Sabato, 20 aprile 2024 - ore 15.07

Recensione ‘Terre e libertà’ , storie di sindacalisti vittime della mafia di Ilaria Romeo

Il bel libro, edito da LiberEtà, raccoglie le biografie di esponenti del movimento contadino e operaio uccisi dalla criminalità organizzata dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Un lavoro attento e meticoloso, frutto di accurate ricerche

| Scritto da Redazione
Recensione ‘Terre e libertà’ , storie di sindacalisti vittime della mafia di Ilaria Romeo

Recensione ‘Terre e libertà’ , storie di sindacalisti vittime della mafia di Ilaria Romeo

Il bel libro, edito da LiberEtà, raccoglie le biografie di esponenti del movimento contadino e operaio uccisi dalla criminalità organizzata dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Un lavoro attento e meticoloso, frutto di accurate ricerche

“Terre e libertà. Storia di sindacalisti uccisi dalle mafie” (edizioni LiberEtà, pp.176, euro 12,00) è un libro importante, che raccoglie storie di dirigenti e rappresentanti del movimento contadino e operaio vittime della criminalità organizzata dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. “Per la Cgil e per le forze di progresso – scrive Carlo Ghezzi nell’introduzione al volume – la lotta alle mafie, alle violenze, a ogni forma di illegalità antica o nuova hanno sempre rappresentato una delle grandi priorità, quasi una precondizione per poter puntare ad avere un ruolo e a svolgere una funzione per uno sviluppo diverso del Paese. Un impegno per il quale sono stati pagati pesanti tributi, che però hanno saputo conferire grande spessore e grande concretezza alla capacità del sindacato di guidare anche nei momenti più difficili, contro la mafia e contro le diverse forme di criminalità organizzata, le forze migliori del Mezzogiorno e dell’Italia”.

Impegno e tributi che il volume egregiamente racconta, unendo a una prosa scorrevole un’accurata ricostruzione storica. “Nella storia delle lotte sociali contro la mafia – si legge nel primo capitolo – si possono individuare tre fasi, distinguibili per alcune caratteristiche specifiche: la prima va dai fasci siciliani al secondo dopoguerra; la seconda abbraccia gli anni sessanta e settanta; la terza va dagli anni ottanta a oggi”. Queste tre grandi fasi rappresentano le sezioni nelle quali il primo capitolo del volume viene articolato. Ciascuna sezione è costituita da un testo introduttivo al quale fanno seguito brevi note biografiche dei singoli protagonisti: 41 per la prima fase, 6 per la seconda, 2 per la terza.

“Un conflitto mai terminato. Tredici storie per ricordarlo” è il titolo del secondo capitolo. Titolo esplicativo, chiarito ancor meglio nella nota introduttiva: “La storia d’Italia – vi si legge – è stata pervasa e condizionata pesantemente dalle mafie, che hanno contribuito ad alimentare, costruire e far sedimentare sistemi di potere tentando di impedire l’evoluzione sociale e politica del Paese. Questo racconto ha puntato a ricostruire e mettere in luce un’altra storia, quella di chi ha combattuto il fenomeno mafioso, arrivando a offrire molto spesso la propria vita”.

Il fatto è che la grande narrazione pubblica ha espunto negli ultimi anni dal racconto della lotta alle mafie il grande contributo ideale, politico, culturale e di sangue offerto dal movimento sindacale. “Un movimento – recita ancora la nota introduttiva – che si è da sempre battuto per il progresso sociale e civile del Paese e per l’emancipazione delle grandi masse contadine e lavoratrici. Nel corso di questa parabola il movimento sindacale si trova così a essere l’antagonista principale e naturale, forse l’unico insieme al Pci e al Psi nel dopoguerra, del fenomeno mafioso. Proprio per questo, a conclusione di questo lavoro, si è scelto di riportare alcuni profili biografici (1), alcune storie, alcuni volti, che si sono magari persi nel corso della grande storia, ma che hanno costituito quell’ossatura fondamentale nel contrasto al fenomeno mafioso, non arretrando mai rispetto all’obiettivo principale della propria lotta: l’emancipazione delle masse lavoratrici”.

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