DI Arnaldo De Porti
Il mondo ha preso una piega che, ancor prima della pandemia e della guerra, ha subìto una tale metamorfosi in tutti i contesti sociali da escludere un ritorno ad un minimo di serenità, di concordia, di fratellanza, e ciò per sposare una sorta di anarchia personale nella gestione del vivere quotidiano: ognuno bada al suo orticello con l’obiettivo di farlo produrre di più rispetto a quello del vicino. E per fare questo, ogni pretesto sembra giustificarsi con motivi di opportunità, di diversificazione, di prestigio e quant’altro, elementi tutti che portano alla divisione sociale e, da ultimo, anche alla guerra.
Ciò che, a mio avviso è molto grave, sta nel presagire, peraltro senza alcun sforzo mentale, che il tracciato esistenziale futuro non sarà reversibile e quindi si arrivi ad una completa impossibilità di gestire il pianeta. Gli scricchiolii infatti si avvertono ogni giorno sempre più frequenti e pare che fra esseri umani sia diventato impossibile il dialogo: in politica poi, ciò è diventato un postulato. Se poi si considera che, quest’ultima avrebbe lo scopo di ingenerare serenità ed entusiasmo nel vivere, e ciò attraverso i tanti strumenti previsti anche dalla Costituzione, allora, rebus sic stantibus, siamo già tutti al…camposanto.
Forse le nuove generazioni non si accorgono a sufficienza di quanto sta succedendo essendo esse cresciute ed assuefatte ad un tale sistema ma, proprio per questo motivo, è necessario smuovere energicamente detto sistema che, nella fattispecie, non potrà certo perseguire obiettivi fisiologicamente attinenti alla sfera umana.
Addossare le colpe di questo andazzo non sarebbe difficile, solo che, allo stato delle cose, è diventato impossibile, se non addirittura pericoloso. Sulla base infatti della mia esperienza di vita posso affermare che non è stata di certo la povera gente a portarci dove siamo (questa semmai è colpevole - si fa per dire – della sua precarietà culturale che non le permette di far valere la sua voce attraverso il voto), ma di tanti “colletti bianchi” che, abusando della loro cultura ottenuta a pagamento, possono imbrogliare le carte a loro uso e consumo, tacitando l’ignorante. E questi cosiddetti “colletti bianchi” oggi regnano indisturbati, protetti in nicchie dorate, non solo, ma quand’anche un povero Cristo dovesse eccepire un solo “et” a loro svantaggio, essi si difendono gratuitamente abusando della loro posizione di dominanza… e tutto ciò fa parte del vivere quotidiano di questa gentaglia che, ahimè, non ha ancora capito che la cultura non deve essere usata per sopraffare, ma solo per aiutare chi non ce l’ha, essendo stato, quest’ultimo, meno fortunato degli altri per varie ragioni, anche di estrazione familiare.
Il mondo oggi va avanti così, purtroppo, tanto da spingermi a dire che, per poter campare alla meno peggio, ognuno di noi è costretto a farsi violenza psico-fisica quotidiana per sentirsi in piedi allo scopo di reperire le risorse necessarie per proseguire.
Le dittature sono figlie di questi andazzi che nulla hanno di democratico salvo il nome indebito di democrazia. Infatti, sta ritornando attuale quanto diceva Platone, e cioè che la troppa libertà mal gestita, finisce per sviluppare una malapianta con nome dittatura.
Parole al vento le mie, assai scomode per certi colletti bianchi.
Arnaldo De Porti