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Recensione di Miriam Ballerini de L'IPOTESI DEL MALE di Donato Carrisi

Mila è un'autolesionista, ed è attratta dal pericolo: “A dirle di proseguire era il mostro che dentro di lei fingeva di dormire”.

| Scritto da Redazione
Recensione di Miriam Ballerini de L'IPOTESI DEL MALE di Donato Carrisi

Recensione di Miriam Ballerini de L'IPOTESI DEL MALE di Donato Carrisi

 Per chi segue lo scrittore Donato Carrisi, avrà già conosciuto la protagonista di questo romanzo, Mila Vasquez: la poliziotta che indaga sugli scomparsi, già presente nel libro “Il suggeritore”.

Mila è un'autolesionista, ed è attratta dal pericolo: “A dirle di proseguire era il mostro che dentro di lei fingeva di dormire”.

Mila si ritrova a dover indagare su persone scomparse da anni e che, improvvisamente, tornano come assassini.

Ma che cosa sta succedendo?

Improvvisamente ci si trova ad aver a che fare con una macabra caccia al tesoro, dove ogni delitto porta con sé un piccolo tassello che suggerisce quale sarà il prossimo crimine.

Spinta dal suo superiore, Mila si trova a lavorare con Simon Berish, uno sbirro reietto, che tutti evitano, ma che ha dalla sua il grande dono di saper far parlare la gente.

Ecco che comincia a delinearsi qualche cosa in più in questo caso assurdo: si parla di Kairus, il signore della buonanotte che, negli anni, ha fatto sparire un sacco di gente.

Usando la camera 317 dell'hotel Ambrus, indica a chi vuole scomparire la via: dice loro di raggiungere la stanza, di sdraiarsi e di assumere dei sonniferi. In seguito lui verrà a prenderli e a portarli via.

Mila e Simon, prede del proprio passato e dei propri drammi, lottano insieme per risolvere questo caso.

Chi è Kairus? È qualcuno che pure noi lettori abbiamo vicino? Lo abbiamo trovato in questa o quella riga?

A un certo punto anche Mila scompare e Simon è il solo che possa trovarla; ma al contempo diventa anche lui un ricercato, accusato del rapimento della sua collega.

Il tempo stringe e tutte le tessere devono trovare il loro giusto posto per mostrarci l'intero piano.

Non è un libro a lieto fine, lo scoprirete, perché all'ultima riga troviamo qualcosa che potrebbe essere l'incipit per un nuovo romanzo.

Scoprirete però che cosa sia l'ipotesi del male: “E' un po' come affermare che facendo del male si può anche fare del bene, e che per fare del bene a volte è necessario fare del male”.

Troppo complicato? Non preoccupatevi, avrete modo di comprendere appieno cosa lo scrittore intenda.

Di Carrisi ammiro sempre la costruzione dei suoi romanzi, e l'inserire le spiegazioni che lui ha appreso nel suo mestiere di criminologo.

Anche qui ne troviamo ampi esempi, così che delle spiegazioni difficili diventino fruibili ai più.

Inoltre mi piace la sua moralità, come ad esempio parlando di un colpevole: “Perché la reale difficoltà non sta nell'affrontare il giudizio degli altri, ma nel convivere ogni maledetto giorno e dannata notte con l'idea di non somigliare alla brava persona che si credeva di essere”.

O la bellissima descrizione di un barbone: “In fondo quell'uomo le somigliava. Era in continua lotta con l'asprezza del mondo. Come un asceta o un cavaliere medioevale. La puzza era la sua armatura, gli serviva per tenere lontani i nemici”.

Il romanzo è suddiviso in ampi capitoli: Mila – Berish – Kairus – Alice – La camera 317 dell'Ambrus hotel.

Nella nota dello scrittore scopriamo che l'idea per questo romanzo gli è venuta quando è stato contattato da un vero scomparso e che, Kairus, era il nome del gatto di quest'ultimo.

Inoltre, per provare sulla propria pelle l'esperienza della sparizione, anche se con preavviso ai propri cari, Carrisi l'ha fatta davvero.

 

© Miriam Ballerini

fonte: "L’ipotesi del male" di Donato Carrisi: la casa è il luogo che ci segue ovunque andiamo - OUBLIETTE MAGAZINE

 

L'IPOTESI DEL MALE – Per quanto lontano si possa fuggire, la casa è il luogo che ci segue ovunque andiamo – di Donato Carrisi

© 2021 SuperTea

ISBN 978-88-502-5094-3

€ 5,00  Pag. 426

 

 

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