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La VI° Giornata Nazionale del Braille.

| Scritto da Redazione
La VI° Giornata Nazionale del Braille.

La ricorrenza della Sesta Giornata Nazionale del Braille, istituita per la prima volta con legge del Parlamento Italiano n126 del 3 Agosto 2007,
oltre che ricordare il grande valore culturale e sociale dell’invenzione dell’alfabeto tattile da parte di Louis Braille, avvenuta quasi 200 anni fa e che ha permesso ai ciechi di tutto il mondo di accedere liberamente all’istruzione scolastica e ad una formazione professionale, che li ha riscattati da un’esistenza di miserie e resi in grado di lavorare e guadagnarsi da vivere in modo dignitoso, vuole essere un pretesto per sensibilizzare, una volta di più, attraverso le istituzioni e i media, l’opinione pubblica riguardo ai problemi di comunicazione e accessibilità che ciechi e ipovedenti riscontrano quotidianamente e che ancora li penalizzano e li isolano dal resto della società.
Nonostante le nuove tecnologie, l’elettronica e l’informatica abbiano aperto ai disabili visivi possibilità fino a qualche decennio fa impensabili, quali la lettura di libri e giornali in formato digitale, l’utilizzo delle e-mails per comunicare con gli altri, consentendo loro una maggiore autonomia nello studio, nell’accesso all’informazione e nel lavoro, proprio la continua evoluzione degli strumenti tecnologici, così veloce e inarrestabile, paradossalmente ora rischia di emarginare nuovamente le persone affette da disabilità visiva. Nonostante i programmatori di software di sintesi vocale impegnino il massimo sforzo nel mantenersi al passo coi tempi, molto spesso arrivano un po’ in ritardo rispetto ai nuovi strumenti informatici, che  risultano così inaccessibili ai ciechi e agli ipovedenti.
Per il cieco assoluto, il Braille rimane quindi ancora il mezzo più autonomo e diretto per prendere appunti e leggere un libro, ed in questo i display braille, che praticamente non fanno altro che tradurre in braille un testo in formato digitale o ciò che  appare sul monitor di un computer,, sono davvero di grande aiuto.
Il codice di scrittura e lettura braille, infatti, occupa grande spazio sulla pagina stampata e, di conseguenza, i testi scritti in braille diventano pesanti e ingombranti, difficili da trasportare per un alunno cieco.
Chi non è più tanto giovane, deve comunque la propria formazione scolastica, culturale e professionale, proprio a quei libroni, e alle pigne di fogli faticosamente bucati con il punteruolo, che provocava irrimediabilmente calli sulle dita.
Questi tempi sembrano ormai lontani e molti ostacoli vengono adesso superati dai ragazzi ciechi e ipovedenti inseriti nella scuola attraverso le opportunità offerte dall’informatica, ma rimangono ancora molte barriere sensoriali da abbattere.
Anche usare un semplice elettrodomestico per chi non vede può essere molto frustrante. Nonostante vi sia tanto di normativa europea che esorta le ditte costruttrici a produrre apparecchiature accessibili da parte di tutte le  categorie di disabili, una lavatrice, un forno a microonde o un televisore digitale sono spesso ingestibili per noi ciechi.
La Rai fornisce le audio descrizioni di alcune fictions, ma per un non vedente da solo non è sempre facile raggiungere il canale audio sul quale vengono trasmesse, a meno che non si impari le manovre necessarie a memoria.
E così per tante altre azioni, che per chi vede sono di normale amministrazione, come acquistare un giornale in edicola e sfogliarlo, ad esempio. Molti quotidiani per noi sono ancora illeggibili, anche attraverso i software che abbiamo a disposizione.
Nel tentativo di lanciare un appello alla cittadinanza e far conoscere ai ragazzi in età scolare il mondo difficile in cui vivono ancora ciechi e ipovedenti, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Cremona ha contattato alcune scuole con l’intento, come viene detto nel decreto legge che ha istituito la giornata nazionale del Braille, di sensibilizzare la cittadinanza, attraverso  le istituzioni e i mass media, riguardo a questo argomento.
Purtroppo, però, né le istituzioni, né la maggior parte dei media locali pare si siano accorti di noi. E questa, se mi permettete, non la definirei una semplice disattenzione,. Ma qualcosa di più grave: il rifiuto di applicare una legge emanata dal Parlamento Italiano.
Infine, vorrei ricordare che l’Istituto dei Ciechi di Milano, in via Vivaio 7, primo in Italia ad adottare il codice Braille fin dal 1864, ha allestito al suo interno un museo unico nel suo genere che
raccoglie strumenti, macchine speciali, libri stampati per i ciechi e materiali tiflodidattici che testimoniano la trasformazione avvenuta nella scuola
dell’Istituto, dall’uso della scrittura visiva in rilievo a quella in codice Braille.
Il museo allestito in un’ala del palazzo di via Vivaio permette non solo di ripercorrere la storia dei metodi di scrittura per ciechi ma di accompagnare
il visitatore in un percorso coinvolgente per la straordinaria forza emotiva che gli oggetti esposti riescono ancora oggi a comunicare e a trasmettere.


Distinti Saluti.
UICI Cremona
Il Presidente Flavia Tozzi
              

 

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