Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 09.35

Pianeta Migranti. Il Sudan chiede di più per fermare i migranti

Il Sudan alza il tiro nelle richieste all’Europa per il controllo dei flussi migratori. Ma i guardiani delle frontiere sono le famigerate milizie janjaweed, accusate di atrocità in Darfur e che il regime di al Bashir intenderebbe rafforzare. Andranno anche a loro i fondi europei per il controllo dei migranti.

| Scritto da Redazione
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Questo è il paese con cui il nostro governo, e altri governi europei, hanno stretto accordi privilegiati e verso cui si respingono i profughi, in violazione degli accordi internazionali sul diritto alla protezione.

Alcune settimane fa, a Khartoum, alti gradi dell’esercito, della sicurezza nazionale e della polizia, hanno convocato una conferenza stampa presso gli uffici del ministero della Difesa, dunque in un luogo istituzionale, per rendere pubblico il loro contributo nel controllo dei flussi migratori ed avanzare nuove richieste, allo scopo di poter lavorare più efficacemente.

Secondo il resoconto della conferenza stampa riportato dal quotidiano Sudan Tribune, il discorso più esplicito è stato quello di Mohamed Hamdan Daglo, (detto Hametti), comandante delle Rapid Support Force (Rsf) - di fatto i famigerati janjaweed riorganizzati e rinominati -, milizia al diretto comando dei Servizi di sicurezza nazionale (Niss). Sia le Rsf che il Niss sono ben noti in Sudan per agire al di sopra e al di fuori della stessa legge del paese, per violare abitualmente in modo gravissimo i diritti umani più basilari e per l’assoluta impunità in cui agiscono. L’anno scorso Human Rights Watch (Hrw), in un suo rapporto, li ha definiti “uomini senza pietà”.

Hametti ha dichiarato senza peli sulla lingua che i suoi uomini stanno combattendo le migrazioni irregolari e il traffico di esseri umani per conto dell’Europa, lamentando di non essere stati neppure ringraziati per gli sforzi fatti e le perdite subite. Le Rsf sono state dispiegate ai confini settentrionali del paese lo scorso giugno, per controllare i traffici illegali che li attraversano, quello degli esseri umani in particolare. In circa tre mesi, in diverse operazioni, hanno fermato alcuni trafficanti ed almeno 800 migranti, la maggioranza eritrei, immediatamente rimpatriati.

Hametti ha proseguito dicendo che negli scontri con i trafficanti - che a suo dire fanno parte dei movimenti di opposizione armata del Darfur i quali si finanzierebbero anche con i proventi del traffico -, 25 dei suoi uomini hanno perso la vita, 315 sono rimasti feriti, 151 automezzi sono andati distrutti. Per la verità, non risultano finora foto o testimonianze di migranti scortati da grossi contingenti armati nel loro viaggio attraverso il deserto. Chi conosce bene la regione nega che sulle rotte dei migranti e sui tratti di confine che di solito vengono da loro attraversati ci sia la presenza di movimenti ribelli. Vien da dire che, fino a prova contraria, Hametti probabilmente si riferiva genericamente a scontri con i movimenti di opposizione armata, sovrapponendo volutamente informazioni e circostanze, allo scopo di manipolare la realtà e di batter cassa. Nel suo discorso, infatti, ha fatto anche chiaramente capire che, senza ulteriori riconoscimenti, i suoi miliziani potrebbero essere molto meno attivi nel controllare le frontiere.

Durante la conferenza stampa è stato anche più volte ribadito che il Sudan non è interessato dal fenomeno delle migrazioni irregolari, ma è solo un paese di transito. Ma i dati smentiscono queste affermazioni. Secondo quelli forniti dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), i sudanesi sono il 7% circa dei 93.611 migranti sbarcati in Italia nei primi sette mesi del 2016, dunque circa 7.000, una cifra non irrilevante.

Richieste dirette per miglioramenti tecnologici nel controllo delle frontiere - e possiamo scommettere che potranno essere usati anche per il controllo del territorio - sono stati avanzati invece dal rappresentante del dipartimento dell’immigrazione e del Niss stesso. Un team europeo di tecnici del settore sarebbe già stato inviato nel paese, per studiare le soluzioni più appropriate alla situazione.

La conferenza stampa sarebbe stata, dunque, un chiarissimo messaggio all’Europa, perché aumenti il suo già notevole sostegno economico al paese per il contrasto dei flussi migratori. E’ inoltre risultato sufficientemente chiaro che il governo sudanese userà questi fondi per rafforzare il suo controllo in Darfur, ma, si può supporre, anche nelle altre zone del paese in conflitto e contro l’opposizione in genere. E’ altrettanto chiaro che tra i maggiori beneficiari dei fondi europei per la gestione dei flussi migratori, ci saranno le Rapid support forces, o milizie janjaweed, tra le più famigerate del continente.

Yassir Arman, segretario generale dell’Splm-N, il movimento di opposizione armata che combatte il governo di Khartoum nel Sud Kordofan e nel Blue Nile, ha diffuso nei giorni scorsi un accorato e circostanziato documento, in cui dice di avere le prove del piano del governo per rafforzare le Rsf con i fondi europei, affidando loro il controllo dei confini. E si appella all’Unione europea perché non contribuisca con le sue politiche e i suoi contributi, a prolungare i conflitti aperti in Sudan.

Bianca Saini

Pubblicato da Nigrizia

 

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