punto di vista è un amico . Per lui gli occidentali erano amici nel senso della cultura dell’Europa orientale. Per gli occidentali egli era un amico nel senso che gli occidentali danno a questa parola, ovvero quasi niente. Una parola vuota priva di valore aggiunto. La reazione del Presidente Putin difronte all’atteggiamento ostile è stata vissuta come un tradimento di quel vincolo sacro che è l’amicizia e difficilmente, anche con un altro ipotetico Presidente Russo, i rapporti tra Russia e Occidente sono destinati ad essere irrimediabilmente rovinati. Ai loro occhi siamo quelli che hanno rotto il vincolo sacro dell’amicizia.

 Ora passiamo all’altro Presidente. Anche con Zelensky noi occidentali sprechiamo la parola “amico” ed anche lui crede che gli occidentali siano “amici” nel senso e nell’ottica della mentalità dell’europa orientale (che per inciso apprezzo e stimo molto di più della nostra). Le sue richieste di aiuto, di intervento militare non sono semplici richieste, sono quelle che un amico fa ad altri che considera amici .

 Nella sostanza anche se la guerra finirà la mancanza di comprensione della civilità e della cultura dell’Europa orientale (molto più umana e sincera ) di quella fredda degli occidentali causerà problemi ed inimicizie che difficilmente potremo sanare . Non le potremo sanare perché noi occidentali trattiamo gli europei dell’Est come popolazioni di serie B

 Nonostante gli sforzi il metodo delle decisioni a 27 ha mostrato tutti i limiti. Manca una politica estera comune, manca un mercato unico dell’energia ,manca un esercito europeo , manca un approccio diverso tra la parte occidentale e orientale dell’Europa.

 Prima della crisi Ucraina , la commissaria agli affari interni della UE , Ylva Johansson, aveva rimarcato che parlando di area di Schengen affermava “ ci sono tre Stati membri, Romania, Bulgaria e Croazia che rispettano i criteri e stanno aspettando di far parte di questa area e spero che il Consiglio prenda una decisione quanto prima in merito”

 Ora Romania e Bulgaria sono da 15 anni membri dell’Unione Europea, hanno dimostrato ampiamente di essere il confine orientale dell’Europa eppure come spesso accadde per quanto riguarda i Paesi dell’Europa orientale sembra che la guerra fredda non sia finita .

 La stessa spinta ad una maggiore cooperazione e la creazione del gruppo di Visegrad è la dimostrazione del fallimento dell’inclusione europea . I paesi dell’Europa orientale sono stati considerati da molti come “terreno di conquista “ come “nuovi mercati” non come realtà culturali , sociali , politiche ed economiche in grado di dare .

 Valgono ancora oggi le parole del Dottor Bonanni che su “Repubblica “ del 31 Maggio 2016 scriveva “ Questa aridità ragionieristica darà, purtroppo, il segno a tutto il processo di allargamento verso l’Est. I Paesi candidati saranno costretti ad integrare nella loro legislazione nazionale tremila direttive e centomila pagine della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Ma mai, neppure una volta, saranno chiamati ad interrogarsi sui valori che questo noiosissimo compendio giuridico- burocratico rappresenta. Nè sui progetti per il futuro. Le concessioni economiche fatte sui fondi comunitari per aiutare lo sviluppo dell’Est verranno misurate con il contagocce da parte dei donatori e accettate quasi con risentimento dai beneficiati. La nascita di una comunità di mezzo miliardo di cittadini, un evento di portata storica che nessun impero aveva mai neppure immaginato, viene ridotta ad un gigantesco registro di partita doppia che lascia, in definitiva, tutti scontenti.”

 Effettivamente è regolamentato tutto ed il contrario di tutto ma è drammatico come sia nella comunicazione generale sia nella politica più spicciola i Paesi ed i popoli dell’Europa Orientale siano considerati di fatto i “vinti” della storia, i “vinti” della guerra fredda .

 Tutto questo ha conseguenze pesantissime. In primis il ritorno di ideologie che ritentavamo accantonate da tempo. Secondo, le nazioni dell’Europa orientale che sempre svolgevano un ruolo di ponte e centrale tra l’Atlantico e gli Urali (ma oggi potremmo dire tra l’Atlantico e la Cina) non possono appieno essere partecipi di questo processo spingendo il loro baricentro sempre più ad oriente. Infatti, essere considerati come “soci di serie B” del club europeo non fa altro che spingere queste nazioni a due comportamenti ovvero all’auto isolamento, magari percorrendo vie autonome come il Gruppo di Visegrad o il gruppo di Craoiva ma con uno sguardo rivolto sempre più ad oriente.

 Se l’Europa continua nel processo di considerare i paesi dell’Europa orientale come dei “vinti” e non come dei “soci alla pari” non solo rischiamo di far cadere tutto l’impianto europeo ma rischiamo di perdere dei vantaggi che questi paesi potrebbero offrire. Vantaggi che potrebbero derivare da una posizione di naturale ponte con la Federazione Russa e guardando ancora più oltre come interlocutori di alto valore con la Cina. Pensiamo solo ai vantaggi che l’Italia avrebbe ad essere il punto di arrivo a Trieste e Venezia di un asse che passando per l’Europa Orientale si dirigesse verso l’India e la Cina. Un vantaggio enorme sul quale purtroppo poco riflettiamo.

 Marco Baratto

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