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Acli. Dati Ocse,l'Italia peggiora

| Scritto da Redazione
Acli. Dati Ocse,l'Italia peggiora

DATI OCSE: ACLI, "PESANTE RETROCESSIONE SOCIALE" DELL'ITALIA
Roma, 3 maggio 2011 - È una «pesante retrocessione sociale» quella
dell'Italia, come viene certificata dai dati Ocse diffusi oggi a Parigi
sulle disuguaglianze dei redditi nei Paesi industrializzati e in quelli
emergenti. Il nostro Paese si colloca infatti al primo posto per divario
ricchi-poveri in Europa, al quinto posto tra tutti i Paesi dell'area Ocse
(dietro Messico, Stati Uniti, Israele e Regno Unito).
«La competizione internazionale ha fortemente indebolito il nostro sistema
produttivo» affermano le Acli, ma «le ragioni delle disuguaglianze nel
nostro Paese vanno individuate innanzitutto nell'endemica debolezza dei
redditi di lavoro dipendente e dalla quasi totale assenza di un sistema
generalizzato di tutele nel mercato del lavoro». Condizioni che ci hanno
avvicinato in questi anni «ai contesti economici di natura anglosassone che
non sono né potranno essere nostri punti di riferimento per le politiche
sociali». Per attenuare «pesante retrocessione sociale», occorre «ridurre
subito il carico fiscale sul lavoro dipendente, già pesantissimo, che oggi
rappresenta un vero freno tirato verso la crescita dello sviluppo e
dell'occupazione».
Ma il divario tra cittadini ricchi e poveri cresce in gran parte dei Paesi
Ocse. Il coefficiente di Gini - l'indicatore della disuguaglianza sociale
che misura la concentrazione della ricchezza - è aumentato del 10% dal 2000
ai oggi. «La disuguaglianza sociale si conferma essere la dimensione più
critica dello sviluppo nell'epoca della globalizzazione», affermano ancora
le Acli, che individuano le cause nella «mancanza di regole», di cui sono
parimenti responsabili governi nazionali e organismi internazionali, che
«non hanno saputo porre regole adeguate e forme di governo più stringenti di
fronte ai grandi cambiamenti dell'assetto economico mondiale».
È «soprattutto la finanza - accusano le Acli - l'acceleratore delle
disparità di reddito, con la sua logica intrinseca che premia i ricchi e
lascia indietro le altre forme di reddito, in particolare i redditi da
lavoro. L'illusione dei una ricchezza illimitata e senza regole ha lasciato
dietro alle spalle queste devastazioni».

 
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