Domenica, 28 aprile 2024 - ore 10.21

Un suocero di Luigia Ferrari

Racconto.ltre al lavoro nei campi, in quella famiglia così numerosa c’era molto da fare.

| Scritto da Redazione
Un suocero di Luigia Ferrari

Ho vissuto i primi quattro anni di matrimonio in casa di mia suocera e c’erano anche gli altri tre suoi figli, in un primo tempo non ancora sposati ed in seguito con le loro rispettive mogli.Oltre al lavoro nei campi, in quella famiglia così numerosa c’era molto da fare, anzi non c’era un minuto di sosta. Il mio carattere docile, a volte un po’ sottomesso, mi imponeva di rendermi utile, di prestarmi a tutto e, persino alla domenica, non mi rifi utavo di lavare le tute da lavoro degli uomini e di rammendarle al pomeriggio. Appena fuori dalla porta di casa, sulla mia sedia passavo il resto della giornata festiva cucendo e, se cantavo, - perché avevo anche il coraggio di essere allegra - le mie coetanee, che uscivano per la passeggiata, mi chiedevano se cantassi o se piangessi, tanto ero compatita. Non mi pesava lavorare per gli altri e mia suocera mi voleva bene, non mi ha mai dimostrato sentimenti di gelosia. Insieme collaboravamo per il buon andamento della casa ed insieme cercavamo di ubbidire agli ordini del vero padrone di casa: mio suocero. Era proprio lui, il padre di mio marito, la vera suocera cui erano dovuti rispetto ed obbedienza, anche nelle situazioni più banali, anche nello svolgimento di mansioni normalmente riservate alle donne. Prima di mezzogiorno, quando il tagliere era già in tavola e l’acqua per la polenta cominciava a bollire, mio suocero arrivava trafelato dai campi: versava la farina gialla nell’acqua e controllava ogni gesto di chi, quel giorno, doveva rimestare e stava ben attento che la polenta non venisse tolta dal fuoco nemmeno un minuto prima. Era lui a tagliare la prima fetta, con quei gesti lenti e rituali che ancora oggi rivedo nel ricordo. Era lui che distribuiva le parti di cui noi tutti sembravamo essere solo passivi beneficiari. Come per il cibo, per qualsiasi situazione era sempre e solo mio suocero che soppesava i pro e i contro, che prendeva decisioni ed a lui tutti dovevano il massimo rispetto.

da un racconto di Luigia Ferrari, Cremona, 16 maggio 2006

 

 

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