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AccaddeOggiCremona #16ottobre 2004 Muore Renzo Antoniazzi segretario della Cgil di Cremona dal 1970 al 1979

Porta Po, rione dal cuore solidale, dalla memoria antifascista; rione di Piero e di Maria Biselli, della sezione Parizzi del Pci, dove il quindicenne Renzo Antoniazzi si affaccia alla militanza comunista.

| Scritto da Redazione
AccaddeOggiCremona  #16ottobre 2004 Muore Renzo Antoniazzi  segretario della Cgil di Cremona dal 1970 al 1979

AccaddeOggiCremona  #16ottobre 2004 Muore Renzo Antoniazzi  segretario della Cgil di Cremona dal 1970 al 1979

Il 16 ottobre 2004 ricorre l' anniversario della scomparsa del Onorevole compagno Renzo Antoniazzi segretario della Cgil dal 1970 al 1979.

C’è chi lo ricorda «Picaia», ragazzo spilungone di via Lunga Stretta, a Porta Po, rione popolato da ghiaiaioli e da operai delle Fornaci Frazzi, come fu anche lui.

La primavera del 1949 lo vede nel comitato costituente della Fgci provinciale, ne è responsabile organizzativo accanto al segretario Franco Dolci. Quale straordinaria scuola ideale e pratica! Ne è ragione il riscatto di una generazione che diventa adulta assieme alla democrazia riconquistata; gli obiettivi concreti sono l’adeguamento del salario del giovane lavoratore, una migliore assistenza e un dignitoso contratto delle mondine, delle tabacchine… La giovane organizzazione dei giovani comunisti è la migliore scuola anche per Antoniazzi, per la formazione di una coscienza sociale e politica nel solco delle antiche lotte dei lavoratori dei campi. Ed è in virtù di questa sua preparazione che sarà chiamato nel Comitato Centrale della Fgci, mentre ne è segretario provinciale, nella seconda metà degli anni ‘50.

Ed è in rappresentanza dei giovani lavoratori che siede sui banchi del Consiglio Comunale (1956-1964), come per le conoscenze ed esperienze maturate «sul campo» e «nei campi» che sarà chiamato nella segreteria provinciale della Federbraccianti, nel 1959. Ha tutte le caratteristiche del grande sindacalista, Renzo Antoniazzi; nella sua persona si uniscono preparazione e carisma, capacità organizzativa e doti da convincente oratore. È sempre in ascesa, il suo percorso di dirigente. Dalla segreteria provinciale (1959-1970) a quella regionale del sindacato dei lavoratori agricoli (1965); dal sindacato di categoria alla Cgil provinciale (segretario generale della Camera Confederale del Lavoro dal 1970 al 1979) e da lì al Consiglio Generale del sindacato nazionale (1973). Incarichi sì ai massimi livelli ma contemporaneamente anche il massimo livello di impegno nella sua terra. C’è chi lo ricorda nell’immensa sala mensa dell’Olivetti di Crema – siamo nei primi anni ’70 –, gremita: quando iniziava a parlare Antoniazzi, «non volava più una mosca». Non solo di carisma si trattava.

Le elezioni politiche del 1979 lo portano a Roma; senatore per tre legislature. Di lui non si può certo dire che «sieda» sui banchi del Senato. È attivissimo; mette a frutto le sue esperienze nel ruolo di coordinatore del gruppo comunista della Commissione lavoro. Approfondisce sempre più le problematiche che riguardano la categoria più negletta dei lavoratori dipendenti: i pensionati.

«Onorevoli» si resta a vita, nel caso di persone come Renzo Antoniazzi non soltanto per consuetudine linguistica. Facendo tesoro dell’esperienza parlamentare, accanto all’incarico affidatogli dalla direzione provinciale del Pds in materia economica, l’onorevole Antoniazzi è a lungo il punto di riferimento di quanti incontrassero gli «ingorghi burocratici della previdenza» nel vedere riconosciuto un loro diritto.

C’è chi dice che «era un nuovo momento del suo essere con il popolo».

