Sabato, 20 aprile 2024 - ore 12.54

NATALE AL FRONTE di Giorgino Carnevali

In guerra può succedere che l'amore vinca l'odio, anche per un solo giorno. La "tregua di Natale", una serie di "cessate il fuoco" non ufficiali avvenuti nei giorni attorno al Natale del 1914 in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale.

| Scritto da Redazione
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Altri episodi si narrano, negli anni successivi di guerra, che videro coinvolti i nostri soldati ed i loro nemici. Te la riporto così, amico mio Gianni Carlo, così come l’ho “rispolverata” da fascicoli gelosamente conservati, “I racconti di Natale”.

“Era il 1917, uno dei terribili anni della prima guerra mondiale. Sulle trincee spirava un vento gelido e c'era tanta neve. I soldati si muovevano cauti, la notte era senza luna, ma serena e tutti avevano paura di incontrare delle pattuglie nemiche, perché il nemico era lì davanti a loro.

 Ad un tratto un caporale disse sotto voce: «è nato!».

«Eh?» fece un altro senza afferrare l'allusione. «Deve essere la mezzanotte passata perbacco. La notte di Natale! Al mio paese mia moglie e mia madre saranno già in chiesa».

Un altro compagno osservò: «Guardate là, c'è una grotta. Andiamo dentro un momento, saremo riparati dal vento».

Entrarono nella grotta e il più giovane del gruppo si tolse l'elmetto, si sfilò il passamontagna e si inginocchiò in un cantuccio. Il caporale rimase all'entrata e voltò le spalle all'interno con fare superiore: ma era perché aveva gli occhi pieni di lacrime.

 Il più vecchio del gruppo si tolse i guantoni, raccolse un po' di terra umida e manipolandola qualche minuto le diede la forma approssimativa di un bambinello da presepio. Poi stese il fazzoletto nell'elmetto del compagno e vi depose il Gesù bambino. Si scorgeva appena nella fioca luce delle stelle riflessa dalla neve.

 Il caporale trascurando ogni prudenza tolse di tasca un mozzicone di candela, l'accese e la pose vicino all'insolita culla. Poi sottovoce uno cominciò a recitare: "Padre nostro che sei nei cieli...". Tutti continuarono e avevano il cuore grosso da far male.

 Il raccoglimento durò ancora dopo la preghiera. Nessuno voleva spezzare l'atmosfera che si era creata. Improvvisamente alle loro spalle una voce disse.«Fröhliche Weihnachten» (Buon Natale)!

 Una pattuglia austriaca li aveva colti alla sprovvista. Con le armi puntate stavano all'imboccatura della grotta. Mentre i soldati scattavano in piedi la voce ripeté con dolcezza: «Buon Natale». I nemici abbassarono le armi e guardarono la povera culla. Erano tre giovani e avevano bisogno anche loro di un po' di presepio, anche se povero. Si guardarono confusi, poi si segnarono e cominciarono a cantare «Stille Nacht», la bella melodia natalizia che tutti conoscevano. Tutti si unirono al coro anche se si cantava in lingue diverse. Poi quando si spense l'ultima nota del canto il caporale si avvicinò a uno dei giovani nemici e gli tese la mano che l'altro strinse con calore. Tutti fecero altrettanto, augurandosi il Buon Natale. Poi uno degli austriaci trasse da dentro il pastrano una piccola scarpina da neonato. Doveva essere quella del suo bambino e se la teneva sul cuore, e dopo averla baciata la depose accanto al Bambino Gesù rimanendo per alcuni attimi in preghiera.

 Poi si voltò di scatto e seguito dai compagni si allontanò voltando le spalle, senza timore, e scomparve nella notte di quel gelido Natale di guerra”.

Null’altro da aggiungere, amico mio Gianni Carlo, se non che certe “Storie di guerra e di amore” rappresentano un dirompente segno di fratellanza tra i popoli ancora oggi martoriati in tutto il mondo.”Se ci diamo una mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l'anno”. (Gianni Rodari, per me il più grande scrittore-narratore di storie per bambini e ragazzi, ma quanto avrebbero fatto bene a “certi” adulti se l’avessero maggiormente condivise!). E chiudo. Potrei dire con un fremito di piacere: “Ben ti sta, umanità!”, ma il mio istinto mi suggerisce qualcos’altro, per esempio: “Diamoci una mano, davvero, va là. Ma che tristezza nei nostri cuori!”. Auguri, auguri ed ancora auguri.

Giorgino  Carnevali (Cremona)

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