Niente che sia oro resta | Mercoledì 28 luglio alle 20.30 alla Fabbrica del Vapore di Milano
“Niente che sia oro resta” della Compagnia Francesca Selva in scena nella rassegna “Vapore d’Estate”
Dopo i successo ad “Acqui in Palcoscenico” la nuova produzione di Francesca Selva prosegue il proprio tour estivo, ospite di Ariella Vidach-AiEP/DiDstudio
Prosegue il tour della nuova produzione della Compagnia Francesca Selva “Niente che sia oro resta” che dopo il debutto alla 38esima edizione di “Acqui in Palcoscenico” va in scena a Milano nell’ambito della rassegna Vapore d’Estate 2021.
Mercoledì 28 luglio alle 20.30 alla Fabbrica del Vapore nello spazio Fattoria, Ariella Vidach-AiEP/DiDstudio presenterà lo spettacolo liberamente ispirato al romanzo “The Outsiders. I ragazzi della 56ª strada” di Susan Eloise Hinton da cui è tratto il celebre film di Francis Ford Coppola che riflette criticamente sulla fugacità e sulla fragilità dell’esistenza umana, a partire proprio dalla citazione dalla celebre frase poeta Robert Frost che dà il titolo allo spettacolo. Proprio come nel film che racconta il momento più delicato della vita di ognuno - il passaggio dall’adolescenza all’età adulta - Francesca Selva torna a interrogarsi sulla caducità dell’uomo, come era già accaduto nelle produzioni “XYZ”, “L’Attesa” e nell’applauditissimo “Sulle Labbra Tue Dolcissime”, vincitore del Premio Florence for Fringe. In scena, i danzatori Silvia Bastianelli, Maria Vittoria Feltre, Luciano Nuzzolese e Luca Zanni, descrivono attraverso piccoli gesti quotidiani, una ritrovata normalità che ci appare sublime nella sua semplicità. La danza è esaltata dalla leggerezza del fraseggio musicale, ispirato alle sonorità barocche che lasciano un senso di impercettibile malinconia, a tratti beffarda nella sua sontuosità.
“Siamo molto felici di rinnovare il sodalizio con Ariella Vidach-AiEP/DiDstudio che con i suoi interessanti lavori è stata nostra ospite in occasione di Confi.dance a Siena – e siamo molto contenti del fatto che ad Ariella sia piaciuto il nostro ultimo lavoro che accende i riflettori su una terribile verità a cui la pandemia ci ha messi di fronte e cioè che la vita è un attimo, una serie finita di attimi fuggenti che scorrono tracciando momenti di inaudita felicità, di stupefatta delusione, di silenziosa attesa. Per questo oggi più che mai, la quotidianità dei gesti semplici a cui torniamo con fatica, scandita dal tempo, diventa una liturgia inesorabile che rende sacra la normalità dell'esistenza” commenta Marcello Valassina, regista dello spettacolo.
Ufficio Stampa Compagnia Francesca Selva