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UE: riforma del Patto di stabilità

| Scritto da Redazione
UE: riforma del Patto di stabilità

Silvana Paruolo UE: riforma del Patto di stabilità – A che punto siamo?  
Oggi, il dibattito sulle diverse possibili ipotesi di euro-bond (da quelle di un possibile nuovo Piano
Marshall europeo, a quelle da affidare a un’eventuale Agenzia europea del debito; ecc.) resta tuttora aperto. E la riforma del Patto di stabilità? In merito, è stato raggiunto un primo accordo politico nell’ottobre 2010. Poi, ci sono state le decisioni di dicembre. Ciò detto i dettagli devono ancora venire: ritmo di riduzione del debito, tipo di sanzioni da applicare, ecc. Intanto, i relatori della Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo, il 25 gennaio hanno comunicato agli altri membri della Commissione le loro proposte. Si saprà trovare la strada giusta per conciliare crescita, lotta a sprechi e corruzione, e riduzione dei debiti? Ma procediamo con ordine…
 
18 ottobre 2010 Accordo politico - Sulla riforma del Patto di stabilità, il 18 ottobre 2010, i ministri finanziari dell'Eurogruppo hanno raggiunto un Accordo politico quadro. Questo accordo è stato frutto di una faticosa mediazione tra estremismi opposti, che hanno visto, da una parte, i tedeschi (sostenuti da nordici, Repubblica Ceca e Slovacchia) decisi a imporre un modello di disciplina estrema, per un rigore efficace e credibile finalizzato a evitare in futuro nuovi casi Grecia e rischi bancarotte sovrane; e, d’altra parte, Francia e Italia (appoggiate da Belgio, Spagna, Portogallo e Grecia) decisi a respingere un modello di rigore, inflessibile e matematico.
Alla fine, i francesi hanno ottenuto una certa flessibilità politica nel varo delle sanzioni «allargate e più automatiche».Fermo restando che in futuro deficit e debito saranno trattati allo stesso modo, «le sanzioni automatiche scatteranno quando il Consiglio a maggioranza qualificata deciderà che un paese non ha preso i correttivi necessari entro sei mesi» [1]. Quindi, secondo l’accordo - superando il ruolo preminente della Commissione europea – le sanzioni dovranno essere decise dal Consiglio a maggioranza qualificata. I dettagli seguiranno..
 
La dichiarazione franco-tedesca dell’ottobre 2010 -   Alla vigilia del vertice europeo di Bruxelles del 28-29 ottobre, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno pubblicato una Dichiarazione congiunta in cui hanno indicato la doppia strada da seguire nella riforma del Patto: una prima tappa realizzabile con la sola modifica della legislazione secondaria Ue; e una  seconda tappa che prevede una riforma dei Trattati UE ( con relativi emendamenti da ratificare prima del 2013). Per la Dichiarazione, la riforma dei trattati sarebbe limitata a due punti:
 
a.    la creazione di un «meccanismo robusto e permanente per affrontare in futuro le crisi in modo ordinato e anche con la partecipazione del settore privato» per garantire la stabilità della zona euro. Le varie opzioni dovranno essere pronte per il vertice UE del marzo 2011.
b.     la sospensione dei diritti di voto di uno Stato membro in caso di violazione grave delle regole del patto.
 
Poi le decisioni del dicembre 2010 – Troppo poco e troppo tardi, alla fine, il Consiglio europeo del 16//17 dicembre 2010 ha preso due decisioni:
  
a.    una modifica limitata del Trattato - entro il 2013 - per potere istituire un futuro meccanismo permanente per salvaguardare la stabilità finanziaria dell'intera zona euro;
b.     raggiungere “un accordo sulle proposte legislative in materia di governance economica entro il giugno 2011, con l'obiettivo di rafforzare il pilastro economico dell'Unione economica e monetaria e di proseguire l'attuazione della strategia Europa 2020”.
 
