Sabato, 20 aprile 2024 - ore 06.44

Amnesty NOBEL PER LA PACE 2018: IL CORAGGIOSO LAVORO DI DENIS MUKWEGE E NADIA MURAD

In seguito alla notizia del conferimento congiunto del Nobel per la pace 2018 al medico congolese Denis Mukwege e all’attivista per i diritti umani Nadia Murad, il segretario generale di Amnesty International Kumi Naidoo ha commentato

| Scritto da Redazione
Amnesty  NOBEL PER LA PACE 2018: IL CORAGGIOSO LAVORO DI DENIS MUKWEGE E NADIA MURAD

Amnesty  NOBEL PER LA PACE 2018: IL CORAGGIOSO LAVORO DI DENIS MUKWEGE E NADIA MURAD

In seguito alla notizia del conferimento congiunto del Nobel per la pace 2018 al medico congolese Denis Mukwege e all’attivista per i diritti umani Nadia Murad, il segretario generale di Amnesty International Kumi Naidoo ha commentato:

“Le più sentite congratulazioni a Denis Mukwege e a Nadia Murad per il riconoscimento del loro coraggioso lavoro a sostegno delle vittime della violenza sessuale nei conflitti. Sono un luminoso raggio di speranza in un mondo in cui stupro e altre forme di violenza sessuale continuano a essere un aspetto terribile e frequente degli attacchi nelle situazioni di conflitto, spesso usati per brutalizzare, ridurre al silenzio e diffondere la paura”.

“La notizia che Denis Mukwege si trovava in sala operatoria al momento dell’annuncio non è altro che la prova della sua incrollabile dedizione alle donne e alle ragazze nel suo ospedale. Grazie alla sua compassionevole cura, migliaia di sopravvissute a stupri e abusi sessuali nella Repubblica democratica del Congo orientale hanno superato le loro ferite fisiche. Nonostante un tentativo di omicidio e le aggressioni contro la sua famiglia, Denis Mukwege porta avanti instancabilmente la sua campagna contro la violenza sessuale nei conflitti. È un eccezionale campione dei diritti umani”.

“La coraggiosa testimonianza di Nadia Murad alle Nazioni Unite ha svelato gli inimmaginabili orrori che hanno subìto le donne e le ragazze yazide imprigionate e ridotte in schiavitù sessuale dallo Stato islamico in Iraq e testimonia che le sopravvissute alla violenza sessuale e ad altri abusi non saranno ridotte in silenzio o ignorate. La sua domanda di giustizia dà speranza alle sopravvissute e rende l’importanza che i loro aguzzini siano chiamati a rispondere secondo le leggi internazionali per i crimini commessi contro di loro”.

Ulteriori informazioni

Il dottor Denis Mukwege è fondatore e direttore medico dell’ospedale Panzi a Bakavu, nella Repubblica democratica del Congo orientale. La sua dedizione alle sopravvissute alla violenza sessuale nel Kivu meridionale è molto nota ai congolesi e alla comunità dei diritti umani. Ha vinto decine di premi, incluso il Premio diritti umani delle Nazioni Unite nel 2008. È da tempo un sostenitore dei diritti delle donne nella Repubblica democratica del Congo, e ha subìto in molte occasioni minacce da parte di gruppi armati per le sue denunce degli stupri. Anche la sua famiglia è finita sotto tiro. Il 25 ottobre 2012 ha sorpreso degli uomini armati mentre minacciavano i suoi figli con dei fucili e per poco i colpi sparati contro di lui, che hanno ucciso una sua guardia del corpo, lo hanno mancato.

Nel 2015, Nadia Murad è apparsa di fronte il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per raccontare il suo rapimento e riduzione in schiavitù sessuale da parte dello Stato islamico. Da allora sono stati molti i suoi appelli per ottenere indagini e condanne per i crimini commessi dallo Stato islamico. Nel 2016, a soli 23 anni, Nadia Murad è stata nominata prima ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. Quest’anno segna i dieci anni dalla risoluzione 1820 (2008) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questa risoluzione ribadisce gli obblighi degli stati a intraprendere misure speciali per proteggere donne e ragazze nei conflitti armati e a far sì che i responsabili siano chiamati a rispondere per il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra, inclusi quelli legati alla violenza sessuale o di altra natura contro le donne e le ragazze. È anche quanto stabilito dallo Statuto della Corte penale internazionale di Roma del 1998.

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