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Viaggio nelle tragedie del confine orientale. Intervista a Ilde Bottoli

| Scritto da Redazione
Viaggio nelle tragedie del confine orientale. Intervista a Ilde Bottoli

VIAGGIO NELLE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE DELL’ITALIA E DELL’UNIONE EUROPEA
Tra memorie divise, ma un solo futuro di pace e convivenza
Mercoledì 18 aprile trecentocinquanta giovani cremonesi sono tornati nelle loro “tiepide case”, (evocate da Primo Levi) dopo aver partecipato al diciassettesimo “Viaggio della Memoria” che dal 1996 continua a mantener viva nelle giovani generazioni degli studenti cremonesi l’idea che per la libertà e la democrazia dell’Italia e dell’Europa fu pagato un prezzo altissimo.
Al ritorno da Trieste e da quelle terre giuliane che furono drammatico “laboratorio della contemporaneità nell’Europa centrale”- perché, come afferma lo storico triestino Raoul Pupo, in esse si sono concentrate molte delle tragedie più significative e devastanti del Novecento - i giovani studenti di Cremona, Crema, Casalmaggiore e Soresina sono tornati arricchiti da un percorso storico e geografico tra le violenze del Novecento che oggi si snoda in parte dentro i confini della Unione Europea. ( segue dopo video)

Ilde Bottoli
Coordinatrice Comitato Provinciale per la difesa e lo sviluppo della democrazia Referente storico-scientifica del progetto della Rete di Scuole Superiori della Provincia di Cremona

A cura di Gian Carlo Storti
www.welfarecremona.it
Cremona 2 maggio 2012

L’intervista
Viaggio nelle tragedie del confine orientale. Intervista a Ilde Bottoli


Segue racconto
VIAGGIO NELLE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE DELL’ITALIA E DELL’UNIONE EUROPEA
SLOVENIA - KOBARID / CAPORETTO
Nel pomeriggio di Lunedì 16 aprile, sette pullman carichi di ragazzi e ragazze, partiti al mattino da Cremona, hanno percorso la valle dell’Isonzo, il fiume sul quale, nel corso della Grande Guerra, furono combattute dodici battaglie, fino alla tragica disfatta di Caporetto dell’ottobre del 1917.
Quando si supera la frontiera con la Slovenia, accolti dagli identici colori della bandiera europea, tornano alla mente i versi della poesia I fiumi del grande poeta Giuseppe Ungaretti. “Questo è l’Isonzo / E qui meglio / Mi sono riconosciuto / Una docile fibra / Dell’universo”.
La parola “confine” assume così un significato nuovo. L’universo non può avere confini, se non di pace, di riconoscimento dell’umanità di ogni essere umano. Avvertirlo là, in quella terra tormentata dove, oltre alla seconda guerra mondiale, un’altra guerra dei primi anni ’90 del secolo scorso ha fatto riapparire terribili fantasmi di “pulizia etnica”, di guerra fratricida, nella ex Jugoslavia. Oggi invece le vecchie trincee sono diventate “trincee di pace”.
E’ stata una pacifica “invasione” della piccola Kobarid / Caporetto e del suo prezioso Museo della Grande Guerra, dove guide molto competenti hanno illustrato, con abbondanza di carte e di plastici, la battaglia di Caporetto e la terribile vita dei soldati nelle trincee. Anche le dolenti canzoni degli alpini hanno acquistato il loro vero significato. La visita si è conclusa davanti al Sacrario dei soldati italiani caduti nella Grande Guerra, dove il Sindaco di Caporetto, la professoressa Darja Hauptman, ha accolto e salutato quella moltitudine di giovani che hanno deposto una corona d’alloro che recava, oltre al tricolore, anche i colori dell’Europa.

Fabio Todero, lo storico dell’Istituto regionale per la storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia, ha parlato ai ragazzi per ricordare le terribili sofferenze, oltre che dei soldati italiani nelle trincee scavate nel ghiaccio e nella neve, anche della popolazione civile che subì le durissime conseguenze dell’arrivo delle armate austriache e tedesche. Ha anche ricordato come i monumenti, come quello di Caporetto,
inaugurato da Mussolini nel 1938, vadano a loro volta storicizzati, perché sono il frutto di una lettura e di un uso della storia spesso funzionale a chi detiene il potere.
Martedì 17 aprile è una intensissima giornata dedicata a Trieste, la splendida città che è stretta tra il Carso, aspro e candido di calcari, e l’alto Adriatico, mare di confine fra est e ovest.
FOIBA DI BASOVIZZA

