Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 23.56

Le dichiarazioni programmatiche di Meloni non mi convincono| Carlo Cottarelli

Tanti aspetti sono deludenti, soprattutto rispetto a quello che non si dice. Due omissioni sono particolarmente gravi.

| Scritto da Redazione
Le dichiarazioni programmatiche di Meloni non mi convincono| Carlo Cottarelli

Le dichiarazioni programmatiche di Meloni non mi convincono| Carlo #Cottarelli

Tanti aspetti sono deludenti, soprattutto rispetto a quello che non si dice. Due omissioni sono particolarmente gravi.

Caro Direttore, vorrei spiegare cosa non ho trovato convincente nelle dichiarazioni programmatiche della premier Meloni.

Inizio però da alcuni aspetti positivi che vanno riconosciuti. Oltre all’Atlantismo e al sostegno all’Ucraina, ho apprezzato molto l’enfasi posta sulla necessità di ridurre la burocrazia nel nostro Paese. Le imprese, si dice, hanno bisogno di una cosa soprattutto: che le si lasci fare bene il proprio lavoro senza gli inutili lacci e lacciuoli di cui sempre ci si lamenta, ma che per ora nessun governo è riuscito a rimuovere in modo efficacie. Le imprese non hanno tanto bisogno di sussidi, ma di poter creare ricchezza “perché la ricchezza la creano le aziende con i loro lavoratori, non lo Stato con decreti o editti”. Ho anche molto apprezzato, tra le altre cose, la fermezza con cui Meloni intende affrontare “il cancro mafioso”, di cui purtroppo poco si è parlato nel dibattito degli ultimi anni.

Tanti aspetti sono però deludenti, soprattutto rispetto a quello che non si dice. Due omissioni sono particolarmente gravi.

La prima riguarda la strategia di copertura delle numerose iniziative di spesa e di detassazione che vengono proposte, nell’immediato e nell’arco della legislatura. Da dove verranno le risorse relative? Presumibilmente non si intende finanziare queste misure in deficit, visti i vincoli di debito che abbiamo. Già, il debito. Meloni riconosce la necessità di ridurlo e individua nella crescita lo strumento per raggiungere tale risultato. Ma si tratta di un riferimento pro forma, soprattutto di fronte all’entità delle nuove iniziative di spesa e di tassazione. Inoltre, non si chiarisce come la crescita possa aiutare a risolvere il problema del debito pubblico. Si potrebbe dire che è ovvio: se cresce il Pil il rapporto tra debito e Pil si riduce. Beh, dipende da quello che succede al debito, la cui crescita dipende dal deficit, cioè dallo squilibrio tra entrate e uscite. Occorre allora capire che una strategia di riduzione del rapporto tra debito e Pil attraverso la crescita richiede risparmiare parte delle entrate che derivano dalla maggior crescita, in modo da ridurre il deficit e rallentare l’aumento del debito. Anche senza entrare nei dettagli numerici della strategia, sarebbe stato importante definirne i suoi tratti essenziali cosa che purtroppo manca nel discorso di Meloni.

La seconda omissione è l’assenza di una visione di giustizia sociale (di lotta alle disuguaglianze, se volete) che il governo intende portare avanti. Ora, si può intendere la questione della giustizia sociale in due modi. La prima—quella, semplificando, socialdemocratica—sottolinea la necessitò di redistribuire il reddito. La seconda—la visione liberaldemocratica—sottolinea maggiormente la necessità di redistribuire le opportunità. Nessuna di queste due interpretazioni emerge dal discorso di Meloni. Riguardo alla redistribuzione del reddito, viene ribadita l’intenzione di muoversi verso una flat tax, seppure in modo (fortunatamente) graduale, ossia verso il contrario della redistribuzione. E, se Meloni include un appropriato riferimento alla necessità di combattere l’evasione, l’unico passo concreto che si propone è l’ennesimo condono fiscale, ora chiamato “tregua fiscale”. Riguardo alle opportunità, le carenze sono anche più evidenti. Dare opportunità a tutti richiede soprattutto due cose: una pubblica istruzione forte e una sanità ben finanziata ed efficiente. Di istruzione si parla, ma non si dice quali riforme che si intendono realizzare: il forte richiamo contenuto nel discorso sulla sua importanza contrasta con questa mancanza di visione rifomista. È anche più sorprendente che non si parli per nulla di sanità. Gli unici accenni riguardano le critiche, peraltro ingiustificate, alle misure di contenimento del Covid introdotte durante la pandemia.

Questa assenza di visione riguardo la giustizia sociale non deve sorprendere. Quella presentata da Meloni è una posizione dichiaratamente nazionalista secondo cui la nazione costituisce un tutt’unico, omogeneo e unito. I problemi vengono prevalentemente dall’esterno, dal turbocapitalismo delle multinazionali (per citare le parole di un deputato di Fratelli d’Italia a commento del discorso di Meloni) a un’Europa in cui esistono paesi di serie A e di serie B o in cui la BCE aumenta in modo azzardato i tassi di interesse.

(*) lettera  inviata al Direttore di Repubblica, uscita un paio di giorni fa  sulle dichiarazioni programmatiche di Meloni

 

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