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Acque reflue: città a rischio di multe europee

| Scritto da Redazione
Acque reflue: città a rischio di multe europee

Acque reflue: città a rischio di multe europee 
Domenico Di Martino 
L’Unione Europea ha censito almeno 143 città italiane, che in tredici anni non sono riuscite a mettersi in regola per ciò che concerne lo smaltimento delle acque reflue: alcune non si sono collegate ad un impianto fognario adeguato, altre sono senza impianti per il trattamento secondario oppure non si sono attrezzate per gestire le variazioni di carico.

Infatti, la direttiva europea 91/271/CEE, all’articolo 3, prevede che:
 “Gli Stati membri provvedono affinché tutti gli agglomerati siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane,
- entro il 31 dicembre 2000 per quelli con un numero di abitanti equivalenti (a.e.) superiore a 15.000
- entro il 31 dicembre 2005 per quelli con numero di a.e. compreso tra 2.000 e 15.000.

Per le acque reflue urbane che si immettono in acque recipienti considerate aree sensibili ai sensi della definizione di cui all'articolo 5, gli Stati membri garantiscono che gli agglomerati con oltre 10.000 a.e. siano provvisti di reti fognarie al più tardi entro il 31 dicembre 1998”.

Alla fine di Maggio di quest’anno il commissario europeo all’Ambiente, Janes Potocnick, ha mandato all’Italia un “parere motivato”, ovvero una procedura d’infrazione affinché siano depurate le fogne dei comuni con più di 10000 abitanti i cui scarti finiscono  in “aree sensibili”. Le sanzioni potrebbero arrivare fino a 714 mila euro per ogni giorno di ritardo, sono a rischio anche grandi comuni come Milano e Firenze, che però si stanno adeguando. Infatti Milano si è dotata di importanti sAcque reflueistemi di depurazione, mentre Firenze ha avviato un cantiere da 71.5 milioni di euro per un sistema di depurazione per 140000 abitanti.

Nell’elenco delle città che rischiano di essere multate ci sono  Padova, Rovigo, Vicenza, Gorizia, Pordenone, Udine, Monza, Brescia, Aosta, Forlì, Perugia, Frosinone e Cagliari ed altre grandi e piccole città. Tale provvedimento della Comunità Europea rimarca il principio base della normativa comunitaria in materia di ambiente, in quanto la mancanza di trattamenti delle acque reflue comporta rischi per la salute umana, per le acque interne e per l’ambiente marino.

Infatti, le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri e virus, e contenere tra l’altro nutrienti come l’azoto ed il fosforo, che favorendo l’eccessiva crescita di alghe, possono danneggiare l’ambiente marino.1 L’Unione Europea ha dato agli italiani due mesi prima di portare la vicenda alla Corte europea di giustizia. Inoltre sono a rischio anche le città con più di 15000 abitanti che non scaricano in aree sensibili, infatti sebbene avessero due anni in più per adeguarsi alla normativa per la depurazione, c’è una procedura d’infrazione in corso.
Questa situazione di precarietà del nostro territorio nei confronti del recepimento delle normative europee in materia ambientale, già più volte segnalata dalla nostra organizzazione, sottolinea l’immediato bisogno di una politica volta ad una seria programmazione di un piano di interventi lungimiranti ed efficaci per la tutela dell’ambiente, che abbia il duplice beneficio di portare a dei risultati sensibili ed eviti il ricorso al pagamento di sanzioni severe.

Una politica efficace e gestioni sobrie sono anche il mandato dei risultati dei Referendum che esprimono le volontà di milioni di cittadine e cittadini Italiani.

fonte: Cgil Italia

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