Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 06.31

Pianeta Migrante I disastri in mare non sono finiti

La società civile avanza proposte per la gestione della crisi migratoria, mentre le istituzioni europee danno inizio all’operazione militare contro i trafficanti nel Mediterraneo

| Scritto da Redazione
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Nuova strage in mare. Sono un centinaio i corpi riconsegnati dal mare in diverse località della costa libica. Difficile dire se sono tutti quelli che non ce l’hanno fatta a sopravvivere all’ultimo naufragio o solo una parte, e quale parte. Sono 1.830 le persone salvate nelle ultime ore nel Mediterraneo in sei diverse operazioni di soccorso.

Sono 2.987 i morti davanti alle nostre coste dall’inizio di quest’anno. Lo dice l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, Oim, e aggiunge che, finora, sono arrivati in Europa via mare 557.899 migranti.

Eppure, per trovare questi numeri, che danno la dimensione di un problema dalle ripercussioni umane, sociali e politiche enormi, bisogna scorrere a lungo le pagine on line dei maggiori quotidiani italiani.  A due anni dal naufragio di Lampedusa, dove morirono 386 persone, disastro che cambiò la percezione del fenomeno migratorio e fece dire alle istituzioni europee che un incidente simile non sarebbe successo mai più, nulla è cambiato, anzi i morti in mare non fanno più notizia.

Così come ben poche, e quasi solo nei siti specializzati, sono ormai le informazioni su quello che succede sulla rotta balcanica, nell’Europa dell’est, dove le violazioni dei diritti umani e delle convenzioni internazionali in materia della protezione dei profughi, e perfino della salvaguardia dei minori, sono stati violati in maniera smaccata e vergognosa, come del resto è successo a Ventimiglia, sul confine tra l’Italia e la Francia, e a Calais su quello tra la Francia e l’Inghilterra. Episodi così gravi da aver messo in gioco l’idea stessa di Europa come continente di democrazia avanzata e consolidata. I numerosi vertici europei in materia non sono riusciti a trovare un accordo significativo che potesse garantire la salvaguardia di chi era già arrivato ed evitare altre tragedie a chi è e si metterà in cammino, smantellando la rete di trafficanti che sulla pelle dei migranti sta accumulando capitali enormi. Ben presto qualche ricerca ci dirà in quali traffici illeciti sono stati reinvestiti. Quanto c’entrano le mafie già lo intuiamo, anzi lo sappiamo. 

Ma è chiaro cosa si dovrebbe fare per gestire in modo umano e secondo i dettami delle convenzioni internazionali vigenti il fenomeno. Nell’ultima settimana, proprio in occasione della commemorazione del naufragio di due anni fa che ha scosso le nostre coscienze, due sono stati i momenti centrali della mobilitazione, in due luoghi simbolici: Lampedusa appunto, diventata ormai emblema dell’accoglienza grazie all’intelligenza e all’umanità del suo sindaco e della popolazione tutta, e Bolzano, frontiera verso l’Europa da cui sono passati dall’inizio di quest’anno in media 100 migranti al giorno.

Dall’isola Amnesty International e altre importanti organizzazioni impegnate nelle operazioni di soccorso come Save the Children e Medici senza Frontiere hanno ribadito richieste già più volte elencate dalla società civile italiana ed europea: dall’apertura di corridoi umanitari al rifiuto dei muri, concreti e ideologici; dal potenziamento del soccorso in mare alla creazione di un banca del DNA per il riconoscimento delle vittime, alla riforma del regolamento di Dublino che obbliga i migranti a registrarsi nel primo paese di approdo; dalla creazione di un sistema di asilo europeo al potenziamento degli interventi di sviluppo nei paesi di partenza e al sostegno all’inserimento dei migranti nelle comunità di arrivo.

Dalla stazione di Bolzano, durante una manifestazione dal titolo emblematico “Bolzano frontiera d’Europa” cui ha partecipato anche il presidente della regione Trentino Alto Adige, il senatore Manconi, presidente della commissione diritti umani del Senato, ha lanciato un documento, ora conosciuto come Carta di Bolzano, che si propone di sostenere anche a livello istituzionale provvedimenti già più volte indicati. Infatti ancora troviamo il superamento del regolamento di Dublino e l’istituzione di un diritto di asilo europeo, ma anche misure per un ingresso più sicuro e intelligente.

Non sappiamo se e quando la Carta di Bolzano sarà un giorno dibattuta nelle istituzioni italiane e europee, e ancor meno possiamo prevedere se verrà mai adottata, sappiamo però che oggi inizia l’operazione militare europea contro il traffico nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo. Lo scopo: catturare i trafficanti e distruggere la rete criminale. Sei sono per ora le navi schierate al largo delle coste libiche, altre tre sono in arrivo da paesi del nord Europa. Presto capiremo sulla pelle di quanti migranti e profughi quest’operazione militare sarà stata giocata.

Bruna Sironi

 

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