Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 18.13

1932.Cronaca nera a Gabbioneta | G. Azzoni

| Scritto da Redazione
1932.Cronaca nera a Gabbioneta | G. Azzoni

LETTERA DAL VENTENNIO (2)
Caro lettore (il direttore è d’accordo che mi rivolga direttamente a Lei), le storie che intendo rievocare sono di diverso genere e questa è una stranissima, dura vicenda di cronaca nera.
La ricavo dal giornale  “Il Regime fascista” (unico quotidiano per tutto il ventennio essendo stata “La Provincia” costretta a chiudere dagli squadristi di Cremona) che segue il caso per diversi giorni, anche se le veline ministeriali prescrivevano ai giornali di tacere o dare poco spazio ai fatti di nera e di sangue.
Posso mettere per esteso anche i nomi dei protagonisti essendo gli stessi pubblicati sul giornale, differente sarà il caso di certe vicende ricavate solo da carte d’archivio.
Il 24 novembre del 1932 nello studio del notaio Fiorini, sito in piazza Filodrammatici a Cremona, ha luogo un crudo alterco tra il notaio stesso ed Antonio Pedrini, suo socio in affari. Il Pedrini ha 69 anni ed è direttore della fornace allora attiva a Gabbioneta. I due si conoscono da sempre ed anche tra le loro famiglie intercorrono reciproci legami.
Sono le 11 di sera, nello studio sono soli, la diatriba degenera in lite al punto che Pedrini estrae un coltello e colpisce il notaio. Il Fiorini, più giovane ed agile, è ferito ma non gravemente, ed abbatte a pugni il socio. Quindi esce velocemente dalla stanza chiudendo a chiave la porta dall’esterno. Corre in ospedale, allora in centro, per una veloce medicazione e poi si reca dai carabinieri. Torna con loro al suo studio. Aprono la porta ed entrano. Trovano il Pedrini… morto, pugnalato!
Viene rinvenuta dai carabinieri nelle sue tasche una lettera. In essa sta scritto: vado dal notaio Fiorini, lo uccido e poi mi suicido, firmato Antonio Pedrini.
Il giornale riporta nei giorni seguenti ricostruzioni e perizie sul grave e singolare fatto.
Viene spiegato che Pedrini aveva bisogno nell’immediato di una consistente somma di denaro per far fronte ad un debito. Egli chiedeva pertanto al socio notaio che gli restituisse subito quanto rimaneva di un precedente prestito che gli aveva fatto. Un prestito considerevole, ben 75.000 lire di allora di cui 58.000 già restituite. Fiorini non era d’accordo e richiamava una diversa scadenza concordata per la residua restituzione. Da qui la tragica lite.
Dopo questa ricostruzione delle motivazioni di origine, a sua volta la perizia sul corpo, sugli oggetti ecc. stabiliva trattarsi effettivamente di suicidio, attuato dal Pedrini, mentre era rimasto chiuso nello studio, rivolgendo il coltello contro se stesso.
Giuseppe Azzoni

1860 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria