Martedì, 16 aprile 2024 - ore 20.13

"Diurno" di Michele Fogliazza in ebook su poesia2.0

| Scritto da Redazione

Uno dei più autorevoli portali di poesia italiana - www.poesia2punto0.com  - ha deciso di proporre in ebook "Diurno", raccolta di poesie del cremonese Michele Fogliazza edita per la collana "Opera Prima" dall'editore Cierre Grafica nel 2006.
Qualche mese dopo l'autore lo mise in scena, al Teatro Filodrammatici di Cremona, magistralmente accompagnato al pianoforte da Davide Carotti ( video su youtube qui: http://www.youtube.com/watch?v=W8ua3p8H9fU  )

Nel presentarlo sul proprio Blog - http://dadaubik.blogspot.com/  - l'autore, con lo strumento dell'autoironia, ricorda che "Diurno, la raccolta di poesie più sottovalutata del 900 sbarca in ebook su poesia 2.0; abbiamo mandato il nostro capo redattore a intervistare l'autore, il fatto che fossero la stessa persona non ha deposto a favore di entrambi, i quali si sono giustificati con una sola frase: "Fabrizio De André diceva che secondo Benedetto Croce dopo i 18 anni scrivono poesie solo i cretini e i veri poeti, e lui per precauzione si riteneva un cantautore... Oggi che le poesie sono scritte solo da qualche cantautore e i veri poeti, per precauzione, sono tutti morti io preferisco considerarmi un cretino."

Nella riflessione critica Bruno Maroncini dice:

"La spia che mi fa credere che Michele Fogliazza appartenga alla schiera dei poeti è il fatto che egli non nasconda ma anzi esibisca spudoratamente il corpo a corpo - un corpo a corpo che dandosi nell'elemento della poesia non può che manifestarsi nella corporeità della scrittura: la sonora corposità delle parole - che ingaggia con i poeti precursori. Che la sua poesia sia per la gran parte un rifacimento e un approfondimento di quella dei poeti precursori - che per un poeta italiano rispondono ai nomi di Dante e di Leopardi, precursori lontani, ma soprattutto di Montale e Campana, precursori questi vicinissimi e la cui influenza innerva d'angoscia le più belle poesie di questa raccolta - non depone a suo sfavore come se essa fosse mera imitazione, ma è la prova al contrario di quanto essa prenda sul serio il compito poetico e sia disposta a pagare il prezzo necessario per essere vera e giusta poesia.

Nella revisione ad esempio dell'Ugolino dantesco decisivo è lo spostamento, cubista come Fogliazza suggerisce nelle Note di lettura, dalla rappresentazione oggettiva e in fin dei conti solamente accennata dell'orrore, alla sua resa soggettiva, unica capace di mostrarci a quale grado di frantumazione l'io debba pervenire per arrivare a quella soglia fra l'umano e l'inumano, a quel punto di non ritorno nella degradazione, rappresentato dal "poscia, più che il dolor, potè il digiuno": l'io si è parcellizzato in una miriade di piccoli io, di piccoli oggetti che, perduto l'ultimo afflato della coscienza, si rivelano essere nient'altro che incarnazioni dell'abiezione. Allo stesso modo nella revisione del passero solitario leopardiano, l'uccello che cantava solo durante il giorno per tacersi al calare della notte, si trasforma in un «imbizzarrito animale notturno», in un «dolce urlatore notturno», che fugge dalla luce solare, si nasconde alla chiarezza del giorno, e attende silenzioso il tramonto.

Il rifacimento del passero solitario leopardiano ci introduce al tratto più precipuo del revisionismo poetico di Michele Fogliazza: l'indeterminazione del rapporto fra il giorno e la notte, fra la luce e il buio. Il compito della poesia è di schiudere l'essere attraverso il dire, il senso attraverso il suono: secondo il dettato di Heidegger ciò significa attribuire al dire poetico la capacità di condurre ciò che è nascosto alla manifestazione, alla visibilità. Il dire poetico conduce al giorno, offre alla luce, ciò che fino allora albergava nella notte e nell'invisibilità. Ma è sufficiente questa opposizione fra la notte e il giorno, fra la luce e il buio? Dove si raccoglie la notte una volta che si è fatto giorno? Dove il buio? Forse al centro stesso della luce del giorno. «L'uomo del sole diurno / scruta sottile l'orizzonte / come a studiarne l'avvenire / Ma qualcosa non coglie nel fluire del vento / nel continuo luccicare del sole»: non si accorge dell'aria che diventa sempre «più estranea» e «che s'infossa come nemico nel profondo». «Diurno», scrive Fogliazza, è termine ambiguo, è «il nome notturno del giorno»: è la notte quindi ad abitare il culmine del giorno, a installarsi al centro della luce. Nel cuore del giorno c'è la notte, e se si riesce a guardare fissi in questa notte ci si accorgerà che essa riluce. Il Dioniso notturno cede il passo a Fanes, al dio che porta alla luce, che rende visibile il nascosto".

Di seguito la testimonianza dell'autore riportata da poesia 2.0:

"Opera Prima è stata sicuramente una felice esperienza. Mi ha aiutato a staccarmi dal primo vagito poetico facendolo depositare, dandomi tempo per riflettere e rielaborare.

Il primo confronto con una critica delle proprie poesie permette di vedere i tuoi versi dall'esterno, tracciandoli in un panorama più ampio e profondo. Senza che questo costituisca un approdo ma appunto un inizio.

Opera prima è una culla per gli esordi ed è nell'esordio che si devono curare i poeti per metterli di fronte a un primo benvenuto.

È importante per un poeta essere letto con attenzione, essere ascoltato, essere criticato suggerendogli possibilità e vicinanze con altri autori. Senza questa attenzione un poeta è abbandonato ad una solitudine molto popolata da altre voci da cui si sentirebbe inevitabilmente schiacciato e da cui non sarebbe udita quella briciola di unicità che dona senso al fare poesia.

"Abbiamo bisogno di selezioni Orazio. Altrimenti chiunque potrà dire: sono io il figlio del re! E per quanto questo sia allettante in una visione materiale non lo sarebbe affatto in una letteraria. Ci pensi Orazio che delirio se tutti quanti si dicessero poeti. E tutti si mettessero a compilare tonnellate di carta da ricoprire centinaia di Elsinore. E se, metti caso, prevalesse una mentalità domestica e debole che invogliasse tutti ad esprimere i propri sentimenti. Ah niente è più terribile del vagito della specie che si divincola in formule sentimentali. Si d'accordo una sedia resta sempre una sedia anche se moltiplicata mille volte ma come faremmo a distinguere Dante da Polonio con tutte queste pagine non ci sarebbero che capolavori sperduti in oceani di lettere. Ah che mondo terribile, se potessi parlare a un poeta di quel secolo gli augurerei che quantomeno ci fossero dei Caronti a traghettar le rime da salvare in qualche luogo più superficiale o più profondo di quell'infinito purgatorio."

Ecco Opera prima è uno di questi Caronti capaci di raccogliere e conservare i nuovi poeti dall'infausto e perenne carnevale delle voci.

a cura della redazione di www.welfarenetwork.it

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