Sabato, 20 aprile 2024 - ore 15.13

Recensione LA SIGNORA DI REYKJAVÍK di Ragnar Jonassón © Miriam Ballerini

Un giallo ambientato in Islanda, protagonista una poliziotta di sessantaquattro anni che, fra due settimane, andrà in pensione.

| Scritto da Redazione
Recensione LA SIGNORA DI REYKJAVÍK di Ragnar Jonassón © Miriam Ballerini

Recensione LA SIGNORA DI REYKJAVÍK  © Miriam Ballerini

 Un giallo ambientato in Islanda, protagonista una poliziotta di sessantaquattro anni che, fra due settimane, andrà in pensione. E nemmeno per suo volere: il suo capo ha pensato bene di sostituirla subito e di “farla fuori”.

Vedova e con alle spalle il suicidio della figlia di soli tredici anni. Hulda ci viene presentata come una donna forte, forgiata dalle difficoltà, fra un capitolo e l'altro, suddivisi in giorni, si racconta della sua infanzia: di come sua madre sia stata costretta ad abbandonarla, per poi riprenderla quando aveva due anni.

Hulda viene profondamente colpita dall'imminente vuoto che le ha spalancato sotto i piedi la pensione.

Pensa alla sua vita, a come sarà: vuota e solitaria.

Anche se, timidamente, si sta avvicinando a un signore della sua età: forse la possibilità per ricostruirsi una nuova vita?

“Il tempo era come una fisarmonica: un minuto era contratto, l'altro si dilatava senza fine”.

E in questo tempo che si dilata, giusto due settimane che il capo le consente, quasi un contentino, per sistemare qualche vecchio caso,  Hulda non si lascia sfuggire l'occasione e s'impegna, corpo e anima, a riaprire un cold case: seguito da un suo collega per niente scrupoloso che lo ha archiviato come un suicidio, mentre è palese che si sia trattato di un omicidio.

Il caso riguarda la giovane Elena, una donna russa, perseguitata nel suo paese, in attesa del permesso di soggiorno.

“ Elena era arrivata in cerca di protezione, e tutto quello che aveva ottenuto era stata una tomba nel mare”.

Il suo cadavere era stato trovato in una baia, in “Un angolo di paese desolato e spazzato dal vento, dove i campi di lava brulli non offrivano riparo dalle tempeste che dall'Atlantico avanzavano verso sud-ovest”.

Nonostante lo scrittore narri a tutti gli effetti della tomba della povera Elena, troviamo queste descrizioni che ci danno ampio respiro e ci fanno immaginare il luogo, quasi fossimo lì, a osservare il cadavere posto a faccia in giù nel mare.

Ci sono diversi eventi, portati avanti di pari passo quasi stessimo facendo una camminata: ogni passo porta con sé un pezzo della storia.

Troviamo così la storia di Hulda bambina, la vita che Hulda sta vivendo e la sua indagine. Un crimine che Hulda fa in modo di insabbiare, ma che le si ritorcerà contro. E poi, fra le pagine, eccone alcune scritte in corsivo: non ci dicono di chi stanno narrando, forse di Elena? Oppure di Katia, visto che Hulda scopre che le giovani scomparse sono addirittura due?

Anche in questo caso, nonostante stia raccontando di un imminente omicidio, Jonassón tratteggia la scena in un modo esemplare: “Ripresero la marcia... accompagnati dal rumore dell'acqua sotto il manto di neve, il cui gorgoglio era una nota confortante e familiare nel silenzio disumano delle montagne”.

Il finale è tragico e inaspettato, ma lascia il dubbio che non sia finito effettivamente come ci è stato mostrato, perché, tranquillamente, veniamo informati che questo libro è solo il primo di tre con protagonista Hulda.

Non ci resta che aspettare e vedere quale sarà la sua prosecuzione.

© Miriam Ballerini

fonte: https://oubliettemagazine.com/2022/04/09/la-signora-di-reykjavik-di-ragnar-jonasson-il-doloroso-vuoto-dellinattivita-forzata/  

 

LA SIGNORA DI REYKJAVÍK – Qualsiasi cosa era meglio che tornare a casa... più vicina al doloroso vuoto dell'inattività forzata – di Ragnar Jonassón

© 2022 Marsilio  editore

ISBN 978-88-297-1207-6

Pag. 239  € 17,00

 

 

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