Giovedì, 02 maggio 2024 - ore 08.30

Riforme costituzionali, Bordo (SEL): ‘Renzi non accetta un confronto in merito’

Il Deputato di Sinistra Ecologia Libertà scrive a seguito dello scambio tra Azzoni e il Sottosegretario Pizzetti in merito alle riforme costituzionali

| Scritto da Redazione
Riforme costituzionali, Bordo (SEL): ‘Renzi non accetta un confronto in merito’

Egregio direttore,

a seguito della lettera di Azzoni e della risposta del Sottosegretario Pizzetti, vorrei intervenire nel merito della questione riforme costituzionali. La frase del Premier Renzi «La Costituzione ce la facciamo da soli» evidenzia come non si sia voluto accettare un confronto di merito: un fatto che considero molto grave, che dimostra ancora una volta che non si è compreso che la Costituzione e le norme che tendono a modificarla non sono leggi come le altre, ma fanno parte di quel complesso normativo che è la base di tutto il sistema e della stessa convivenza civile.

Se la Costituzione stessa impone maggioranze molto qualificate per l’approvazione delle modifiche, se vuole due letture consecutive da parte di ogni Camera, se prevede che tra la prima e la seconda lettura ci debba essere uno spazio “di riflessione” di tre mesi, questo significa che si vuole una discussione approfondita, su tutti i temi, che ciascuno possa riflettere, decidere, votare, anche secondo coscienza. Non è concepibile imporre, in questo contesto, “tagliole”, sedute fiume, fissare dei tempi stretti e inderogabili per l’approvazione. Ciò vanifica proprio lo sforzo del legislatore costituente di fissare quella serie di regole, tese a far sì che la Carta sia il più possibile condivisa tra i cittadini innanzitutto, e poi dai legislatori. Nel 2004 Berlusconi fece lo stesso errore: imporre una modifica della costituzione con i soli voti della maggioranza di governo. Allora Luciano Pizzetti rappresentava un partito che si oppose tenacemente a metodi e contenuti di tale riforma, tra l'altro molto simile a quella di oggi.

La riforma in discussione in Parlamento non si può definire una riforma ma bensì una revisione, perché vuole mettere il sigillo a quello che è successo negli ultimi vent’anni. Infatti in queste ultime decadi si è ridotta sempre di più la partecipazione democratica dei cittadini, anzi, con il porcellum è stata negata ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, abitudine confermata dalla legge Del Rio sulle province. Con questa revisione costituzionale non si abolisce il Senato, ma si toglie ai cittadini il diritto di scegliere tale rappresentanza, scelta che di fatto sarà compiuta nelle segrete stanze dai singoli leader, introducendo un pericoloso sbilanciamento tra i poteri dello Stato. Inoltre il combinato disposto della legge elettorale e della riforma costituzionale ci annuncia scenari in cui una maggioranza risicata può affrontare e decidere temi che riguardano diritti fondamentali, quali informazione, servizi segreti, libertà religiose, fino addirittura a dichiarare guerra e a riscrivere la stessa legge elettorale.

Una notizia falsa diffusa per giustificare tale revisione è che le leggi devono essere veloci. Ma il problema vero non è la velocità delle leggi, ma la qualità delle stesse. Tutte le leggi sbagliate in Italia sono state approvate velocemente: dalle leggi ad personam, al porcellum, al pareggio di bilancio, fino alla legge Fornero con i suoi esodati. Questo impianto, l'italicum e la trasformazione del Senato con queste caratteristiche portano a un sistema sbilanciato senza contrappesi. L'idea espressa dal Sottosegretario di una riforma spezzatino, oggi la rappresentanza parlamentare, domani la forma di governo senza legarle fra loro, diventa davvero un rischio per la democrazia.

On. Franco Bordo, Sinistra Ecologia Libertà

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