Mercoledì 30 marzo davanti alla prefettura di Milano per pretendere un atto di giustizia e di umanità da parte dei responsabili politici e amministrativi che regolano la vita delle RSA in tutta Italia, che ancora privano gli anziani del rapporto stabile con i loro parenti o lo organizzano in modalità che rendono l’incontro ancora più straziante e doloroso, se le mani non si possono incontrare e i corpi avvicinare.
Anche se i contagi sono in risalita, per il governo Draghi sembra che il Covid non ci sia più, dal 30 marzo saranno alleggerite le misure di precauzione, di distanziamento e l’obbligo del green pass, ma nelle case di riposo l’incubo continua e gli anziani continuano a vivere isolati e separati dal mondo
La strage avvenuta nelle RSA, peraltro inspiegabilmente senza responsabili secondo i nostri tribunali, non ha insegnato nulla, ha solo aumentato vincoli e divieti per paura del contagio, fuga dalle responsabilità e soprattutto negazione dei diritti delle persone anziane e dei loro cari, ostacoli a riconnettere i legami umani e affettivi, che spesso alimentano in modo preminente la forza di un anziano per continuare a vivere.
Dietro questa insensibilità si nasconde un progetto politico, quello neoliberista: uno stato sociale minimo, che riduce progressivamente spesa sociale e sanitaria e nega il valore universale dei diritti. Per aumentare le spese militari si richiamano i valori dell’Occidente e i diritti umani. Ma nelle RSA durante tutte le fasi della epidemia questi sono stati ampiamente accantonati e dismessi, perché intere generazioni sono state escluse dalla cura e dalla attenzione sociale e sanitaria.
È chiaro che il futuro degli anziani dovrebbe essere pensato e organizzato nelle proprie case, con pensioni dignitose e assistenza domiciliare integrata. Tutti e tutte capiscono che questa è l’unico progetto che rispetta fino in fondo la vita delle persone e la loro umanità. Ma la realtà si sviluppa in senso opposto.
La giornata del 30 vuol essere un SOS: ridiamo la possibilità di incontro nelle RSA, rimettiamo al centro della politica la costruzione di uno stato sociale che affronti organicamente la qualità di vita degli anziani