In occasione dello spettacolo nel foyer del Teatro è allestita un’installazione a cura degli allievi dell’Istituto A. Stradivari coordinati dai Prof. Ferdinando Ardigò e La Rosa Mauro. (in allegato scheda)
Le tematiche affrontate dallo spettacolo Cirano deve morire verranno anche trattare dal rapper AMIR ISSAA in “Potere alle parole: Educazione Rap”, ultimo appuntamento di Ponchielli Talk, che si svolgerà mercoledì 3 maggio ore 21.00 al Teatro Ponchielli (in allegato comunicato)
Cirano deve morire è una riscrittura per tre voci del Cyrano di Bergerac di Edmond Rostand. Uno spettacolo concerto con testi e musiche originali che trasforma la poesia di fine’800 in feroci versi rap. Rime taglienti e ritmo indiavolato affrontano in modo implacabile il tema della finzione attraverso il racconto di uno dei più famosi triangoli d’amore della storia del teatro. Due amici e la donna di cui entrambi si innamorano. Cirano deve morire eÌÂÂÂÂ una resa dei conti tra i tre protagonisti, i due morti e l’unica sopravvissuta, Rossana, che non riesce a liberarsi dei fantasmi che hanno distrutto la sua vita con l’inganno di un amore impossibile, ma che, allo stesso tempo, le hanno donato gli unici momenti di felicitaÌÂÂÂÂ, con la forza della fantasia. Cirano deve morire recupera la forza del testo originale attraverso la poetica rap, scelta necessaria – secondo il regista – non solo per esprimere l’eroismo e la verve polemica del protagonista, ma anche per rendere contemporanea e autentica, quindi fedele a Rostand, la parola d’amore.
NOTE DI REGIA
Cyrano de Bergerac eÌÂÂÂÂ una storia di inganni e di morte, di fedeltà agli altri e di tradimento di se stessi, una storia di parole che seducono e di silenzi che uccidono. EÌÂÂÂÂ una straordinaria storia di amore e di amicizia, forse la più grande del teatro moderno. Affidata di consueto a interpreti maturi che vedono nel testo nient’altro che una prova d’attore, appesantita dal verso alessandrino che non ha ancora trovato nelle traduzioni italiane risultati precisi e leggeri, si finisce inevitabilmente col dimenticare che questa, in realtà, eÌÂÂÂÂ la storia di tre ragazzi.
Il titolo, Cirano deve morire, eÌÂÂÂÂ una dichiarazione di intenti e insieme una preghiera che vi rivolgo in forma di esclamazione: dimenticatevi del Cyrano cosiÌÂÂÂÂ come pensate di conoscerlo.
Il primo atto del Cyrano de Bergerac reca a sua volta un titolo: “Una Rappresentazione a Palazzo di Borgogna”. Non eÌÂÂÂÂ un caso che un dramma sulla verità e sulla menzogna, sulla realtà e sulla finzione, si apra in un teatro. Un evento e il suo spazio. Richiamarlo mi serve per spiegare il primo tentativo: aderire a questa indicazione dell’autore (più suggestione che prescrizione), seguire questa traccia e portarla alle estreme conseguenze. Cirano deve morire sarà “Una rappresentazione in un teatro”, nel senso che si svolge tutta e unicamente nel teatro che la ospita, dal principio alla fine.
Tra il principio e la fine naturalmente c’eÌ una storia. La storia eÌ nota e sarebbe inutile cercare di ammantare di mistero ciòÌ che eÌ semplice come la vicenda di tre ragazzi. Lo sforzo della sinossi eÌ superfluo. In Cirano deve morire le foglie dell’ultimo atto sono ormai cadute. A ben vedere peroÌ non tutto eÌ perduto. Non tutti sono perduti. Nell’ultima scena dell’opera di Rostand Rossana vive. Quanto basta per innescare il secondo tentativo: raccontare di nuovo una storia giàÌ letta, mettere in scena una ripetizione (che sia l’ultima, perchéÌ Cirano deve morire), affinchéÌ emergano da essa le ambiguitàÌ e i significati, (le vere ambiguitàÌ e i veri significati), e questo senza che si sovrapponga, a portarci a fondo, l’interpretazione. L’interpretazione eÌ una malattia mentale – chi l’ha detto? Sono d’accordo con lui –.
Cosa vuol dire mettere ancora una volta su un palco Cirano, Rossana e Cristiano e metterli in condizione di mostrarci per l’ultima volta le loro vicissitudini? La risposta eÌ uno spettacolo concerto. Un’esibizione consapevole e a tratti aggressiva, che sceglie il verso rap e la sua poetica per riappropriarsi della spontaneitàÌ originaria e insieme, ma eÌ lo stesso, della profonditàÌ che Rostand a volte sembra voler dissimulare. Professione di cortesia nei confronti del pubblico? Parrucche e sfarzosi abiti seicenteschi possono nascondere le cose piùÌ difficili da dire.
Si puòÌ essere iconoclasti verso ciòÌ che non eÌ un’icona? Forse eÌ proprio questo il tentativo piùÌ importante: dimostrare che Cirano non eÌ affatto un’icona, non offre schemi. Semina indizi, tracce che portano a noi. Cirano ci appare molto piùÌ simile, piùÌ prossimo di quanto pensassimo, se riusciamo a smascherarlo, cioèÌÂÂÂÂ, letteralmente, se gli togliamo la maschera.
martedì 28 marzo ore 20.30
LA FABBRICA DELL’ATTORE
TEATRO VASCELLO, ELLEDIEFFE, FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA
CIRANO DEVE MORIRE
adattamento del Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand
Spettacolo vincitore del Bando Biennale College indetto dalla Biennale Teatro di Venezia 2018
di Leonardo Manzan, Rocco Placidi
regia Leonardo Manzan
con Paola Giannini, Michele Eburnea, Giusto Cucchiarini
musiche originali Franco Visioli e Alessandro Levrero eseguite dal vivo da Filippo Lilli
luci Simone De Angelis eseguite da Giuseppe Incurvati
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
produzione de La Biennale Di Venezia nell’ambito del progetto Biennale College Teatro – Registi Under 30 con la direzione artistica di Antonio Latella
produzione nuovo allestimento 2022 La Fabbrica dell’Attore - Teatro Vascello, Elledieffe, Fondazione Teatro della Toscana
Durante lo spettacolo è previsto l’utilizzo di luci stroboscopiche
Biglietti:
platea/palchi €30- galleria € 26- loggione € 22
biglietto studenti €12