Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 08.25

Quando si parla di caccia si abbia il rispetto che si deve ad una attività costituzionalmente garantita di Paolo Carletti (Cremona)

Signor direttore, abbiamo letto diversi articoli sul giornale relativi alla caccia ed alle interazioni che ha l’attività venatoria con la cittadinanza e diciamo subito che è inaccettabile che il piombo delle cartucce sparate vada a lambire o addirittura a colpire abitazioni o luoghi di lavoro.

| Scritto da Redazione
Quando si parla di caccia si abbia il rispetto che si deve ad una attività costituzionalmente garantita  di Paolo Carletti (Cremona)

Quando si parla di caccia si abbia il rispetto che si deve ad una attività costituzionalmente garantita  di Paolo Carletti (Cremona)

 Signor direttore, abbiamo letto diversi articoli sul giornale relativi alla caccia ed alle interazioni che ha l’attività venatoria con la cittadinanza e diciamo subito che è inaccettabile che il piombo delle cartucce sparate vada a lambire o addirittura a colpire abitazioni o luoghi di lavoro.

Questo è ovvio e di fatti esistono regole volte ad impedire tale eventualità, ricordo infatti che ai cacciatori è inibita l’attività venatoria a meno di 100 metri da abitazioni o luoghi di lavoro e nel caso in cui si sparasse in direzione di un edificio come sopra descritto la distanza dovrebbe aumentare a 150; la regola è giustissima e giustissimo è perseguire chi non la rispetta.

Altro è dire che «le nostre campagne stanno diventando un tiro al piattello». L’assunto, tanto errato quanto semplicistico, dimostra una totale disattenzione riguardo lo stato delle nostre campagne e riguardo l’attività venatoria. Anzitutto fino a trent’anni ni fa i cacciatori in provincia superavano i 9.000 oggi sono meno di 4.000 e poi mi si dica un cacciatore dove deve andare ad esercitare la sua passione costituzionalmente protetta se non  in campagna!

Ovvio, se i cacciatori sono liberi di cacciare i corridori di ogni sorta sono liberi di allenarsi ma magari, due mesi  l’anno no, possono avere l’accortezza di non correre in territorio di caccia onde evitare incidenti. Vedete, ca pisco che la caccia possa creare disagi ma quella autentica è cultura del rispetto per quel che ci circonda e interazione con la natura e con il mondo intero, è feeling unico ed irripetibile con il cane da cerca, è conoscenza del territorio, è rispetto per ogni forma di vita dei boschi e delle campagne ed è sfida, ricerca, sudore e conquista, o magari non conquista, della preda.

Quando si parla di caccia si abbia il rispetto che si deve ad una attività costituzionalmente garantita, alla sola attività che supera il diritto di proprietà dacché i soli cacciatori possono accede a fondi privati senza il permesso del proprietario e si pensi che in nessuna parte del mondo è mai stata vietata, anzi quasi mai.

Re Luigi XVI infatti nel 1789 vietò la caccia da parte del popolo nelle campagne e nei boschi privati e di lì a poco, forse non per pura coincidenza, scoppiò la Rivoluzione Francese.

Paolo Carletti (Cremona)

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