Sabato, 04 maggio 2024 - ore 14.27

Perché ha ragione Renzi quando attacca il governo

''Non si può continuare a dire ‘andrà tutto bene’ e intanto colpevolizzare i cittadini'': Renzi purtroppo ha ragione da vendere in questo caso

| Scritto da Redazione
Perché ha ragione Renzi quando attacca il governo

Matteo Renzi è passato senza mezzi termini all’attacco in questi giorni: la sua strategia politica è fin troppo chiara ed evidente e mira ad essere maggiormente considerato nella maggioranza di governo. Indipendentemente da quelli che sono i sondaggi e che danno Italia Viva intorno al 3%, l’ex rottamatore ritiene di avere diritto a premere qualche bottone in più, altrimenti è disposto anche far saltare il banco. Non è però questo l’oggetto di questo articolo. Stamattina, tramite i suoi profili social, Renzi ha incalzato: “Ma in piena emergenza, perché state litigando? Perché discutete? Questa è la domanda che mi sento rivolgere, e rispondo con estrema chiarezza: stiamo discutendo esattamente di come affrontare l’emergenza coronavirus”. Ecco, questo mi interessa particolarmente e prendo spunto da una successiva affermazione dell’ex premier, non di certo uno dei miei preferiti, per sottoporvi alcune osservazioni.

“Non si può continuare a dire ‘andrà tutto bene’, non si può continuare a colpevolizzare i cittadini”, dice Renzi. E ne ha ben donde, perché se c’è una costante nella comunicazione del governo (di cui Italia Viva fa parte, attenzione, ragion per cui questo intervento legittimo è parimenti tardivo) dall’inizio della pandemia è proprio rappresentata da questo colpevolizzare i cittadini a prescindere. “I contagi aumentano perché troppi non rispettano le regole”, “Se farete i bravi ora, eviteremo di chiudere a Natale”, “Dipende tutto dai vostri comportamenti”… Lo sentiamo ripetere da mesi come un mantra da alcuni ministri su tutti, vedasi alla voce Speranza (il ministro che al termine della prima fase ci ha raccontato in libro, la cui uscita è stata bloccata, come siamo stati bravi in Italia a vincere il virus), e dai loro esperti consiglieri. Eppure le cose non stanno così ed è giusto che qualcuno presenti il conto ad un esecutivo che deve prendersi le proprie responsabilità.

Gli italiani sono stati davvero così indisciplinati durante questi mesi di misure restrittive? Prendiamo ad esempio i dati forniti dal Viminale durante la prima fase: tra marzo e aprile sono stati controllati tra cittadini ed esercizi commerciali circa 7 milioni di italiani e sono state emanate 175mila sanzioni circa. Tradotto in percentuale, siamo al 2,5%, ovvero il 97,5% degli italiani e degli esercizi commerciali sottoposti a controlli non hanno violato alcuna norma restrittiva del governo. Per dare qualche dato relativo agli ultimi giorni, invece, la media di controlli giornalieri è di circa 75mila persone controllate nei giorni successivi alle riaperture e 15mila esercizi commerciali sottoposti a controlli da parte delle forze dell’ordine. Ebbene la media delle sanzioni è di 900 al giorno, ovvero l’1%. Tradotto, il 99% dei controllati in questi giorni è risultato non violare alcuna norma.

Gli italiani, se non una percentuale infima, non devono dunque delle spiegazioni e non devono sentirsi in colpa di alcunché. Piuttosto, come evidenzia lo stesso Renzi, “l’Italia è purtroppo il paese con il più alto numero di morti” e di questo record negativo a dare delle spiegazioni dovrebbe essere proprio chi ha gestito fin qui l’emergenza. Ci dovrebbero spiegare, ad esempio, perché il bando per l’assunzione di nuovi sanitari per fare fronte ad una seconda ondata sia arrivato in piena seconda ondata, ovvero ad ottobre inoltrato e non già durante la prima fase dell’emergenza? Che fine ha fatto, inoltre, l’app Immuni, sparita da ogni comunicazione del governo e che avrebbe dovuto rappresentare il baluardo contro la circolazione del virus? Solo a settembre inoltrato da Roma si sono colpevolmente accorti che le Asl non aggiornavano il database con i codici dei positivi, rendendo di fatto lo strumento completamente inutile. E le cose non sono cambiate nemmeno con il Dpcm di novembre, con cui il premier Conte ha disposto l’obbligo per le regioni di recuperare il terreno perso.

L’Italia è andata avanti anche in questa seconda fase dell’emergenza vivendo alla giornata, con decreti frequenti e nel tentativo di rincorrere un virus che evidentemente viaggia molto più velocemente delle menti dei consiglieri scientifici dell’esecutivo. Conte e i suoi ministri di hanno raccontato in estate che avevano “lavorato tanto per evitare nuove chiusure”, per non ripetere gli errori della prima ondata, per far tornare gli studenti a scuola in sicurezza e non tornare mai più in didattica a distanza. Sono stati elargiti bonus per vacanze, monopattini e ora arriverà anche quello per i rubinetti (sì, avete letto bene), ma il piano vaccini sembra essere ancora in alto mare. Si stanno preparando tanti bei padiglioni petalosi, ma a quanto pare la stessa Pfizer lamenta ritardi nella gestione dell’emergenza che ritarderanno la consegna delle dosi.

Renzi purtroppo ha ragione da vendere in questo caso, anche se i mi trova meno d’accordo sulla necessità di rispondere alla pandemia con il ricorso al Mes, e a quei 36 miliardi da mettere interamente nella sanità. Si può dare una risposta incisiva al virus anche senza. L’inutilità dei vari bonus fin qui elargiti sono lì a testimoniarlo.

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