Scriveva quell’inquieto predicatore della bassa di un don Primo: ‘La pazienza dovrebbero averla gli italiani, poiché i guai sono molti, e la democrazia non ha il passo veloce delle dittature le quali agiscono, è vero, più rapidamente, ma è altrettanto storicamente provato che portano sempre alla catastrofe. Confermo, per l’appunto catastrofe! Lapalissiano? Figuriamoci, tant’è vero che così come ieri, nell’oggi, chissà se anche nel domani!... Quell’indomito di un Pedrini, al quale succhia sempre più spesso la ruota quell’inarrivabile di un Fedeli, appaiono sempre più negazionisti per eccellenza. Senti su. Eli Wiesel, scrittore e letterato, premio Nobel per la Pace, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz, purtroppo recentemente scomparso, bene ricordava: ‘Chiunque ascolta un testimone, diventa egli stesso un testimone’. Il suo timore infatti era che, scomparso l’ultimo testimone di quelle barbarie, il negazionismo avesse potuto rialzare la testa e prendere il sopravvento. Mi secca ammetterlo ahinoi, ma ci sono anche loro, gli irriducibili negazionisti! Non è di prima mano riuscire a sbloccare quella loro totale confusione mentale, partoriente inaccettabili terminologie quali ‘patacca di repubblica’, peggio, la ‘Democrazia è figlia degenere della Resistenza’, linguaggio sempre più trituratore di mie personali ‘gioie’(blasfemia a parte). Non possiamo e non intendiamo nel modo più assoluto stringere le chiappe stavolta, noi dell’urbe democratica, far finta di nulla, ed accettare l’ignobile epiteto di ‘italioti’(manco fossimo tanti italiani-idioti)!
Giorgio Carnevali (Cremona)