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Le idi di marzo per il pudore di Benito Fiori (Cremona)

Quasi che il più nobile degli interessi dell’uomo, la Politica, fosse una partita alle bocce. No, ancora una volta si è voluto irridere al significato del gesto di Cesare di ripudiare la moglie Poppea con la famosa frase: "La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto".

| Scritto da Redazione
Le idi di marzo per il pudore di Benito Fiori (Cremona)

15 marzo 2017, il Senato “del mio Paese” ha votato contro la mozione di sfiducia chiesta nei confronti del Ministro dello Sport Luca Lotti perché indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e per favoreggiamento. Mentre il M5S, sempre alla affannosa ricerca della visibilità di partito antisistema, promotore della mozione di sfiducia a causa della sola apertura di un’inchiesta non poteva che votarsela, l’altro partito d’opposizione, “Forza Italia”, non ha partecipato al voto, comportamento che, per il regolamento del Senato, è politicamente equivalso ad un voto di sostegno al governo.

16 marzo 2017, grazie alla riconoscenza per la votazione del giorno prima,  con i 19 voti e le 24 assenze (tra cui molti membri del governo) del PD, il Senato “del mio Paese” ha potuto salvare la “poltrona” del suo membro, Augusto Minzolini, senatore di “Forza Italia”. Minzolini, a differenza di Lotti, è invece condannato per peculato in via definitiva. Insomma, una volgare “rottamazione” (l’allusione ad altre vicende è voluta) di quanto prescritto dalla Legge: il benemerito Dlgs 31 dicembre 2012, n. 235 (la cosiddetta Legge Severino). Difficile non interpretare tutto questo come un  volagre “scambio di voti”.

Il fatto è stata anche l’occasione perché gli italiani sapessero che esisteva un loro ministro che si chiama Luca Lotti. Personaggio dal modesto cursus honorum nel campo degli studi e in quello sportivo, egli si è solo distinto per la sua cieca fedeltà al suo leader Matteo Renzi. In altre parole, una figura che, anche per la scarsa rilevanza del suo dicastero, non dà particolare lustro al Governo “del mio Paese”. Proprio per questo, a prescindere dalla fondatezza delle accuse dei 5S cui stento anch’io a credere, egli avrebbe dovuto compiere il gesto generoso e intelligente i dimettersi. Oltre a non mettere in difficoltà il suo Governo “del mio Paese”, egli avrebbe evitato di ricordarmi l’attività preferita dai partiti, praticata anche a dispetto del dovere morale, oltre che istituzionale, di cercare di risolvere i problemi della gente: la sfida quotidiana degli schieramenti a chi vince le singole schermaglie e “battagliette” parlamentari, anche a rischio di fare perdere la “guerra” per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Quasi che il più nobile degli interessi dell’uomo, la Politica, fosse una partita alle bocce. No, ancora una volta si è voluto irridere al significato del gesto di Cesare di ripudiare la moglie Poppea con la famosa frase: "La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto".

Mentre da un lato si è trattato di un episodio della perenne sfida per la primazia di un Potere dello Stato sugli altri, e nel nostro caso tra quello Legislativo e quello della Magistratura, dall’altro, con l’insulto, è stato sbeffeggiato ancora una volta quell’art. 3 della Costituzione dove è scritto: «Tutti i cittadini … sono eguali davanti alla legge». In altre parole, il signor Minzolini, che fatico a chiamare senatore, è entrato nel Gotha dei cittadini “più uguali” degli altri.

Benito Fiori (Cremona)

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