Sabato, 20 aprile 2024 - ore 01.49

Pianeta Migranti. Quando dare solidarietà diventa reato.

Dall’estate 2017 si gettano ombre oscure sui salvataggi in mare delle Ong. Ora si accusa di “reato di associazione a delinquere per traffico internazionale dei migranti” la nave della Ong spagnola ProActiva Open Arms.

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti. Quando dare solidarietà diventa reato. Pianeta Migranti. Quando dare solidarietà diventa reato. Pianeta Migranti. Quando dare solidarietà diventa reato. Pianeta Migranti. Quando dare solidarietà diventa reato.

Pianeta Migranti. Quando dare solidarietà diventa reato.

Dall’estate 2017 si gettano ombre oscure sui salvataggi in mare delle Ong. Ora si accusa di “reato di associazione a delinquere per traffico internazionale dei migranti” la nave  della Ong spagnola ProActiva Open Arms.

Commenta padre Alex Zanotelli: “Come è possibile mettere sotto inchiesta una nave che ha salvato tante vite? Il primo eritreo sceso dalla nave pesava 35 chili e ho pensato ad Auschwitz. È inaccettabile! Sono convinto che come noi parliamo dei nazisti, così domani diranno di noi”.

L’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) esprime sconcerto per il sequestro della nave della ong ProActiva Open Arms che, il 15 marzo scorso, a 73 miglia dalla costa libica, aveva portato in salvo 218 migranti. Durante questa  operazione, Open Arms era stata inseguita da una motovedetta libica che, sotto minaccia armata, le intimava di consegnare le persone stipate sul gommone. A questo ordine,  OpenArms poneva un rifiuto.

ASGI precisa che sul piano giuridico, le norme internazionali in materia di soccorso in mare e quelle relative al contrasto alla tratta di esseri umani impongono agli Stati il rispetto del “principio di non respingimento”. Pertanto, salvare i migranti e respingerli in Libia da dove scappano, viola le convenzioni internazionali sul soccorso. “Nessuna delle condizioni richieste dal diritto internazionale marittimo e dal diritto internazionale in materia di asilo - dice Asgi - può essere soddisfatta in Libia, sia in ragione dello stato di guerra civile in cui versa il Paese, sia in ragione della radicale mancanza di qualsiasi possibilità di garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali ai cittadini dei Paesi terzi che si trovano in Libia e a coloro che vi vorrebbero chiedere protezione internazionale”.

Gli operatori della Opens Arms rifiutandosi di consegnare i migranti alla guardia costiera libica, oltre a rispettare la normativa vigente, erano certi che se i migranti fossero stati riportati nei centri di accoglienza libici sarebbero stati sottoposti a condizioni di vita disumane ed esposti a violenze continue. E’ lo stesso Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che a partire dalle inchieste di UNSMIL, la missione Onu a Tripoli nei centri di accoglienza, ha dichiarato che “i migranti sono sottoposti a detenzione arbitraria e torture, tra cui stupri e altre forme di violenza sessuale”. UNSMIL ha documentato anche la condotta violenta da parte della Guardia costiera libica nel corso di salvataggi e / o intercettazioni in mare.

A partire da questi elementi, va detto che gli operatori di Open Arms hanno agito secondo il regolamento e secondo coscienza: hanno preferito mettere al primo posto il bene delle persone la cui vita era seriamente in pericolo, piuttosto che piegarsi ordini che avrebbero compromesso la loro sopravvivenza. Ma va detto che oggi, salvare vite umane è preso di mira come se fosse un reato. C’è però da chiedersi cosa avrebbe dovuto fare l’equipaggio della OpenArms. Lasciare annegare i migranti? Lasciarli in balia dei proiettili della guardia costiera libica?

E’ triste constatare, ancora una volta, che vengono posti ostacoli e muri alle iniziative di solidarietà. E’ paradossale che i drammi della guerra, le vessazioni e lo sfruttamento che i migranti subiscono nel Paese di provenienza non siano sufficienti per vedere riconosciuto  il loro diritto di fuggire e di essere salvati! Per fortuna ciò non passa inosservato, anche se siamo in un Paese che ha appena espresso un voto politico contro i migranti. C’è ancora una fetta di società “civile” che chiede di fermare questa macchina del fango nei confronti di chi, a rischio della propria incolumità, dedica la vita a salvare quella di altre persone in gravi situazioni di pericolo. Per senso di umanità e di civiltà non possiamo che stare dalla parte di chi difende i più deboli.

 

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