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Scheda, i guai delle donne| E.Rizzi

| Scritto da Redazione
Scheda, i guai delle donne| E.Rizzi

Un po' di dati sulla condizione femminile. Occupazione, tempi di vita e lavoro, welfare, salute, diritti, violenze, rapporto col potere| E.Rizzi
Occupazione. A marzo 2013, secondo l’Istat, le donne occupate in Italia erano 9.364.000, pari quasi al numero delle inattive che hanno toccato quota 9.224.000, con una notevole differenza rispetto ai maschi che lavorano in 13.310.000 e sono inattivi in 5.128.000. Inoltre il tasso di occupazione femminile, diversamente distribuito nel paese e con significative differenze tra Centro-Nord e Mezzogiorno, continua inesorabilmente a scendere perdendo lo 0,3% sia nella variazione congiunturale che su base annua attestandosi al 46,7% (maggio 2013). Sempre secondo l’Istat, poi, le donne in Italia, precarie e non, guadagnano mediamente il 20% in meno dei loro colleghi e oltre la metà delle pensionate ha un assegno da meno di mille euro al mese.

Tempi di vita, tempi di lavoro. È l’Isfol – Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori – a calcolare che la giornata lavorativa delle donne italiane è mediamente più lunga di 45 minuti rispetto a quella degli uomini e, soprattutto, è suddivisa in maniera diversa. Se quella di un occupato/a con almeno un figlio, tra lavoro retribuito, spostamenti e altri impegni, dura in media 15 ore, i padri ne dedicano 10 al lavoro retribuito e 5 al resto mentre le madri 7 ore e 9 minuti al lavoro retribuito e ben 8 ore e 35 minuti al lavoro familiare. Così le donne italiane diventano madri sempre meno spesso – 1,4 figli a donna e più al Nord che al Sud –, e sempre più tardi, verso i 32 anni.

Welfare = Lavoro. A metà strada tra la conciliazione e l’occupazione c’è il welfare informale, le badanti, le colf, le baby sitter che negli ultimi dieci anni sono progressivamente aumentate passando dal milione del 2001 all’attuale milione e 655mila (+53%) e che rappresentano al contempo una fetta consistente dell’occupazione femminile regolare e irregolare, per il 77,3% straniera. Oggi, secondo una recente ricerca Censis/Ismu commissionata dal ministero del Lavoro, causa la crisi, la maggioranza delle famiglie – oltre il 56% – dichiara di non riuscire più a sostenere economicamente un impegno che assorbe in media il 29% del reddito familiare. Così il 15% delle famiglie, che al Nord salgono fino al 20%, sta considerando l'ipotesi che un membro della stessa rinunci al lavoro per prendere il posto del collaboratore. Sempre la stessa ricerca stima poi che nel 25% delle famiglie in cui è presente una persona da assistere, e non si possa ricorrere ai servizi di un collaboratore, vi è una donna – nel 90,4% dei casi –, giovane – il 66% ha meno di 44 anni – che ha rinunciato al lavoro: interrompendolo – 9,7% –, riducendo significativamente l'impegno – 8,6% – o smettendo di cercarlo – 6,7% –. Intanto lo scorso anno, con la riforma Fornero, sono state oltre 148mila le donne italiane che magari già facevano conto di potersi occupare dei parenti più anziani o del nipotino o dare una mano alla figlia diventata mamma e invece non sono più potute andare in pensione.

In salute? Secondo stime del 2011 (Rapporto Bes 2013) la vita media in Italia è di 79,4 anni per gli uomini e di 84,5 anni per le donne ma con una speranza di vita in buona salute diversa: 56 anni per i maschi contro i 50 delle donne, spesso differente anche per area di residenza e in particolare nel Mezzogiorno dove le condizioni di vita e di salute sono meno buone di quelle del resto del paese. Generalmente però le donne italiane fumano e bevono meno alcool dei maschi, sono più magre – chi l’avrebbe detto?- ma sono più sedentarie. Soffrono meno rispetto ai maschi di patologie cardio e cerebro-vascolari ma superati i 65 anni ben il 35% di loro, contro il 15 degli uomini, vive sola e di queste il 50 % circa soffre di patologie neurodegenerative (Country Report Italia 2013).

Salute e Diritti. Mentre continua in Italia il trend in discesa del tasso di abortività, tra i più bassi dei paesi industrializzati grazie alle campagne di informazione sulla maternità consapevole e grazie al lavoro svolto dai consultori pubblici – come evidenzia l’annuale Relazione del ministro della Salute sull’applicazione della legge 194 –, resta il nodo obiettori di coscienza. Nell’ultimo quinquennio i medici obiettori in Italia sono passati dal 58,7 al 69,3%, con punte che superano l’80% in alcune regioni del Mezzogiorno. Sul versante consultori pubblici la situazione si inverte ed è il Nord a garantire minore assistenza con una forte presenza di consultori privati e scarsità di strutture pubbliche, considerate invece veri presìdi assistenziali soprattutto per le donne immigrate per le quali non è possibile fare stime attendibili sulla persistente pratica degli aborti illegali; pratica che nel 2008 la stessa Relazione del ministro stimava – ma solo per le italiane – in 15mila casi.

Donne e Potere. Nel nuovo parlamento, il più giovane e più femminile degli ultimi decenni, la presenza delle donne non raggiunge il 30 per cento. Tra i banchi del governo invece, prima delle dimissioni della ministra Idem, la percentuale di donne era del 33%. Cresce ma sempre sotto la media europea la presenza femminile ai vertici delle aziende private.

Violenza. A fine maggio 2013 i casi di femminicidio erano già 25, cinque ogni mese, uno la settimana…

Fonte: http://www.rassegna.it/articoli/2013/07/3/102329/scheda-i-guai-delle-donne

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