Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 08.18

Pianeta migranti. Yemen, in fuga dalle bombe italiane

Yemen allo stremo. Lo dichiara Human Rights Watch e l’Agenzia Onu per I rifugiati. Se non fermiamo l’invio di bombe prepariamoci ad accogliere anche i profughi yemeniti.

| Scritto da Redazione
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Rete Italiana per il Disarmo ha monitorato l’invio di tre carichi di bombe dall’Italia in Arabia Saudita. L’ultima spedizione sarebbe partita dalla Sardegna la notte del 19 novembre scorso in dispregio della legge 185 del 1990 che vieta di esportare armi a paesi in guerra.

Secondo l’Osservatorio permanente per le armi leggere di Brescia Opal, sono bombe fabbricate nell'azienda tedesca Rwm che ha sede in Sardegna. Infatti, bombe tipo Mk84 e Blu109 provenienti dall’Italia sono state  ritrovate inesplose in diverse città dello Yemen che  da sette mesi è bombardato dalla coalizione guidata da Ryad. Gli sceicchi, con l'appoggio dei paesi sunniti della regione, ma senza alcun mandato internazionale, stanno colpendo il paese per contrastare l’avanzata del movimento sciita degli Houthi.

Il bilancio delle vittime è pesante: 5.700 morti di cui almeno 830 tra donne e bambini e 20mila feriti oltre a una “catastrofe umanitaria” con più di un milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di aiuti urgenti.

Lo Yemen, un paese di 25 milioni di abitanti, si sta svuotando. La popolazione si riversa nel Corno d'Africa, soprattutto nel Somaliland e a Gibuti dove i campi profughi si sono gonfiati a dismisura. Ma per Gibuti in particolare, paese piccolo e dall’ecosistema estremamente fragile, le stime dell’accoglienza sono a dir poco catastrofiche: circa 300.000 profughi a cui trovare una collocazione su un territorio desertico, in un clima torrido e con una grande scarsità di acqua.

I bombardamenti in Yemen avvengono in modo indiscriminato. Nella città di Haydan, il 26 ottobre scorso dopo un assedio martellante giorno e notte, un attacco aereo guidato dall’Arabia Saudita  ha distrutto l’ospedale supportato da Medici Senza Frontiere che hanno dichiarato: ”L'ospedale è stato completamente distrutto al primo colpo. Non è rimasto in piedi  niente. Era l’unico ospedale ancora in funzione nella regione e assisteva quasi 200.000 persone. Era molto affollato e funzionava bene. Aveva anche un servizio ambulatoriale per curare bambini malnutriti. Gli attacchi sono proseguiti anche il giorno dopo e gli abitanti hanno trovato rifugio all’interno di grotte scavate nella roccia con l’ingresso bloccato da grosse pietre. Poiché diverse famiglie erano stipate nella stessa grotta non potevano nemmeno stendersi per dormire.”

Human Rigts Watch, in un rapporto intitolato“ Perchè la casa di mio fratello è un obiettivo militare?” sostiene che la coalizione capeggiata da Ryad bombarda abitualmente obiettivi civili e che non viene aperta nessuna indagine su questi attacchi che uccidono centinaia di civili innocenti.

Il coordinatore Onu per gli aiuti umanitari in Yemen si è appellato alla comunità internazionale perché trovi una soluzione politica al conflitto, prima che si arrivi alla devastazione totale del paese. “In questo conflitto, abbiamo visto un disinteresse quasi totale per la vita umana, la violazione del diritto umanitario internazionale con veri e propri crimini di guerra”. Davanti a un quadro di così grave portata, Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International e l’Osservatorio OPAL hanno chiesto  un incontro urgente con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per chiarire la posizione del governo italiano sulle esportazioni di armamenti all’Arabia saudita. Auspichiamo che tale richiesta venga esaudita al più presto possibile.

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