Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 14.22

La libertà secondo Benedetto Croce

di Rosario Amico Roxas

| Scritto da Redazione
La libertà secondo Benedetto Croce

Fu Benedetto Croce  il massimo interprete dell’esigenza di libertà che appartiene all’uomo, anche quando questa si ritrova in rotta di collisione con ideologie consacrate da interessi di parte. L’idea portante di Croce partiva  da una interpretazione di base che identificava la “libertà intellettuale”, e non fu casuale che l’elaborazione di tale concetto avvenisse   proprio quando la “libertà” si era ritrovata negata da un’ideologia violenta, che tendeva a strumentalizzare le coscienze, a eliminare le teste pensanti.

Croce ebbe la sua rivalsa e la sua consacrazione nel momento del crollo del regime fascista, quando venne riconquistata l’identità nazionale; fu così che Croce riuscì a imporre la profonda adesione alla tradizione culturale.

Fin dal 1952 Croce, pur in una dimensione lacerata da nuovi antagonismi, si adoperò per la costruzione di una Italia liberale, democratica e socialdemocratica, imperniata attorno ad un Centro moderato e aperto al confronto,  con la geniale intuizione della Storia, come “Storia della libertà”, in quanto “non esiste nella storia un ideale che possa sostituire quello della libertà”. In tal modo Croce descrive l’esigenza di dilatazione del concetto liberale sia verso una destra conservatrice  e democratica,  che verso una sinistra progressista e socialdemocratica.

Si esalta, così, la differenziazione tra liberalismo e democrazia, se non sostenute reciprocamente dal pensiero liberale a destra e dalla praxi socialdemocratica a sinistra; infatti liberalismo e democrazia “differiscono in questo, che la democrazia ha della libertà un concetto astratto, naturalistico e intellettualistico, e il liberalismo un concetto storico e concreto”.

 Accade, inoltre, che la democrazia, dentro cui si sviluppa il capitalismo, “finisce con l’avviarsi verso forme autoritarie in grado di controllare e neutralizzare i moti di contestazione, favorendo interessi individuali delle classi più opulente”. La democrazia assoluta, a causa del suo radicalismo, tende a sostituire la qualità con la quantità, sotto la spinta del capitalismo, per cui si renderà indispensabile un sistema autoritario per evitare derive populiste.

La libertà è principio e fine dell’individuo e più che “libertà di” la libertà liberale è “libertà da”; la differenza è abissale, perché  la “libertà di” di stampo liberista berlusconiano opera verso la eliminazione di ostacoli che si frappongono all’interesse individuale, come “libertà di evadere il fisco”, “libertà di falsificare i bilanci aziendali”, “libertà di nascondere capitali all’estero” per non pagare il dovuto allo Stato. La “libertà da” ha come sua meta, indicata come desiderabile, la libertà “dai bisogni”, “dalla fame”, “dalle malattie”, “dall’ignoranza”, restituendo all’uomo la dignità di essere uomo all’interno di una società che del welfare fa il centro della propria azione politica.

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