Alle nove del mattino successivo, tutto il gruppo è raccolto intorno al Monumento nazionale della Foiba di Basovizza, diventata il simbolo di tutte le cavità carsiche nelle quali, prima nell’autunno 1943 in Istria e, successivamente, dal primo maggio al 12 giugno del 1945, (durante il periodo di occupazione jugoslava di Trieste e della Venezia Giulia), furono infoibate migliaia di vittime italiane dall’Armata di Liberazione jugoslava a maggioranza comunista che, per ordine di Tito, occupò Trieste e la Venezia Giulia per la loro annessione alla Jugoslavia. Furono eliminati, oltre ai responsabili del regime fascista, anche alcuni membri del Comitato di Liberazione Nazionale del Friuli Venezia Giulia, nettamente contrari all’annessione, e tutti coloro che vi si opponevano.
Raccolti intorno alla enorme lastra bruna di metallo che ricopre l’ingresso del pozzo minerario diventato il memoriale di tutte le vittime delle stragi del 1943 e del 1945, sia la riflessione storica del professor Fabio Todero che le parole dell’Assessore del Comune di Trieste, Antonella Grim e dell’Assessore del Comune di Cremona, Jane Alquati, oltre che quelle della Dirigente Scolastica della scuola capofila I.I.S. “J. Torriani” di Cremona, Roberta Mozzi, hanno auspicato che la conoscenza di queste tragiche memorie che hanno profondamente segnato e diviso Trieste e le sue popolazioni, possa contribuire alla costruzione di un dialogo che aspiri alla convivenza e alla condivisione in una terra dove culture diverse sono l’Heimat, la propria terra-casa, - in questo crocevia di culture che oggi appartiene alla nuova Europa unita.

Alla presenza del Sindaco di Cremona, Oreste Perri, del Presidente del Consiglio Comunale, Alessio Zanardi, e di quello Provinciale, Carlo Alberto Ghidotti, oltre che della consigliera della Provincia di Cremona, Vera Castellani, e del rappresentante della Lega Nazionale di Trieste, sono iniziati gli interventi degli studenti degli Istituti “L. Einaudi”, “S. Anguissola”, “E.Beltrami”, “M.G.Vida” di Cremona e Polo “G. Romani” di Casalmaggiore che hanno letto commosse poesie e la terribile storia di Norma Cossetto, sottoposta ad atroci sofferenze. Ma, a conclusione, sarà il metaforico volo di una rondine, proposto dalle parole di uno studente, a guidare, ragazzi e ragazze del presente, ma soprattutto del futuro, verso luoghi dove “l’odio non esiste”. A conclusione della commossa cerimonia, i giovani degli Istituti “G. Galilei” di Crema e “M.G. Vida” di Cremona, hanno deposto una corona di alloro del Comune e della Provincia di Cremona e osservato un minuto di silenzio, come omaggio alla memoria delle vittime.

IL CENTRO RACCOLTA PROFUGHI DI PADRICIANO
La meta successiva è il Centro Raccolta Profughi di Padriciano, utilizzato dal 1948 al 1976 per dare rifugio agli esuli provenienti dalle località passate sotto il controllo jugoslavo a seguito di una lunga e drammatica storia.
L’esodo degli istriani, fiumani e dalmati fu un fenomeno che durò oltre un decennio e che segnò una frattura storica per l’area alto-adriatica, perché rappresenta la scomparsa di un gruppo nazionale autoctono presente fin dall’epoca della romanizzazione. L’esodo,
che riguardò oltre 250.000 persone (le cifre sono incerte), iniziò nel 1944 con l’abbandono di Zara, distrutta dai bombardamenti alleati, ed ebbe termine ufficialmente nel 1956.
Lo storico triestino Franco Cecotti accoglie i giovani davanti alla palazzina che ospita la mostra degli oggetti e delle fotografie realizzata dall’”Unione degli Istriani” nel 2004 e che è stata visitata dagli studenti guidati dai racconti molto toccanti di tre testimoni, che all’epoca erano bambini che hanno vissuto, insieme alle loro famiglie, la drammatica condizione di profughi.

