Portogallo Varata la «finanziaria della Esquerda» di Elena Marisol Brandolini
Il governo socialista approva, con l'astensione di comunisti, verdi e Bloco, la legge di bilancio per il 2020. Investimenti, servizi pubblici, giustizia sociale, aumento dei salari, ma anche riduzione del debito: questi i cardini del provvedimento
Ha passato la prima prova del fuoco il governo portoghese del socialista António Costa: lo scorso 10 gennaio l'Assembleia da República ha approvato la legge finanziaria per il 2020 con il solo voto del partito socialista (Ps), il voto contrario delle destre – i conservatori del Psd, i democristiani del Cds, i liberali di Il e l’estrema destra di Chega – e l’astensione del resto dei partiti progressisti del Bloco de Esquerda, dei comunisti del Pcp, dei verdi del Pev, di Livre (una scissione del Bloco) e del partito ecologista Pan (più tre deputati del Psd della zona di Madeira).
“Una manovra di bilancio di continuità e di progresso che affronta le quattro sfide strategiche del cambio climatico, della demografia, della transizione digitale e delle diseguaglianze”, diceva Costa avviando il dibattito parlamentare. Per una legislatura iniziata con le elezioni dello scorso 6 ottobre che ha premiato la politica della cosiddetta geringonça, dando la vittoria netta ai socialisti, senza però portarli alla maggioranza assoluta parlamentare (108 seggi su 116). E l’esecutivo che si è costituito una ventina di giorni dopo è un monocolore socialista di minoranza che governerà con accordi puntuali con ciascuna delle forze progressiste.
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