Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 20.08

Padre Paolo Dall’Oglio: nasce un’associazione a sostegno della sua liberazione

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Articolo 21 hanno dato vita all’associazione “Giornalisti Amici di padre dall’Oglio.” A sostegno della sua liberazione e per tenere vivo il suo messaggio.

| Scritto da Redazione
Padre Paolo Dall’Oglio:  nasce un’associazione a sostegno della sua liberazione

L’associazione è aperta a tutti perché gli amici di padre Paolo sono tantissimi ovunque: nel mondo della cultura, delle fedi e nelle Università di vari paesi.

I fondatori sono dei “giornalisti” suoi amici e non, che in occasione del secondo anniversario del suo sequestro, a Raqqa,  hanno avvertito il bisogno di lanciare un forte appello per la sua liberazione per far uscire dal silenzio questo sequestro seguito da altri 2 mila sequestri spariti nel buio siriano.

Come primo passo, l'associazione ha fatto un convegno: “La Siria di padre Paolo”, presso la Federazione della Stampa a Roma il 26 luglio, a cui ha fatto seguito un incontro col ministro Gentiloni per sollecitare la liberazione del gesuita.

Nel convegno, il professor Antoine Courban, della Saint Josef University di Beirut, ha definito padre Paolo un “profeta del nostro tempo” per la sua dedizione al dialogo tra le culture e le religioni, per il suo coraggioso impegno civile, culturale, spirituale nel promuovere la convivenza tra i popoli del Medio Oriente. 

Si è sottolineato che “chi ha sequestrato padre Paolo non ha sequestrato anche la sua testimonianza di fede,  il suo pensiero e il suo servizio”. Per questo si vuole tornare a pensare e discutere il suo messaggio di dialogo e di convivenza pacifica tra popoli diversi, a partire dai luoghi dove lui ha studiato e si è formato, a Beirut, a due passi dal Siria, là dove le sue intuizioni si sono trasformate in progetto concreto, condiviso e apprezzato da molti. Già vari istituti sono interessati a ospitare convegni sul suo pensiero e Beirut resta un'opzione accessibile. Non si intende fare di lui un totem, ma un ‘argomento di studio’che aiuta a comprendere la complessità del conflitto siriano e dell'area mediorientale oltre che il martirio di un popolo che  da quattro anni subisce, tirannie, totalitarismi assurdi e massacri agghiaccianti.

Se si riconosce che il messaggio di padre Paolo ha una valenza 'universale' esso ha però uno specifico anche per l’Italia; in un mondo divenuto un villaggio interdipendente ci dice che dobbiamo imparare a vivere tutti insieme e a distribuire equamente le risorse della terra. Diversamente, non ci può essere un futuro di pace per nessuno perchè non esistono più isole felici dove ripararsi.

Il suo è un messaggio profondo e in controtendenza in questo tempo di rifiuto dell’altro, in particolare, di rifiuto di chi fugge da guerre terribili come quella siriana la cui escalation non si è arrestata -come lui stesso ha detto nel suo intervento del 2013 a Cremona- “per l'inerzia immorale della comunità internazionale.”  Così, 2 milioni e mezzo di siriani  hanno lasciato il Paese, più di 6 milioni e mezzo sono sfollati all' interno e i morti superano i 200 mila. 

Sempre nel suo intervento di Cremona padre Paolo, prefigurando gli scenari futuri, aveva affermato: “se i paesi europei lasciano marcire la guerra in Siria, l’Italia dovrà prestarsi ad accogliere almeno un milione di profughi!” Ora i profughi stanno arrivando... ma a livello mediatico, culturale, e politico ci sono forze che remano contro  il dovere internazionale, costituzionale e umanitario di dare rifugio a quanti fuggono da immani tragedie! Tra gli scopi della neonata associazione degli amici di padre Paolo c'è anche l'impegno di aprire una breccia in questi muri veicolando proposte e strategie di convivenza inclusiva e di pace.

Pax Christi Cremona

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