IL LAGER RISIERA DI SAN SABBA
Nel pomeriggio, si visita la Risiera di San Sabba, antica fabbrica per la pilatura del riso divenuta dall’ottobre 1943 Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), destinato sia allo smistamento dei deportati, in buona parte sloveni e croati,oltre che italiani, in Germania e in Polonia e al deposito dei beni razziati, sia alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Il campo fu istituito dalle autorità germaniche poiché, dopo l’8 settembre, la Venezia Giulia cessa di fatto di far parte dello Stato italiano e, con la costituzione della zona di operazione dell’Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico), diventa un territorio direttamente amministrato dal Reich. La visita a questo campo conduce i giovani in uno dei luoghi dove agirono con ferocia disumana i massimi responsabili nazisti del famigerato progetto T4 ( per l’eliminazione tramite le camere a gas dei malati di mente e dei disabili tedeschi e non solo) e della creazione dei campi di sterminio per ebrei, come Treblinka, Sobibor e Be?zec, funzionanti in Polonia. Oggi, la Risiera è stata trasformata in un monumento nazionale che trasmette e conserva la memoria delle terribili condizioni dei prigionieri.
L’attuale aspetto della Risiera, trasformata in Monumento Nazionale, lascia nel visitatore delle forti impressioni. Percorrere il lungo e stretto corridoio, oppressi dalle altissime mura di cemento armato al termine delle quali si scorge un altissimo edificio di mattoni rossastri, interrotti dalle nere orbite vuote delle finestre, significa ripensare ai versi che Dante pone sulla porta dell’Inferno. “Lasciate ogni speranza o voi che entrate” .
Superato l’ingresso, sulla destra si scorgono le diciassette micro-celle in cui vennero rinchiusi in condizioni di prigionia disumane soprattutto partigiani croati e sloveni, politici ed ebrei destinati all’esecuzione. Il cortile, circondato da altissime mura di grigio cemento armato, reca sul pavimento il segno dell’edificio dove avvenivano le uccisioni e dove era in funzione il forno crematorio. Una simbolica scultura è stata posta a simboleggiare il fumo che usciva dal camino del forno crematorio.
Testimonianze e documenti raccontano i feroci metodi di uccisione utilizzati. Il colpo alla nuca con una mazza o l’uso di camion adattati alla gassazione o la fucilazione, fino alla eliminazione dei cadaveri nel forno crematorio fatto saltare dai tedeschi in fuga alla fine dell’aprile 1945.
Incontrare Riccardo Goruppi, dopo aver sentito la sua indimenticabile testimonianza al campo di Dachau dello scorso anno, tra le mura della Risiera è stato come ritrovare un Virgilio che ci ha guidato in quella sorta di discesa nelle bolge infernali delle atrocità naziste. Le sue parole rivolte ai giovani davanti agli alti edifici di mattoni rossi che videro le sofferenze di migliaia di vittime si sono incise in modo indelebile nella memoria dei ragazzi e delle ragazze che nei suoi occhi hanno letto la sua immensa sofferenza.

Saranno le parole prive di odio e rivolte al futuro di Riccardo Goruppi a dare avvio alla cerimonia che, in un concentrato silenzio, rende omaggio alle vittime. Dopo l’intervento di saluto del curatore del museo della Risiera, Francesco Fait e del Presidente del Consiglio Provinciale di Cremona, Carlo Alberto Ghidotti, e alla presenza dell’Assessore triestino Antonella Grim, sarà il Sindaco di Cremona, Oreste Perri a sottolineare il significato delle parole di Riccardo Goruppi: “Non è solo doveroso ma importante ricordare, conoscere, cercare di capire, guardando al futuro e non solo al passato. Dobbiamo guardare con fiducia alla nuova Europa che abbiamo costruito negli ultimi decenni, una comunità di Stati e di popoli amanti della pace, animati da spirito di amicizia e tolleranza, dal rispetto della diversità”.
Saranno poi le parole degli studenti delle scuole superiori: “J.Torriani”, “G.Aselli”, “L.Einaudi” di Cremona; “Ponzini-A. Ghisleri” di Soresina; “L. Da Vinci”, “D.Alighieri”, “A.Racchetti” di Crema ad esprimere ancora una volta le riflessioni degli studenti. La lettura teatrale di una pagina dell’ “Istruttoria” di Peter Weiss sarà seguita dalle note e dalle parole di “Auschwitz” di Francesco Guccini, cantate dagli studenti dell’Einaudi.

Al termine, sarà deposta dai giovani una corona d’alloro del Comune e della Provincia di Cremona e verrà osservato un minuto di silenzio come omaggio alle vittime. Avvolti da un’atmosfera di grande coinvolgimento e di grande commozione, tutti i gruppi escono silenziosi da quel luogo di desolazione e di morte.
Dopo aver conosciuto più da vicino queste tormentate terre giuliane, il ritorno alle nostre “tiepide case” avviene con la consapevolezza di aver compiuto un “Viaggio” in terre che hanno vissuto grandi tragedie e che hanno memorie “divise”, ma che attraverso la conoscenza e il reciproco rispetto possono costruire insieme in un’Europa unita un futuro di pace e di convivenza.
Ilde Bottoli
Coordinatrice Comitato Provinciale per la difesa e lo sviluppo della democrazia
Referente storico-scientifica del progetto della Rete di Scuole Superiori
della Provincia di Cremona

Nella foto  di copertina da sinistra
-Viaggio della Memoria 2012 -17 Aprile - Cerimonia al Lager della Risiera di San Sabba
-Trieste - Viaggio della Memoria 2012 -17 Aprile - Cerimonia alla Foiba di Basovizza dei 350 studenti e docenti cremonesi, accompagnati dalle autorità di Cremona e di Trieste

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