Nella prima fase, sarebbero 802 le persone di origine prevalentemente siriana (190 dall’Italia e 612 dalla Grecia) che dovrebbero essere dislocate nel Paese secondo le quote obbligatorie approvate in settembre dal Consiglio dei ministri dell’Interno dell’UE a maggioranza. Un voto nel quale la Slovacchia si era distinta per la sua opposizione alle quote, contrattaccando con una minaccia di azioni legali contro l’UE. Il governo aveva solo indicato la volontà di accettare un massimo di 200 rifugiati in via del tutto volontaria, 60 dall’Italia e 40 dalla Grecia, oltre ad altre 100 scelti direttamente nei campi profughi di Libano, Giordania e Iraq.
Nonostante il termine sia scaduto senza che la Slovacchia abbia nominato un suo ufficiale di collegamento con il compito di selezionare tra i rifugiati in Grecia da trasferire come richiedenti asilo in Slovacchia (e quello in Italia è stato trasferito ad altro incarico), la Commissione UE tace su eventuali sanzioni, pur facendo notare che il governo slovacco non ha adempiuto ai suoi doveri derivanti dalla decisione del Consiglio dei ministri UE, secondo la quale ogni stato membro dell’Unione è tenuto a inviare in Italia e Grecia, paesi di contatto iniziali dei migranti nell’area Schengen, un suo ufficiale di collegamento. L’obbligo della nomina è però contestato dal ministro degli Interni slovacco, attraverso una dichiarazione ai media della sua portavoce, che afferma trattarsi solo di una opzione, non di una imposizione.
(Fonte The Slovak Spectator)