Giovedì, 19 settembre 2024 - ore 02.44

Pianeta Migranti. Forti dubbi sulla missione militare in Niger

Il governo italiano ha deciso di mandare 500 soldati e 150 mezzi militari in Niger. Combatteranno il terrorismo e saranno un argine all’immigrazione, dato che una regione sicura è un deterrente ai flussi migratori. Almeno così nelle intenzioni. Ma l’operazione presenta ombre oscure.

| Scritto da Redazione
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Pianeta Migranti. Forti dubbi sulla missione militare in Niger

Il governo italiano ha deciso di mandare 500 soldati e 150 mezzi militari in Niger. Combatteranno il terrorismo e saranno un argine all’immigrazione, dato che una regione sicura è un deterrente ai flussi migratori. Almeno così nelle intenzioni. Ma l’operazione presenta ombre oscure.

 I nostri soldati avranno il compito di addestrare forze che incrementino la stabilità e combattere il terrorismo nella fascia del territorio dell’Africa sub-sahariana tra il deserto del Sahara a nord e la savana del Sudan a sud. Svolgeranno anche attività di sorveglianza e di controllo del territorio interessato dalla rotta dei migranti che dalla Nigeria arriva in Libia. I primi 150 soldati partiranno già nelle prossime settimane ed entro l’estate, con ogni probabilità, sostituiranno il contingente francese: un fortino della Legione Straniera nel deserto, poco lontano dalla frontiera con la Libia dove, l’anno scorso sono passate più di 300 mila persone in fuga verso l’Europa.

Padre Mauro Armanino, da anni missionario a Niamey, all’annuncio dell’impegno militare italiano del Niger ha reagito in modo sdegnato: “Vergogna, seguiamo Macron su una strada pericolosa, violando nei fatti la sovranità del Niger e abbracciando una classe politica corrotta al soldo di Parigi”.

Il missionario non crede che addestrare forze locali possa contribuire alla stabilità e alla lotta contro il terrorismo: “in realtà ci aggiungiamo a chi, con il pretesto del contrasto al terrorismo persegue solo la geopolitica delle risorse: uranio e non solo, in Niger, in Mali e fino alla regione del Lago Ciad”. L’operazione militare “è un grande business che si alimenta anche con l’arrivo delle ong, grazie al fondo Fiduciario UE”

- denuncia il missionario - convinto che dietro le quinte, ci sia la presenza di Macron, presidente della Francia, ex potenza coloniale che ai giacimenti di uranio e all’influenza politica nel Sahel non intende rinunciare. Siamo in presenza, “di una logica guerrafondaia che, purtroppo, l’Italia ha sposato tradendo la sua Costituzione”. Una logica che si avvale dell’appoggio del governo del Niger, riconosciuto come corrotto, e dei militari locali ripetutamente accusati di chiudere un occhio sul traffico di migranti, se non addirittura di collaborare attivamente per aiutare i trafficanti a passare il confine.

Attualmente, in Niger è in corso un grave scandalo che coinvolge la società francese Areva che nel paese possiede numerose miniere di uranio e alcuni politici locali sono accusati di corruzione e di aver sottratto fondi pubblici.

“Qui in Niger- afferma padre Armanino- truccano le elezioni e invece di sostenere l’agricoltura, l’istruzione e il lavoro sperperano il denaro pubblico”. Inoltre, non si può trascurare il rapporto con le comunità locali: “parte della popolazione e della società civile vede male che forze esterne possano impiantarsi impunemente nel Paese e teme la svendita della sovranità nazionale.”

Per il missionario, l’invio dei militari non arresterà i flussi migratori che dall’area subsahariana raggiungono la Libia attraverso il Niger, anzi, verranno sospinti verso nuove rotte più complicate, rischiose e costose. “Chi ha fame non si ferma con gli eserciti ma con lo sviluppo. E noi italiani ci mettiamo su una strada sbagliata che si perderà nel deserto”.

Prima, abbiamo pagato i guardiacoste libici per riportare i migranti in Libia, poi, le brigate che controllano i campi di detenzione in Libia; ora, militarizziamo il Niger dove sono già presenti soldati francesi, tedeschi e americani. E infine, per salvarci la faccia, mandiamo in Niger le ong umanitarie ad aiutare i migranti che i nostri militari dovranno fermare. Con una mano aiutiamo e con l’altra colpiamo

 

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