Referendum Taglio Parlamentari Agostino Melega (Cremona) : io voto NO
In questo periodo ho provato a rispondere con garbo a cari amici che, per una insoddisfazione profonda col mondo politico in generale, intendono contribuire al ratto referendario del “senatore di vicinato”, ossia alla privazione per le piccole città, quali Cremona, di parlamentari che l’ elettore può incontrare la domenica mattina in piazza del Duomo, o in qualsiasi altra parte urbana.
Questi amici, non so perché, suppongono che la legge giacobina del “taglione” possa far aumentare la qualità della Camera e del Senato della Repubblica.
Ed è qui la prima domanda che ho posto loro, ossia in quale testo sapienziale abbiano trovato scritto che il piccolo sia grande. E li ho consigliati a considerare che la qualità dei parlamentari non può essere equiparata alle dimensioni della béreta de San Lurèens, che la se slàarga e la se strèens (cuffia di San Lorenzo, che si allarga e si si stringe). Il dono della qualità prescinde infatti dal numero delle persone che compongono un gruppo, una squadra, un Parlamento.
Possono rimanere anche solo in dieci al Senato, ma se essi non hanno senno e capacità volitive, la qualità scarsa rimarrà sempre quella che è, ossia monca, parziale e non soddisfacente. Allora che scopo ha il volerli ridurre?
Che scopo ha il voler togliere il senatore espresso dalla civile, dotta e solidale Cremona? Forse perché la città del Torrazzo è considerata dai seguaci del comico Grillo una capitale del nulla? A questi teorici che indugiano nel proporre speculazioni mentali che non stanno in piedi, e che vorrebbero azzerare la rappresentanza istituzionale e politica della nostra città, va detto semplicemente e chiaramente di No.
Mi piacerebbe essere informato su quale testo antropologico ed etnografico si sia attinto il concetto che il grande, ampio, rappresentativo mondo composto dal mosaico dalle popolazioni di un variegato paese civile come il nostro, non debba più a propria volta, per definizione dogmatica astrusa, poter più contare su una propria rappresentanza, che non è solo politica, ma pure geografica e storica. Soltanto volendo confondere le facoltà e le modalità dell’arguire razionale con la geometria sghemba ispirata da falsi profeti, si può far passare l’assioma che “il piccolo sia brutto ed inutile”, e si possa proporre che una città come Cremona, che non è una metropoli, debba essere cancellata dallo scenario parlamentare.
Altro argomento che ho sentito usare in discorsi propri del ragionare col veleno del pregiudizio, è quello di considerare in modo negativo tutti i parlamentari che si sono susseguiti, da settant’anni a questa parte, in partenza da Cremona per gli scranni di Roma. Come se essi non abbiano mai combinato nulla e che non abbiano mai fatto niente a beneficio della città. Questo è proprio intollerabile ed ingiusto. Ed ammesso e non concesso che possa essere stato così, ovvero che abbia un’ombra di verità questa fola maligna, come si combina tale considerazione col voler togliere la possibilità e la facoltà ai Cremonesi di cambiare i propri rappresentanti? Ovvero quei rappresentanti che non si sono comportati bene come promesso in campagna elettorale. Allora chiudo col dire che se un ragazzo giudica non più rispondente ai desideri la propria morosa, cosa fa? La elimina per sempre? Le mette un cappio al collo? O come succede il più delle volte con senno, la cambia e ne trova un’ altra migliore? Mi auguro, semplicemente, che ai Cremonesi venga lasciata, anche dopo il referendum, questa democratica facoltà.
Agostino Melega (Cremona)