PSI Cremona centenario della morte di Giacomo Matteotti
Giacomo Matteotti e la sua eredità ideale, un patrimonio ancora tutto da scoprire o riscoprire. Domenica 5 maggio, in un'affollata sala Zanoni, l'onorevole Federico Fornero , autore del volume “Giacomo Matteotti, l'Italia migliore”, ha ripercorso la vicenda umana e politica di Matteotti, una vicenda così presente nei documenti e nelle testimonianze, ma sfuggente, quasi schiacciata dall'epilogo tragico del politico socialista, assassinato dai sicari fascisti il 10 giugno del 1924. Fornaro, che ha accettato l'invito del Partito Socialista Cremonese, guidato da Diego Rufo, sollecitato dalle domande di Daniele Rescaglio e del giornalista de Il Piccolo di Cremona, Federico Pani, ha introdotto il suo intervento sottolineando come il politico Matteotti ieri come oggi desti ancora un certo fastidio.
Matteotti veniva da una famiglia benestante, distante dai contadini di quel Polesine, una delle zone tragicamente più povere d'Italia tra la fine dell'800 e gli inizi del '900, per i quali si spese in tante battaglie per la giustizia sociale, presentando fin dagli esordi una visione sistemica addirittura attuale dell'economia e del welfare. Ed è qui che Fornaro ha poi ricordato come sia proprio la vicenda ideale e l'azione sul campo la parte più dimenticata del Giacomo Matteotti attivista, politico locale, sindaco, presidente della provincia e anche a fondo impegnato nella difesa e nel rilancio dei diritti di quei contadini dimenticati. Il suo approccio non fu massimalista, bensì più programmatico, inteso come un obiettivo di miglioramento subito e nell'immediato delle condizioni di vita di una parte di società data per persa. Daniele Rescaglio in apertura, presentando il volume, ha ricordato la figura di Attilio Boldori, politico cremonese ucciso dalle botte dei fascisti nel 1921.
Partendo da qui il discorso è poi passato alla risposta politica dei socialisti all'indomani della notizia e, del tragico dubbio poi confermato, dell'omicidio di Matteotti per mano fascista. Fornaro ha sottolineato che le scelte politiche dell'epoca vanno calate proprio nella storia di quei giorni e di quel periodo. Così l'Aventino non fu una scelta sbagliata, agirono nel solco delle dinamiche parlamentari, in realtà, come ha sottolineato Fornaro a voltarsi dall'altra parte fu invece il Re Vittorio Emanuele III. E poi la rete di connivenze con il fascismo, soprattutto a livello di quelle cariche che avrebbero dovuto fermare, con in mano la legge, l'insorgere delle violenze fasciste.
Ma cosa spaventava di Matteotti? La denuncia dei brogli elettorali pose Matteotti sicuramente in una situazione di grande scontro con il regime, ma nella vita parlamentare e politica dell'epoca a spaventare era la sua pratica con i numeri, l'economia, i conti: argomenti in grado di sbriciolare qualsiasi falsa retorica. Inoltre Matteotti girava per le capitali europee a smentire quella retorica del regime, a raccontare ben altre verità rispetto a quelle che propugnava il fascismo. E poi la pianificazione dell'omicidio: sollecitato da Federico Pani, Fornaro ha ricordato che la prova regina che il duce fosse il mandante non c'è. Manca però una busta che Matteotti aveva in mano quando uscì di casa quel 10 giugno.
Diversi documenti portano a pensare che l'omicidio fosse pianificato, addirittura si sarebbe dovuto consumare su un treno diretto in Austria. Ma poi Matteotti rinunciò a quel viaggi, e in questo caso scattò un altro piano...
L'incontro ha visto l'intervento di Andrea Virgilio candidato sindaco per il centrosinistra, il quale ha sottolineato l'importanza e l'attualità del messaggio di Matteotti, un valore ancora importante nella politica di oggi.
La figlia dello scultore Mario Coppetti, Silvia Coppetti ha letto alcune memorie del padre, undicenne nel 1924, nelle quali ricorda quei giorni di giugno in cui si sparse la voce della morta di Matteotti. A chiudere la conferenza il segretario regionale del Partito socialista Lorenzo Cinquepalmi.
Cremona 8/05/24
Psi Cremona
Sez. Mario Coppetti