Attualmente, le proposte legislative (formali) della Commissione europea sono in corso di esame (tra l’altro) al Parlamento europeo (Pe).
Tra i punti più delicati, c’è il carattere semi-automatico delle sanzioni: opzione privilegiata dalla Francia (con sostegno tedesco), ma che non piace a Bruxelles, e a una parte del Pe e dei paesi più virtuosi.
 
25 gennaio 2011, i relatori [2] della Commissione affari economici e monetari del PE hanno presentato i loro testi agli altri membri della Commissione. – Nuove regole più severe, un ruolo più forte per la Commissione (una Commissione europea forte e indipendente nel cuore del nuovo modello di governance; soppressione della possibilità degli Stati membri di votare contro azioni proposte dalla Commissione, una decisione della Commissione sarebbe applicabile a meno che gli stati membri non abbiano deliberatamente deciso di opporvisi, ecc.), sanzioni automatiche e più pesanti, un Fondo monetario europeo alimentato da multe e interessi, ecc. : questi, in sintesi, i punti salienti dei progetti di rapporto, messi in evidenza da un Comunicato stampa del Pe.
I sei relatori hanno sottolineato la necessità di rompere con il modello attuale di coordinamento delle politiche economiche, non solo per prevenire crisi, ma per migliorare l’economia UE a lungo termine..
Le regole dovrebbero essere percepite come un aiuto - e non come un ostacolo - per realizzare economie nazionali forti. I relatori propongono di:
 
a.    Accrescere il ruolo della Commissione europea nei diversi stadi dei processi - e negli sforzi di aggiustamento dei paesi - I relatori auspicano una Commissione anche incaricata di effettuare visite regolari negli Stati membri per esaminare la situazione economica e per identificare rischi e difficoltà di conformarsi agli obiettivi economici e finanziari. E chiedono di ridurre le possibilità per gli stati membri di non seguire una decisione della Commissione.
b. Ridurre il campo « degli accordi politici » (che - agli stati - consentono di chiudere gli occhi
    sulle rispettive difficoltà finanziarie).
c.      Che il “semestre economico europeo" e l'esame dei bilanci nazionali siano inclusi nel nuovo pacchetto legislativo per basare il processo su basi più solide di un semplice Codice di condotta.
d.     Che le decisioni del Consiglio e della Commissione siano rese pubbliche ogni volta che il trattato non preveda il contrario. I relatori ritengono che i diversi dialoghi dovrebbero essere istituzionalizzati, ivi incluso i “semestri europei”, discutendo la politica economica e di bilancio al parlamento, e accordando più spazio ai parlamenti nazionali.
e.     Per meglio affrontare situazioni d’urgenza, alcuni progetti di testi propongono la messa in piedi di un Fondo monetario europeo gestito secondo le regole dell’UE finanziato da multe e interessi connessi, e eventualmente altre risorse. Questo meccanismo - precisano – costituirebbe un meccanismo a lungo termine più adatto degli attuali meccanismi di salvataggio intergovernativi.
f.      Malgrado l’insistenza di alcuni Paesi, i relatori preconizzano la reintroduzione di sanzioni automatiche e – per ammontare e natura delle sanzioni – superano le proposte iniziali della stessa Commissione europea. Ad esempio, le multe per squilibri economici persistenti potrebbero raggiungere lo 0,5% del Pil nazionale (contro la proposta iniziale della Commissione dello 0.1%). E i paesi che tentassero di dissimulare i propri dati finanziari andrebbero incontro a nuova sanzione pari allo 0,5% del Pil.
g.    E la crescita? I rapporti pongono l’accento sulla necessità di utilizzare la governance come motore di crescita, in particolare, vigilando alla complementarietà tra gli strumenti di governance economica e quelli destinati a promuovere occupazione, crescita e investimento. Ad esempio - circa gli squilibri macroeconomici – un progetto di rapporto propone di obbligare gli stati membri a fare in modo che le misure che essi adottano per rimediare a eventuali squilibri siano compatibili con gli obiettivi di crescita dell’UE. Un altro rapporto suggerisce che gli stati membri i cui stabilimenti finanziari sono in ordine, ricevano mezzi finanziari supplementari per raggiungere questi obiettivi.

fonte: cgil nazionale

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