Provocazione. Per uscire dalla crisi. è necessario “Lavorare meno, lavorare tutti” | G.C.Storti
Però anche gli attuali pensionati e studenti saranno chiamati a lavorare.
È del 1978 il libro “Lavorare meno per lavorare tutti” firmato da Carniti, Morese, Frey, Cacace. La Fim-Cisl apri la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro. Naturalmente a parità di salario.
Siamo distanti anni luce da quell’impianto rivendicativo. Esso prevedeva un forte sviluppo, una capacità di crescita del paese che non c’è mai stata nei termini auspicati e propugnati.
Anzi nel ’93 fummo vicino ,come ora, al baratro al fallimento del sistema Paese.
Ora questo slogan è rivisitato sia sul piano politico che su quello pratico ma con un differenza fondamentale. Oltre all’orario diminuisce anche il salario.
Senza entrare troppo nello specifico ma facendo un ragionamento generale che parte dalla constatazione che difficilmente i PIL Europei dei vari paesi aumenteranno in maniera significativa nei prossimi anni e quindi vi è un grandissimo problema, vista la situazione sociale che spinge sempre di più fasce ampie di popolazione giovanile e non solo verso la povertà di redistribuire le risorse e la ricchezza esistenti.
Vi hanno provato in Germania, dove accordi sindacali specifici, per salvare la fabbrica hanno diminuito sia i salari ed in alcune situazioni, non ridotto l’orario, ma addirittura aumentato ( una settimana di lavoro gratuito). Lì però gli imprenditori non hanno cancellato dei sacrosanti diritti come ha voluto fare la Fiat.
Anche la Comunità Europea ragiona su questi possibili scenari.
Del resto in Italia abbiamo una legge del 1984 che permette la possibilità di ridefinire “contratti di solidarietà aziendale”.
Se l’obiettivo della piena occupazione è lontanissimo sicuramente può essere fattibile un ragionamento, partendo dalla stessa base produttiva, di allargare l’occupazione.
La legge Biagi ( detta la n. 30), che ha flessibilizzato eccessivamente il lavoro, non è riuscita a centrare l’obiettivo di aumentare l’occupazione. Anch’essa infatti si basava su un’ipotesi di sviluppo del sistema produttivo.
La legge Biagi ha anche però rarefatto e diminuito i diritti individuali dei lavoratori, mentre questo sistema lascerebbe inalterati i diritti tenendo da un lato i lavoratori legati all’azienda e sul piano sistemico consentire un’ aumento dell’occupazione in alcuni settori incidendo sui numeri generali.
In parte questo già avviene in alcuni comparti produttivi dove è in forte incremento il part-time ( commercio in particolare).
Mancano però gli strumenti sistemici per conseguire questo obiettivo. Si discute troppo dell’art.18 come ostacolo allo sviluppo e non si ascoltano gli economisti su queste necessità .
Spetta quindi alle forze sociali ed al Governo Monti decidere su quale piano far incontrare gli interessi generale con quelli particolari. Il sistema attuale degli ammortizzatori sociali ( essenzialmente cassa integrazione e mobilità) non regge più. E’ su questi punti che si deve agire come su quello molto importante dell’introduzione di un contratto unico di inserimento.
Infine una riflessione sul “ welfare produttivo”.
Chi osserva i sistemi del “ welfare produttivo” di altri paesi europei nota due fenomeni che in Italia o sono sotto traccia o ancor peggio in “nero” :il lavoro dei pensionati e degli studenti. In quei paesi europei circa la metà degli studenti e dei pensionati lavorano.
I pensionati per integrarsi la pensione ( mediamente più bassa ma meglio distribuita di quella italiana) e gli studenti per pagarsi (in parte) gli studi.
E non lavorano in nero ma con un sistema che assomiglia molto ai nostri voucher INPS ( che consente ai pensionati e studenti di poter lavorare senza evadere le tasse guadagnando fino a 5 mila euro all’anno) oppure con normative fiscali adeguate che permette ai pensionati di gestire quella immensa e qualificata rete di B&B (bed-and-breakfast).
Anche qui però è il modello sistemico che manca. Modello che può e deve essere deciso sia a livello nazionale che territoriale ( anche in parte comunale)
Sicuramente queste mie considerazioni non saranno condivise da molti ma credo sia necessario ogni tanto buttare un sasso nello stagno.
Rimane sullo sfondo il problema dell’immigrazione legale o clandestina che dir si voglia. Anche le attuali politiche dei flussi vanno ripensate e meglio finalizzate evitando però di dare ragione agli strafalcioni della Lega Lombarda di Bossi che sa proclamare solo il semplice slogan “ fuori gli stranieri dall’Italia”. Però non abbiamo molto da inventare, visto che siamo in Europa basterebbe comportarsi come negli altri paesi che sicuramente hanno saputo meglio di noi coniugare, evitando esasperanti conflitti, il dualismo crisi-immigrazione.
Attendo le vostre voci critiche e proposte.
Gian Carlo Storti
Inviare a direttore@welfarenetwork.it
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Per saperne di più.
Lavoro: Damiano (Pd), favorevole a contratto unico di inserimento
http://www.welfarenetwork.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4702:lavoro-damiano-pd-favorevole-a-contratto-unico-di-inserimento&catid=135:diritti-del-lavoro&Itemid=175
Il Contratto Solidarietà per uscire dalla crisi?
http://www.welfarenetwork.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4693:il-contratto-solidarieta-per-uscire-dalla-crisi&catid=135:diritti-del-lavoro&Itemid=175
Sconfiggere evasione fiscale con i voucher INPS
http://www.welfarenetwork.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3692:sconfiggere-evasione-fiscale-con-i-voucher-inps&catid=135:diritti-del-lavoro&Itemid=175
Pier Carniti clicca qui:
http://it.wikipedia.org/wiki/Pierre_Carniti