Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 12.27

Pianeta migranti La società civile apre corridoi umanitari

Comunità di Sant’Egidio e Federazione delle Chiese Evangeliche finanzieranno con i fondi dell’8 x 1000 un progetto che ha l’obiettivo di trasportare in Europa in modo sicuro 1.000 profughi nei prossimi mesi.

| Scritto da Redazione
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Nei prossimi giorni saranno aperti corridoi umanitari da tre paesi - Libano, Marocco ed Etiopia – permettendo un viaggio in sicurezza, in aereo, a chi è particolarmente bisognoso, come minori non accompagnati, donne incinte o con bambini, disabili. Le due organizzazioni apriranno degli uffici che si raccorderanno con i consolati delle ambasciate italiane nei tre paesi sopra nominati i quali, in base a regolamenti europei vigenti, avrebbero già la possibilità legale di rilasciare visti per motivi umanitari a soggetti particolarmente vulnerabili, dice Paolo Naso, coordinatore della Commissione studi della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. E’ una norma rimasta finora quasi del tutto inapplicata. Eppure sarebbe uno spiraglio per un modo diverso di gestire l’attuale crisi.

E’ di fatto un intervento pilota che i promotori sperano possa essere seguito da altri paesi e diventare un modello per un intervento europeo più globale. I fondi necessari per portare i profughi in Europa scavalcando i trafficanti, continua Paolo Naso, sarebbero inferiori a quelli impiegati per l’operazione Triton,  “una misura del tutto inutile che si limita a monitorare il canale di Sicilia e dissuadere gli scafisti. Ma è un dispositivo fragile ed eccezionalmente oneroso. Con i canali umanitari si spenderebbero meno soldi e si potrebbero gestire i flussi secondo criteri all’altezza della tradizione umanitaria dell’Ue”.

L’iniziativa è di grande importanza perché punta a dimostrare che ci sono modi immediatamente praticabili e sostenibili  per affrontare l’attuale crisi, sconfiggendo l’impressione subdolamente veicolata dalle misure attuali che le morti in mare, seppur deprecabili dal punto di vista umanitario ed emotivo, scoraggiano nuove partenze. Sarebbe necessario, invece, “affrontare il tema più generale, ovvero la destabilizzazione della porzione di mondo che va dal Nord Africa al Medio Oriente e che arriva all’Africa Subsahariana: è il collasso economico e geopolitico di quest’area che determina flussi migratori così rilevanti. L’emigrazione di massa non è la soluzione ma è il fenomeno che denuncia la gravità di una situazione che non si può ignorare”.

Per Paolo Naso, infine, la collaborazione ecumenica è un valore aggiunto. Per quanto riguarda le chiese evangeliche, i corridoi umanitari sono un altro strumento del progetto Mediterranean Hope che comprende un Osservatorio a Lampedusa e la Casa delle culture – Centro di accoglienza di Scicli. Inoltre è da considerare  il loro legame con l’Europa protestante (Germania e Svezia in particolare) e con il suo peso politico ed economico. La Comunità di sant’Egidio contribuisce invece con la sua esperienza nelle relazioni istituzionali e nella mediazione internazionale. 

I corridoi umanitari sono da tempo e con forza richiesti da tutte le associazioni della società civile coinvolte nella gestione dell’attuale crisi migratoria e sollecitati dallo stesso segretario generale dell’Onu. D’altra parte, se l'Europa è pronta a riconoscere il diritto d'asilo a centinaia di migliaia di persone che premono alle sue porte, è logico prevedere anche un passaggio sicuro fino alle frontiere del continente. Davanti alle titubanze istituzionali, le chiese evangeliche e la comunità di sant’Egidio hanno preso un’iniziativa politicamente forte, che afferma il diritto a  migrare in sicurezza e dignità e che si spera divenga presto il modello per altri, ma soprattutto per l’apertura di corridoi ufficiali, garantiti, se non gestiti, da precise disposizioni europee.

Bruna Sironi

Foto n. 1 : Migranti. La Casa delle culture-Mediterranean Hope di Scicli in marcia con la cittadinanza – Agenzia stampa evangelica

Foto n. 2 : Cena organizzata dalla comunità di Sant’ Egidio per migranti appena arrivati

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