Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 15.42

Cgil Garanzia giovani, è il momento di cambiare

Il governo deve confrontarsi con il sindacato per correggere il programma. Altrimenti si rischia la deriva dei voucher: uno strumento utilizzato male, che svilisce l'occupazione. Ne parliamo con il segretario confederale Cgil Giuseppe Massafra

| Scritto da Redazione
Cgil Garanzia giovani, è il momento di cambiare

Nell'Italia segnata da anni di crisi, con la disoccupazione giovanile intorno al 40%, come fanno i ragazzi a trovare lavoro? Una risposta possibile si chiamava Garanzia giovani, l'insieme di provvedimenti per inserire nel mondo del lavoro le persone tra 15 e 29 anni e attivare i Neet, coloro che non studiano né hanno un impiego. Tra le varie misure, come noto, il tirocinio è lo strumento largamente più usato. Un programma inaugurato nel 2013 dal governo italiano, in applicazione della Youth Guarantee chiesta dall'Europa: finora mai decollato, anzi sostanzialmente fallito, visto che oltre il 60% delle offerte si è rivelato composto da tirocini fittizi senza una vera componente formativa. Garanzia giovani è ripartito nel 2017, la Cgil ha chiesto al governo di aprire un confronto per correggere gli errori del passato e permettere allo strumento di raggiungere gli obiettivi fissati. Ne abbiamo parlato con il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra, con delega alle politiche giovanili nell'organizzazione di Corso d'Italia, in un forum organizzato dalla redazione di Rassegna Sindacale.

Rassegna Secondo il ministero del Lavoro continua la crescita dei ragazzi presi in carico da Garanzia giovani: al 26 maggio risultano oltre 500mila giovani a cui è stata proposta almeno una misura del programma, dice il dicastero. Perché chiedete un confronto?

Massafra Parlare col governo è sempre più necessario. Ogni due settimane il ministero diffonde dati che sostengono la crescita dei giovani coinvolti. Questo potrebbe far pensare che il progetto stia funzionando, come d'altronde ci auguriamo anche noi come sindacato. Invece non è così: quando incrociamo i dati con l'obiettivo della stabilizzazione, dell'ingresso dei giovani al lavoro stabile, ci rendiamo conto che i numeri si ribaltano completamente. Gli iscritti al programma non entrano affatto nella platea degli occupati. Lo strumento non funziona: Garanzia giovani non crea le occasioni di lavoro che dovrebbe produrre. Molte sono le difficoltà che abbiamo rilevato: prima di tutto il piano esclude le persone più deboli, non riesce a intercettare quelli con minore titolo di studio, ovvero coloro che ne hanno più bisogno. Un'altra criticità importante è legata al funzionamento dei centri dell'impiego che devono organizzare questi percorsi. Confermo quindi l'esigenza di aprire un confronto al più presto: ci rivolgiamo al ministro del Lavoro Poletti per ottenere risposte, con l'obiettivo di avviare un percorso comune che permetta al progetto di ottenere i risultati sperati.

Rassegna Nel 2016 il nostro giornale ha svolto un'inchiesta su Garanzia giovani, pubblicando le voci dei ragazzi delusi. Le storie hanno evidenziato tanti problemi: dai ritardi nei pagamenti agli orari più lunghi del previsto, fino al nodo fondamentale delle mansioni. Una ragazza ci ha scritto: "Il mio tirocinio formativo era friggere le patatine"...

Massafra Le testimonianze che avete raccolto sono la dimostrazione pratica di come spesso è stato usato Garanzia giovani da parte delle imprese: per mascherare un rapporto di lavoro a tutti gli effetti. Tra l'altro uno dei componenti essenziali, l'elemento formativo, è stato completamente eluso. Così il giovane si occupa di svolgere un'attività vera e propria, ovvero un lavoro che dovrebbe essere regolato con altre norme e contratti. Va detto che lo strumento in sé non è sbagliato, ma la sua applicazione va profondamente rivista. L'Italia è il paese che fa funzionare peggio Garanzia giovani: dati alla mano se prendiamo altri Stati, come la Germania o l'Europa del Nord, le esperienze sono davvero positive e dimostrano che lo strumento utilizzato correttamente diventa efficace per dare risposta ai bisogni di una generazione. Da noi, purtroppo, è attualmente usato per mascherare rapporti di lavoro subordinato.

Rassegna Tra le novità del 2017 c'è il bonus occupazionale per le imprese, con incentivi fino a 8.000 euro per chi attiva contratti a tempo indeterminato, determinato o apprendistato. Cosa ne pensi?

Massafra Negli ultimi anni abbiamo speso 20 miliardi di euro in decontribuzione: si è sempre sostenuto che sgravare le imprese dai costi possa produrre nuova occupazione. Oggi il nostro sistema politico risponde alla logica dei cicli elettorali: i governi vogliono spostare di uno "zero virgola" i dati sull'occupazione, per dimostrare che c'è stato un risultato, e allora si costruisce un sistema di cartone che permetta di dire che il lavoro è ripartito. L'abbiamo visto nel Jobs Act: i risultati sono un fuoco di paglia. Al contrario, non ci si occupa di come costruire occupazione stabile che sia confermata nel tempo. Pensiamo a quei 20 miliardi: se fossero stati investiti per la stabilizzazione dei posti di lavoro forse non avremmo risposte immediate, ma soluzioni molto più efficaci nel lungo termine. La Cgil ha presentato un Piano del Lavoro straordinario per l'occupazione giovanile e femminile: abbiamo immaginato che lo Stato possa costruire un sistema di impiego stabile basato sugli investimenti pubblici. Da una parte vogliamo ottenere gli strumenti per tutelare i lavoratori adesso, dall'altra chiediamo una risposta complessiva nel tempo che sostenga davvero le nuove generazioni, quelle che si affacciano sul mercato nelle condizioni più deboli e ricattabili.

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