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Niente cava nel Pianalto di Romanengo. Evviva di Teodoro Scalmani

Signor Direttore,in questi giorni circola sulla stampa un bella notizia: la sentenza del Consiglio di Stato con la quale si esprime parere contrario all'escavazione d'argilla nel Pianalto di Romanengo.

| Scritto da Redazione
Niente cava nel  Pianalto di Romanengo. Evviva  di Teodoro Scalmani

Il ricorso straordinario presentato dalle Associazioni ambientaliste e dal Comune di Romanengo (Sindaco Marco Cavalli), contrario agli atti deliberativi di Provincia e Regione, é accolto e “quegli atti devono essere integralmente annullati”. Dunque la cava nel Pianalto, non  s'ha da fare. Ed è una grande soddisfazione per chi ama l'ambiente e tutta questa l'area del Pianalto romanenghese, un nucleo territoriale storico unico nel suo genere  e non a caso riconosciuto come sito di interesse comunitario (SIC), definito un ecomuseo ambientale e paesaggistico. Il tentativo di fare una cava in questo ambiente lo si deve ad un ambiguo “pasticciaccio” politico/amministrativo della giunta provinciale dell'allora presidente Salini , con la collaborazione dei Sindaci di Soncino, Casaletto di Sopra e Ticengo, tramite un'operazione ardita, come fu la stesura e la firma di un “protocollo d'intesa”, sottoscritto con le Fornaci Danesi. Detto protocollo, guarda caso, viene infilato durante una seduta del consiglio provinciale per la revisione del piano cave, da parte dell'allora consigliere provinciale Gallina, attuale Sindaco di Soncino. Il giudizio di “eccesso di potere”, come scrive la sentenza, è chiarificatore sulle modalità di quella operazione. E qua i conti tornano se ripensiamo al periodo formigoniano della Regione. Il comune di Romanengo (escluso da quel protocollo perché di centrosinistra, pur chiamandosi l'area Pianalto di Romanengo), deliberò, a suo tempo, il ricorso al  Capo dello Stato contro l'atto deliberativo provinciale, che fu poi ritirato dall'attuale amministrazione comunale di centrodestra, a guida Sindaco Polla. Nei giorni scorsi (prima dell'avvenuta sentenza), l'ex Sindaco Cavalli e l'attuale vicesindaco Pozzi hanno avuto modo di confrontarsi a mezzo stampa sul tema “verità” a proposito del Pianalto. Pozzi scriveva, con un tono da

“imparato “ (..oops.), che il ricorso era risultato infondato e chiedeva a Cavalli: “chi paga l'avvocato?” Già , Pozzi, chi lo paga ora? Il tuo partito? o i cittadini?. Il vicesindaco, peccando di pressapochismo, si limitava a leggere un parere del Ministero senza considerare che il soggetto tenuto ad esprimersi era appunto il Presidente della Repubblica, per il tramite del Consiglio di Stato. Il verdetto finale (e che farà pure giurisprudenza), è quello che leggiamo nell'adunanza di sezione del 9 novembre 2016 (invito tutti a leggere la sentenza sul sito giustizia amministrativa), che recita:

“Gli atti impugnati sono complessivamente illegittimi e devono essere annullati non potendo in nessun modo esser considerate legittime le prescrizioni che autorizzino gli scavi e movimenti da terra e comunque interventi che alterino o compromettano l'integrità e la riconoscibilità nel geosito in questione. Il ricorso è conclusivamente fondato.”

Questa è la vera “verità”! La giunta Polla/Pozzi, stralciando il ricorso della Giunta Cavalli/Scio, ha solo ubbidito ad un ordine di scuderia da parte del loro partito soncinese, fregandosene del danno che la cava avrebbe causato all'eco sistema morfologico del Pianalto di Romanengo/Melotta. Chi scrive, con altri cittadini del paese, nel dicembre 2010 manifestò davanti alla sede della Provincia di Cremona contro la proposta di cavare argilla nel Pianalto, e portammo all'allora presidente Salini, un escavatore giocattolo, con la preghiera metaforica di non usarlo. La sentenza  del Consiglio di Stato dichiara: niente “caterpillar” nel Pianalto di Romanengo. Niente cava. Evviva.    

Teodoro Scalmani - Romanengo

 

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