Red/welcr/gcst

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E'morto Renzo Antoniazzi, socialista nel pci. di Gian Carlo Storti. Un sentito grazie per la passione che ci hai trasmesso.Renzo Antoniazzi l’ho conosciuto nel settembre del 1967 a Stagno Lombardo. Allora era “ capo”, termine non enfatico e corrispondente alla semplice realtà, della Federbraccianti Cgil di Cremona. Era in corso uno sciopero dei braccianti.. gli agrari avevano organizzato delle “ squadre” che “ visitavano” le cascine per “ controllare” che non si ripetesse quanto avvenuto nel ’48 con lo sciopero dei 40 giorni che lasciò le mucche piangere nelle stalle perché non munte. Noi, con altri studenti della fgci, eravamo con i braccianti a sostenere le loro lotte. L’impatto fu subito positivo.. Nonostante avesse il piglio “ del capo comunista” era solare.. Parlava chiaro, dava disposizioni precise, zittiva quelli che volevano fare come nel ’48…e cioè abbondare le stalle… In quello sciopero si discusse molto delle forme di lotta, e lui il “ Renzo” o l’” Antonio” come veniva amichevolmente chiamato dai compagni sosteneva quella che altri chiamavano la linea “ morbida”… Durante quella giornata parlò molto con noi…Si informava su chi eravamo..dove studiavamo ecc. Era molto attento alle nostre sensazioni…Il suo sorriso era aperto, largo e simpatico… Un dirigente tutto d’un pezzo. Solo nel dibattito nella direzione della federazione comunista cremonese dopo l’intervento russo in cecoslovacchia ho conosciuto l’Antoniazzi politico. Le sue posizioni erano chiare e di ferma condanna dell’intervento sovietico con la “ primavera di Praga”. I suoi duelli con l’ala dura del pci, Arnaldo Bera, erano spumeggianti. Insomma noi giovani “ antosvietici” guardavamo a questo ed altri dirigenti come al futuro del PCI. Allora , ufficialmente , il pci era monolitico…ma non era così.. Antoniazzi apparteneva alla corrente “ migliorista”, era vicino a Napolitano , ad Amendola, amico di Lama. Faceva parte di quegli uomini che guardavano al partito socialista e che lavoravano per l’unità della sinistra sotto un unico partito. Da segretario della Cgil Cremonese seppe guidare i processi di crisi delle fabbriche con maestria…. Lavorava per l’accordo…Sosteneva le occupazioni dei lavoratori ma lavorava per soluzioni positive.. Era stimato dai lavoratori ed ammirato dalle donne. Alto,slanciato, sorridente piaceva …sapeva tenere bene le assemblee, la piazza… Era un dirigente stimato ed aperto.“ Diffida, mi diceva, di chi non ride mai”. Noi giovani lo sostenemmo candidato al parlamento in alternativa ad Evelino Abeni, allora segretario della Federazione Cremonese del pci. Fu un buon parlamentare.. Si occupò per davvero dei problemi dei suoi elettori, della sua gente. Sapeva fare il “ mestiere” del politico ma sapeva rappresentare bene i suoi elettori. Il legame con la Cgil era sempre forte… Si battè con la dovuta forza contro il terrorismo … Osteggiava con determinazione quella benevola definizione che girava in alcuni ambienti della sinistra che tendeva a dipingere i terroristi come “ i compagni che sbagliano”. Forte ed appassionato fu un suo intervento al Cittanova per dimostrare che quelli non erano “ compagni che sbagliavano”, ma terroristi, delinquenti che nulla avevano a che vedere con la nostra storia comunista e di sinistra… Nel partito mi ricordo le sue insofferenze verso il Berlinguer dell’ultima fase; il Berlinguer che decise di raccogliere le firme per sostenere il referendum sulla scala mobile. Aveva previsto la sconfitta e la fine di una fase politica. Sostenne con convinzione la svolta di Occhetto e assieme a lui organizzammo il congresso della svolta. Un uomo che si era fatto carico della identità dei pci ma che aveva avvertito i suoi limiti e la necessità di porre fine alla divisione a sinistra. Un uomo unitario che lavorava per la classe operaia e per chi aveva sofferto per le umili origini. Un uomo di sinistra, socialista nel pci. Un sentito grazie per la passione che ci hai trasmesso.

Gian Carlo Storti

Cremona 17 ottobre 2004

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